curiosità varie sugli alpini bolognesi romagnoli

i rifugi intitolati ai nostri alpini

di Giuseppe Martelli

pubblicato il 15 luglio 2006


Forse non tutti sanno che fra i numerosissimi rifugi di montagna, ve ne sono alcuni dedicati ad alpini del nostro territorio. Quindi anche fra i bolognesi romagnoli vi sono state figure che hanno meritato l’intitolazione di rifugi in alta montagna che ritengo giusto ricordarle, in onore al nostro motto “per non dimenticare”.
IL RIFUGIO “GAETANO BERTI”
chi era Gaetano Berti?


Luglio 1917. Il Capitano
Berti Gaetano sul Rombon

Gaetano Berti nasce a Bologna il 18 novembre 1890. Qui vive e frequenta gli studi fino all’università nella facoltà di Giurisprudenza. Suo carissimo amico e compagno di studi è Angelo Manaresi, (vedi biografia) che verrà nominato nel 1929 Presidente Nazionale dell’Ass. Naz. Alpini. In comune hanno anche la grande passione per la montagna che li vede uniti nelle numerose escursioni ed ascensioni anche di un certo impegno ed audacia per le attrezzature dell’epoca, come nel 1911 la “conquista” della vetta del Monte Bianco. Tutto questo, pur sapendo di essere ammalato di cuore fin dalla nascita. Allo scoppio della prima guerra mondiale, alla visita di leva della sua classe viene riformato, ma lui, fervente sostenitore interventista si arruola volontario ed è inviato come territoriale in seconda linea. Questo ovviamente non l’accontenta ed invia con insistenza al Comando richiesta di passare ad Arma combattente. Finalmente viene accontentato e, per il suo titolo di studio, inviato al corso per ufficiale alla Scuola Militare di Modena dalla quale esce con il grado di aspirante ufficiale di fanteria. Ma anche questo non l’accontenta, vuole andare negli Alpini come il suo fraterno amico Manaresi. Nel novembre 1915 raggiunge finalmente la zona di guerra, assegnato al battaglione “Saluzzo” del 2° Reggimento Alpini, che combatte quasi sempre in alta montagna sul Rombon e sul Kukla. Amato e stimato dai suoi subalterni, tutti piemontesi, non si cura della sua malferma salute nascosta ai superiori e, per meriti di guerra, nella primavera del 1917 è già Capitano comandante di compagnia. Il combattere lassù, il vivere fra nevi e gelo, il prodigarsi in ogni occasione, aggravano le condizioni del suo cuore e nel dicembre del 1917, dopo un urgente ricovero in ospedale, viene dichiarato inabile a qualunque servizio anche territoriale e congedato con onore. Rientra quindi a Bologna dove inizia la sua professione di avvocato presso lo studio del babbo in Via Solferino, studio ancora oggi attivo condotto dal figlio Francesco. Nell’estate del 1921 è fra i primi a sollecitare ed aderire al comitato per la costituzione in Bologna di una Sezione dell’Ass. Naz. Alpini, cosa che avviene l’anno successivo e la sera del 18 novembre 1922 alla riunione ufficiale costitutiva viene eletto nel consiglio nella giunta di scrutinio, quindi dal 1926 consigliere effettivo. E’ ancora lui, grande appassionato di montagna, a lanciare l’idea della 1ª marcia sciatoria organizzata dalla sezione sulle nevi del Corno alle Scale il 31 gennaio 1926. La sua attiva presenza nella sezione si conclude il 14 aprile 1931 quando il suo cuore cede a soli 41 anni.



 

 

Gaetano Berti con gli amici della Sezione bolognese romagnola all’Adunata di Roma del 1929. In questa inedita fotografia, dal suo volto, in una espressiva risata, traspare tutta la sua felicità.


copia del suo ruolo matricolare
Il Rifugio

Le “baracche di guerra” a Passo Ombretta

Nel corso della Grande Guerra a Passo Ombretta, nel massiccio della Marmolada, erano state realizzate dagli alpini a quota 2.787 metri di altitudine delle “baracche di guerra” dalla 206^ compagnia del battaglione “Val Cordevole” del 7° Reggimento Alpini, (raggiungibili dal Rifugio Contrin) rimaste poi lassù abbandonate testimoni di eventi e di gloriosi ricordi. Nel settembre 1929 in occasione di una “gita” al Rifugio Contrin, gestito e proprietà della Sede Centrale ANA, fu proprio l’Avvocato Nino Berti, così era soprannominato e conosciuto, assieme all’altro più colorito nomignolo di “vaccarone”, a lanciare l’idea di riassettare le “baracche di guerra” destinandole a Rifugio di alta montagna. L’idea, accolta e portata avanti dallo stesso Presidente Nazionale dell'Ass. Naz. Alpini Angelo Manaresi, bolognese ed amico fraterno di Berti, fu portata termine nel 1933. Rimaneva, come è d’uso per tutti i rifugi, la sua intitolazione a persona degna. Da più parti e ritengo anche dallo stesso Manaresi, venne suggerito il nome di Gaetano Berti, cosa che avvenne. Domenica 6 agosto 1933, alla cerimonia di inaugurazione, veniva infatti scoperta la lapide che consacrava il Rifugio alla sua memoria. La cronaca dell’avvenimento, per la sua importanza, compare in prima pagina del giornale associativo “L’Alpino” del 15 agosto. Per molti anni il rifugio è stato attivo e funzionale. Purtroppo nel secondo dopoguerra, un po’ dimenticato ed anche per cause naturali di alcune frane che lo hanno praticamente reso inagibile, è oggi tristemente abbandonato, muto ricordo che potrebbe, con buona volontà ed impegno riprendere vita.....

 

6 agosto 1933. Alpini bolognesi romagnoli, amici e famigliari
di Gaetano Berti ritratti nel giorno dell’inaugurazione.

La lapide posta al Rifugio