alpini
del territorio bolognese romagnolo
ITALO
BALBO e LINO BALBO, zio e nipote ufficiali alpini
di Giuseppe
Martelli
pubblicato 1° marzo 2003
Il 28 giugno 1940 sul
cielo di Tobruk veniva abbattuto un aereo della nostra aviazione,
a bordo fra i membri dell’equipaggio vi erano zio e nipote uniti da
un tragico destino. Italo Balbo già tenente degli alpini nella grande
guerra e Lino Balbo tenente degli alpini in servizio di complemento.
La loro morte a pochi giorni dall’entrata in guerra dell’Italia sembra
oggi, a tanti anni di distanza, come un presagio sugli eventi appena
iniziati che segneranno milioni di italiani. Tutti i giornali dell’epoca
ed anche il giornale “L’ALPINO” diedero grande risalto alla notizia
“dell’eroica morte” che oggi sappiamo non fu poi tanto eroica, ma
causata da errore umano della contraerea italiana. La popolarità dei
due personaggi, in particolare quella dello zio Italo conosciuto a
livello mondiale e del nipote Lino un po’ più ristretta nel locale
e nella cerchia alpina, servì e fu abilmente utilizzata dal regime
quale esempio da additare al popolo chiamato alle armi. Una ventata
di sincero ed umano dolore percorse l’animo di tanti, dal singolo
cittadino alle varie istituzioni. In tutti i reparti militari, dal
comando generale al più piccolo presidio, furono promosse spontaneamente
cerimonie in loro onore. Ampia documentazione si trova su “L’ALPINO”
con le cronache di iniziative promosse dalla Sede Nazionale, Sezioni
e Gruppi. Il mondo alpino, in armi ed in congedo, fu emotivamente
presente nel dolore di questa perdita. Al di là dei personaggi storici,
certamente di primo piano, legati e fautori esecutivi del regime politico
di allora, ritengo che il loro ricordo come alpini, nell’anniversario
della morte, sia doveroso anche per l’unicità e non offenda nessuno.
lo
zio ITALO BALBO
Italo Balbo durante
la guerra 1915-‘18 |
Nasce
il 5 giugno 1896 a Quartesana, frazione del comune di Ferrara.
copia del suo corposo Stato di Servizio |
Il 4 luglio 1915 si arruola volontario nel Corpo Volontari Ciclisti per la durata della guerra e presta servizio come motociclista presso la 3ª zona
costiera,
rimanendo per tutto il periodo a Comacchio, Ferrara. Il 18 novembre prosciolto
dall’arruolamento è rispedito a casa a seguito dello scioglimento
di questi corpi volontari che non rientravano nelle strutture regolari
dell’esercito. Nel giugno 1916 viene chiamato alla visita di leva
regolare della sua classe 1896 e dichiarato rivedibile per insufficienza
toracica ed eccessiva magrezza, quindi rinviato alla chiamata della
classe successiva. Nel settembre, nuova visita ed è riconosciuto abile,
molto probabilmente le commissioni di leva erano diventate meno esigenti,
ed assegnato al deposito del 3° reggimento artiglieria da campagna.
Un mese dopo, superati gli esami di ammissione alla seconda liceo,
inoltra domanda per passare ai corsi per ufficiale ed il 15 novembre
entra alla Scuola Militare di Modena. Il 28 aprile 1917 è aspirante
ufficiale nell’8° reggimento alpini e destinato al battaglione “Val
Fella” in quel periodo dislocato nella Carnia in Val Roncolana, un
settore relativamente tranquillo. Promosso Sottotenente di complemento
in settembre, il 16 ottobre lascia il battaglione perché destinato,
a sua domanda, al deposito aeronautico di Torino per imparare a pilotare
un apparecchio. E’ evidente la sua vera aspirazione che poi realizzerà
segnando il resto della sua vita. Questo primo approccio risulta vano
per effetto, pochi giorni dopo, dell’offensiva austro- tedesca di
Caporetto ed il crollo del fronte italiano. Molto probabilmente per
ordini superiori, è costretto a lasciare Torino per tornare al fronte
ed il 10 novembre viene preso in forza dal distaccamento di Garessio
(Cuneo) dell’8° Alpini ed il 16 novembre passa in forza al battaglione
“Monte Antelao” del 7° Alpini in linea nel settore del Monte Altissimo
sulla destra dell’Adige, zona non particolarmente impegnata dal fronte.
Con la nomina a Tenente, il 12 maggio 1918 viene assegnato al battaglione
“Pieve di Cadore” sempre del 7° Alpini dove gli è affidato il comando
del plotone d’assalto del battaglione, da non confondersi con gli
Arditi dei reparti d’assalto che avevano un ordinamento ed un impiego
autonomo. Il plotone del tenente Balbo, che finalmente può dimostrare
le sue doti di trascinatore di uomini, conduce un’attività di pattuglie
molto pericolose e imboscate notturne al nemico così intense nei mesi
di luglio e agosto riconosciute anche dal Comando supremo, che conferisce
al comandante Balbo la medaglia d’argento al valore militare datata
Dosso Casina 14 agosto 1918. Dopo un periodo di riposo in retrovia,
con l’offensiva finale sul Grappa iniziata il 24 ottobre, il 27 tutto
il battaglione è all’attacco contro il Monte Valderoa. L’attacco,
che non riesce a conseguire il successo sperato, vede alla testa il
plotone di Balbo che giunge quasi solo ai reticolati nemici, riuscendo
a rientrare con la notte. Per questo suo comportamento che lo vede
volontariamente alla testa del battaglione, gli viene conferita la
seconda medaglia d’argento datata Monte Valderoa 27 ottobre 1918.
Nel ripetuto assalto, questa volta vittorioso, del 30 ottobre, ancora
una volta si distingue conducendo alla testa del suo plotone l’attacco
catturando 40 prigionieri, due mitragliatrici ed un cannone da trincea,
come compare nella motivazione della medaglia di bronzo datata Monte
Valderoa 30 ottobre- Rasai 31 ottobre 1918. Con il ripiegamento degli
austriaci incalzati dai reparti del “Pieve di Cadore” con alla testa
il plotone arditi guidati dal Tenente Balbo, alle ore 17,30 del 31
ottobre viene liberata Feltre. Il 4 novembre la guerra era conclusa.
Dosso
Casina estate 1918. Al centro il tenente
Italo Balbo comandante del plotone
arditi reggimentale del quale porta il distintivo sul braccio sinistro.
|
La
prima testata de L'ALPINO nella quale è indicato il
motto dell'8° Alpini "DI QUI NON SI PASSA" .
Sulla sinistra una grande L' e la figura
di un alpino in atteggiamento vigile.
|
Il
26 dicembre risulta iscritto all’università di Firenze nella facoltà
di scienze sociali ed in forza al 7° Alpini. Il 22 marzo 1919 viene
trasferito al deposito dell’8° Alpini a Udine, esonerato dal servizio
attivo e comandato, come previsto dalla legge, a Firenze come ufficiale
studente. A fine luglio rientra al reparto e qui nasce l’idea, con
altri giovani ufficiali come lui, di fondare il giornale “L’ALPINO”.
Per il Tenente Balbo, unico ad avere un minimo di esperienza giornalistica,
è concertata la firma come Direttore. Il primo numero esce a Udine
il 24 agosto 1919 quando Balbo è in licenza, ed anche i successivi
n°2 e n° 3. Il suo primo articolo e la firma come direttore effettivo
compare con il n° 4 del 14 settembre. A seguito della smobilitazione
dell’esercito il giornale chiude la redazione friulana con il n° 11
del 14 dicembre e presi contatti con la fiorente Associazione Nazionale
Alpini di Milano, costituita ufficialmente da pochi mesi, l’8 luglio
1919, lo stesso Balbo consegna a questa tutto il materiale redazionale.
A fine dicembre lascia il deposito dell’8° Alpini per assumere l’incarico
di commissario prefettizio a Pinzano al Tagliamento, comune della
stessa provincia, dove rimane fino al 20 maggio 1920. Due giorni dopo
viene congedato ed iscritto al ruolo come tenente di complemento di
fanteria, specialità Alpini e ne diventerà capitano con anzianità
maggio 1927. Il rapporto con l’Associazione Nazionale Alpini è piuttosto
difficile da ricostruire, ma comunque possiamo così sintetizzare.
Non risulta essere mai stato iscritto alla Sezione bolognese romagnola
come socio, mentre è certa quella alle Sezioni di Verona e Roma anche
se non vi sono date precise. E qui la notizia che potremmo definire
inedita in quanto mai apparsa in precedenti biografie. Balbo è stato
Presidente della Sezione di Roma. Si legge infatti sul giornale “L’ALPINO”
del 5 giugno 1923 che si è svolta il 26 maggio l’assemblea generale
dei soci, per le elezioni del consiglio direttivo in carica nel biennio
1923-24 della Sezione Italia Centrale in Roma. Il nuovo consiglio
eletto risulta così composto: Presidente Ten. dott. Italo Balbo, vicepresidente
cav. Carlo Bottiglia……Nel 1928 con la nomina di Angelo Manaresi (bolognese)
a Commissario straordinario dell’Ass. Naz. Alpini, invia tramite “L’ALPINO”
un telegramma di felicitazioni firmato S.E. Balbo. Nuovamente lo ritroviamo
citato nel numero del 10 gennaio 1929 nell’elenco degli alpini al
governo, indicato come consocio della Sezione di Verona (dal novembre 1926 è nominato sottosegretario al Ministero dell'Aeronautica, quindi ministro dell'Aeronatica dal settembre 1929 n.d.r.). Non si conoscono
con esattezza né la data né i motivi del suo abbandono della Sezione
di Roma e nuova iscrizione a quella di Verona. D’ora in poi l’alpino-aviatore
troverà ampio spazio sul giornale dedicato alle sue ben note imprese
aviatorie. Nel 1933, ne da notizia “L’ALPINO” del 10 luglio, la nostra
Sottosezione di Ferrara viene intitolata all’illustre concittadino.
Nel marzo 1935 (dal dicembre 1934 è Governatore generale della Libia)
accoglie a Tripoli la 16ª Adunata Nazionale Alpini ritornando, come
lui stesso si definisce, un alpino fra gli alpini. Per quanto riguarda
la sua presenza alle Adunate Nazionali è menzionato a quella di Roma
del 1929, Trieste 1930, Genova 1931 e Napoli 1932. Il 28 giugno 1940
muore sull’aereo abbattuto per tragico errore dalla nostra difesa
antiarea di Tobruk e sembra ormai assodato proprio da parte di un
altro ferrarese. Claudio Marzola, marinaio capopezzo deceduto nell’aprile
1999, ha confermato più volte nei suoi ricordi la tragica fatalità.
Assieme a Balbo, imbarcato sull’aereo con altre personalità militari,
muore anche l’amato nipote Lino, tenente degli alpini. Tutti furono
insigniti della medaglia d’argento al valore militare “alla memoria”,
lo zio Italo con quella d’oro. La distribuzione avvenne il 10 dicembre
1940 festa della Madonna di Loreto, Patrona degli Aviatori. Nel dicembre
1972 la salma di Italo Balbo venne rimpatriata ed inumata ad Orbetello,
sede da dove partirono le famose “crociere atlantiche” da lui guidate.
Questa
biografia ha volutamente tralasciato tutta la parte privata, politica,
imprese ed incarichi, ancora oggi materia di dibattiti e libri, presentando,
come ritengo giusto, solo il ricordo “alpino”.
Ringrazio
ancora una volta l’amico Mario Gallotta del gruppo di Ferrara per
la determinante collaborazione ed impegno nell’acquisizione dei documenti
originali grazie ai quali è stato possibile presentare le dettagliate
notizie biografiche.
(estratto dal mio articolo pubblicato sul giornale
della Sezione bolognese romagnola CANTA CHE TI PASSA n° 1 gennaio
2001)
aggiornamento inserito il 15 marzo 2003
L’amico
Mario Gallotta mi fa notare che nella biografia militare pur comparendo
l’avanzamento al grado di Capitano degli Alpini, avvenuto con Regio
Decreto del 19 maggio 1927 (come risulta nello Stato di Servizio dove
si legge che l’anno successivo, esattamente dal 10 agosto 1928, cessa
di appartenere ai ruoli del Regio Esercito perché trasferito nei ruoli
degli Ufficiali di complemento nello Stato Maggiore Generale della
Regia Aeronautica col grado di Generale di Squadra Aerea), sulla pagina
dei link compariva come titolo “il tenente Italo Balbo”. Ho provveduto
alla correzione ritenendo giusta l’osservazione.
aggiornamento inserito il 15 ottobre 2012
Mario Gallotta segnala la notizia che a Feltre esiste ancora oggi in una via cittadina la lapide, qui a fianco riprodotta, che ricorda l'ingresso di Italo Balbo avvenuto la sera del 3 ottobre 1918.
|
PER QUESTA VIA
LA SERA DEL 31 OTTOBRE 1918
ITALO BALBO
ALLA TESTA DEGLI ARDITI
DEL BATTAGLIONE "CADORE"
CON IMPETO EROICO
TRA I PRIMI PASSO'
ALLA LIBERAZIONE DI FELTRE
_______
IL COMUNE
|
|