residenti illustri nel territorio bolognese romagnolo

Il poeta, scrittore, educatore, Tenente Alessandro Baganzani

di Giuseppe Martelli

pubblicato il 1° aprile 2018

Nel rileggere la storia alpina a tutto campo, nella quale si ritrovano costantemente fatti e curiosità legate al territorio bolognese romagnolo che meritano di essere ricollocate nella nostra memoria, è emersa questa notizia-curiosità del suo trascorso bolognese.

Nel dicembre 1952 in occasione delle celebrazioni per il trentennale di fondazione della Sezione bolognese romagnola (sabato 18 novembre 1922) viene pubblicato un opuscolo di grande formato dove trovano spazio numerosi messaggi di saluto, adesioni di varie personalità militari, associative e della cultura, oltre ad articoli e memorie di soci. Fra le varie personalità della cultura "alpina", viene inserito anche una Lirica del Prof. Alessandro (Sandro) Baganzani, come gesto di grande rispetto per l’illustre poeta alpino da poco deceduto.

Sandro Baganzani (non utilizzò mai il suo nome completo che era Alessandro) nasce a Verona l’8 febbraio 1889. Dopo il Liceo classico, sceglie l’Università di Bologna dove frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia attratto dalla presenza di Giovanni Pascoli con il quale si laurea il 27 luglio 1911. Entra subito nei ruoli della scuola andando ad insegnare nel Liceo di Rovigo. Nel 1913 sposa Wanda Poli e poco dopo si trasferiscono ad Adernò (l’attuale Adrano) in provincia di Catania dove gli è stata assegnata la cattedra nel locale Liceo. Dal matrimonio nascono tre figli, due dei quali muoiono in tenerissima età.

Nel 1916 si arruola come volontario e parte per la grande guerra. Dopo il corso per ufficiali, con il grado di Aspirante quindi Sottotenente viene assegnato al 6° Rgt. Alpini Btg. “Verona” ed ha il “battesimo del fuoco” come comandante di plotone della 57ª Compagnia sul fronte del Monte Grappa. Promosso Tenente nel 1917 partecipa con tutto il Battaglione alla grande sanguinosa battaglia del 10 e 11 giugno 1917 sul Monte Ortigara dove viene decorato di Medaglia di Bronzo così motivata : “Conduceva bravamente il plotone all’attacco d’importante posizione nemica. Ferito, non si ritirava dal combattimento, che in seguito a ripetuto e reciso ordine.” Viene allontanato dal fronte e condotto all'ospedale di Pergine per essere curato e dopo breve tempo chiede insistentemente di ritornare al suo plotone. In un furioso assalto sull’Altopiano di Asiago nel gennaio 1918 viene fatto prigioniero dagli austriaci e condotto a Mauthausen dove rimane in prigionia fino alla fine della guerra. Riporterà e ricorderà della dolorosa esperienza della guerra, un ricordo sempre vivo.
Ritornato dalla prigionia e posto in congedo riprende ad insegnare a Rovigo. Nel 1920 lascia quel Liceo e si trasferisce quale professore, nel Liceo-Ginnasio “Scipione Maffei” di Verona.
A Verona in quegli anni rifulge un’attività culturale di prima grandezza: letterati, artisti (pittori, incisori, scultori) si trovano in fervidi convivi: le cronache parlano di un mondo estremamente vivo che “l’allegra brigata” (come si erano definiti i conviviali) lo attrae e vi aderisce.
Inizia così con la sua predisposizione per le belle lettere un’intensa attività letteraria con libri di poesie sia in dialetto sia in italiano.
Attento alla politica locale viene eletto nelle liste del comune di Verona e ricopre la carica di  Assessore alla cultura dal 1926 al 1929. Dal 1928 è anche Direttore del giornale “L’Arena” ma dopo un anno (febbraio 1929), un telegramma di Mussolini lo solleva dall’incarico per la libertà con cui aveva ritenuto di agire non in linea.... Dal 1929 al 1932 è vice-presidente della Amministrazione provinciale quindi lascia definitivamente qualsiasi incarico di amministratore e non si dedica più alla politica.

Sotto sono riprodotte le copertine di una minima parte della sua imponente opera letteraria.


pubblicato nel 1920

pubblicato nel 1924

pubblicato nel 1939

pubblicato nel 1944

pubblicato postumo nel 1951

Della sua esperienza di guerra non dimentica certamente il ruolo del mulo per gli alpini al quale dedica questo poemetto.

Grazie mulo amico mio,
Ibrido, inelegante, nato dall’accoppiamento dell’asino con la cavalla; portavi l’obice e la cassa di cottura; il Cappellano, la posta e il ferito; la cassa di granate e l’esplosivo. Tu, tozzo, dalle orecchie grandi, grosse, dagli zoccoli alti e capaci degli impervi sentieri; la tua sobrietà e il tuo stomaco si accontentavano dei foraggi più grossolani. Tu eri l’amico prezioso e insostituibile dei soldati in montagna. Per tutto quello che hai significato lungo i nostri giorni di naja e di guerra; per le giaculatorie dei conducenti; per i telefori cui sei stato costretto quando non potevi traghettare in altro modo un corso d’acqua, e Tu eri terrorizzato e zampettavi e scalciavi nell’aria; per tutte le volte che gli uomini si sono attaccati alla tua coda in salita e hai lasciato fare tirando su anche loro. Per le cannonate che ti sei preso, filosofo come un soldato di razza; per il tuo sudore e le tue fatiche; per i venti di altura e il bianco delle nevi. In riconoscenza delle migliaia di tuoi compagni morti in guerra per noi; perché tu possa rivivere nel ricordo…

Sandro Baganzani


Giornalista molto noto per i suoi elzeviri di terza pagina (articoli di fondo a carattere letterario), collabora con molti fogli e coltiva le amicizie dei letterati italiani con i quali mantiene costante corrispondenza.
La sua vita di migratore della scuola lo porta nel 1940 a Rovereto a dirigere quel Liceo e la sua presenza, inflessibile e legata ai doveri, gli procura non pochi dispiaceri all’indomani della caduta del fascismo poiché imparziale e perchè non aveva fatto favori ad amici né aveva disonorato i nemici: e da entrambi viene attaccato. Dalla cittadina trentina, viene trasferito di nuovo a  Rovigo come Preside di quel Liceo in cui aveva iniziato la sua professione di docente.
Intanto la sua attività letteraria non si ferma e pubblica altre opere di poesia, commedie e racconti. Le poesie rimangono inedite per molti anni e forse per sfuggire alle probabili vendette, la moglie aveva provveduto a nascondere gli scritti del marito che poi, per ragioni sconosciute rimangono per mezzo secolo in fondo ad un cassetto, quindi riscoperti e pubblicati come inediti nel 2011.

Trasferito a dirigere il Liceo di Mantova, non riesce ad iniziare l’anno scolastico dell’ottobre 1949 poiché un male violento ed incurabile lo uccide in fretta. Si spegne a Verona, per un tumore al pancreas, il 28 gennaio 1950. Per volontà testamentarie viene sepolto con una semplice scritta: Sandro Baganzani/alpino.

 

Su L’ALPINO di marzo 1950 compare questo sentito necrologio.

Pochi anni dopo il comune Verona gli intitola una via.

 

Sandro Baganzani e gli alpini dell’Ass. Naz. Alpini

Congedato come Tenente del 6° Rgt. Alpini, coltiva e mantiene per tutta la vita un vivo rapporto con gli alpini in congedo ai quali dedica, come uomo e scrittore, molte commoventi pagine e partecipa con disponibilità ed impegno come socio nell’Associazione Nazionale Alpini. Infatti lo ritroviamo nel 1920 fra i fondatori della sezione di Verona e dal 1932 ne è anche consigliere sezionale.
Certamente conosciuto sia nell’ambito letterario che nel mondo “alpino” ha fra i suoi estimatori un altro grande scrittore, anche lui ufficiale degli alpini reduce dalla Grande Guerra, modenese di nascita poi bolognese di adozione e illustre socio della nostra Sezione, è Paolo Monelli.
Ne abbiamo la conferma in occasione della cerimonia di inaugurazione del gagliardetto (oggi vessillo) nel novembre 1923. Paolo Monelli, già affermato e noto “poeta degli alpini” viene invitato a tenere una “conferenza scarpona” sulla vita di guerra degli alpini. Fra i vari riferimenti e personaggi cita espressamente il tenente del Sesto Sandro Baganzani e qui sotto viene riprodotta una parte del discorso.

Sempre nel 1923 cura assieme all’amico Gustavo Riga la pubblicazione del libro “Glorie del 6° Alpini. Per l’Adunata degli alpini ad Asiago nel VI° anniversario dell’Ortigara", in occasione del grande convegno che si svolge nei giorni 8 e 9 giugno.

Non si era mai dimenticato degli anni trascorsi a Bologna e del proficuo periodo di studio alla nostra Università, mantenendo ottimi rapporti anche con la nostra Sezione, che non va dimenticato, fra i fondatori ed i primi soci, in maggioranza avevano militato nel suo stesso Reggimento, il 6° Alpini e sicuramente aveva mantenuto le amicizie “di naja”.
Infatti, nel novembre 1952 quando viene predisposta la pubblicazione di un opuscolo per il trentennale di fondazione, la redazione non esita ad inserire una sua Lirica dal titolo “Le canzoni degli alpini” come gesto di grande rispetto per l'amico, il commilitone ed illustre poeta alpino.
Nelle pagine trovano spazio, a vario titolo, fra gli illustri letterati formati dall’Università di Bologna, Giosuè Carducci, Gabriele Goidanich, Michele Gortani, Antonio Majani e come gesto di omaggio “alla memoria” anche Sandro Baganzani.


Dall'opuscolo "Trent'anni dopo..." edito a cura della sezione
bolognese romagnola, dicembre 1952.