alpini
del territorio bolognese romagnolo
il Capitano Faone Giulio Boari
di Giuseppe Martelli
pubblicato il 15 ottobre 2005
Il
21 giugno 1940 cadeva alla testa dei suoi alpini sul fronte occidentale
(fronte francese) il Capitano Faone Giulio Boari, medaglia d’argento
al valor militare “alla memoria”. E’ un’altra bella figura di alpino
della pianura ferrarese che, emersa nel corso delle ricerche, ritrova
oggi meritata ricollocazione nella nostra memoria storica per “non
dimenticare”.
Faone
Giulio Boari nasce a Marrara, Ferrara, il 9 aprile 1894. Incline alla
vita militare, il 20 marzo 1914 si arruola soldato volontario ed è
inviato per il periodo di addestramento al 1° Btg. di Fanteria. Il
31 agosto assegnato al 5° Btg. Fanteria delle Regie Truppe Coloniali,
parte per la Libia. Qui si pone ben presto all’attenzione dei superiori
per le sue spiccate doti ed in novembre è già promosso caporale. Nel
maggio 1915 la promozione a caporalmaggiore e pochi mesi dopo a sergente.
Il 2 gennaio 1918 viene rimpatriato in quanto scelto fra i sottufficiali
più meritevoli per il corso allievi ufficiali di complemento che frequenta
presso il 35° Rgt. Fanteria. Il 24 maggio, conseguita la nomina a
Sottotenente, riparte per la Libia quale comandante di plotone del
3° Btg. “Benadir”. Promosso Tenente il 31 gennaio 1919, viene destinato
al 4° Rgt. Speciale ed inviato in servizio a Rodi. Il 6 aprile con
nuovo ordine di trasferimento, parte per la Tripolitania con il 3°
Btg. del 5° Rgt. Speciale e dal 17 luglio è comandato all’Ufficio
Politico di Tripoli. Rimpatriato il 14 dicembre 1919 per fine ferma
volontaria, viene congedato.
Il
20 luglio 1920 è richiamato in servizio presso il 225° Rgt. Fanteria,
quindi dal 1° settembre trasferito al 68° Rgt. Fanteria ed il 1° ottobre
al 73° Rgt. Fanteria. Con questo reparto viene inviato in zona di
operazioni per la crisi in atto a seguito dell’impresa di Fiume capeggiata
da Gabriele D’Annunzio. Conclusa questa emergenza, il 31 marzo 1922
viene nuovamente posto in congedo. Nel frattempo conosce Maddalena
con la quale si unisce in matrimonio nel 1922 a Gavirate, ridente
cittadina sul lago di Varese, dove porta la propria residenza. Dalla
loro unione nascono nel 1923 Annella e nel 1924 Maria.
Ripresi
gli studi per affrontare il concorso indetto dal Ministero della Guerra
per l’arruolamento di ufficiali nel servizio permanente effettivo,
entra fra i primi in graduatoria ed il 19 luglio 1924, su sua specifica
richiesta, viene assegnato come Tenente in s.p.e. al 5° Reggimento
Alpini. Nel 1926 transita al 4° Reggimento Alpini con sede in Intra
dove ha portato la nuova residenza e dove nascono nel 1927 la terzogenita
Caterina e nel 1931 Filippo.
Promosso
nel 1932 1° Tenente e Capitano dal luglio 1935, con questo grado assume
il comando della 37ª compagnia del Battaglione “Intra”.
da L’ALPINO” n°1 – 1°
gennaio 1937 |
Quale
comandante della 37ª compagnia del Btg. “Intra”, assegnato temporaneamente
all’11° Reggimento Alpini di nuova costituzione ed inquadrato nelle
Divisione Alpina “Pusteria”, il 20 gennaio 1936 parte per la guerra
d’Etiopia. Qui si distingue in particolare nelle battaglie di Adi
Gul Negus del 12 febbraio e Amba Aradam del 15 febbraio, meritando
un encomio solenne “sul campo”. Con la sua compagnia partecipa poi
ai combattimenti di Passo Mecam del 3 marzo ed a quelli decisivi di
Mai Ceu del 31 marzo-3 aprile, contribuendo per le brillanti azioni
sostenute, al riconoscimento del valoroso comportamento del Battaglione
“Intra” decorato collettivamente con la medaglia d’argento al valor
militare.
Roma il 9 maggio 1937,
sfilata in occasione del primo anniversario della
proclamazione
dell’Impero alla presenza del Re Vittorio Emanuele III.
Il Capitano Boari, che cavalca un
muletto abissino, è al comando
del Reparto Truppe Coloniali.
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Conclusa
la guerra e con la smobilitazioni di diversi reparti della “Pusteria”
chiede di rimanere in Etiopia e nel settembre 1936 assume il comando
di una compagnia indigena del 2° Btg. Coloniale, mantenendo grado
e stato di servizio di provenienza quale capitano degli alpini. Anche
con questo reparto, comandato “all’alpina”, si distingue in azioni
di scontri con forze ribelli sostenuti già il 27 settembre, meritando
la prima medaglia di bronzo al valor militare. Il 19 ottobre 1937
come recita la motivazione, “Guidava con slancio e perizia la compagnia
in ripetuti assalti…”, viene decorato della seconda medaglia di
bronzo, seguita la settimana successiva da una croce di guerra. Per
le azioni sostenute fra il 27 novembre e 7 dicembre 1937 gli viene
conferita la seconda croce di guerra. L’ultima azione di rilievo la
sostiene nei giorni 25-26-27 marzo 1938 nella zona di Faguttà per
la quale gli viene concessa la terza medaglie di bronzo così motivata:
“Comandante di compagnia fucilieri, in tre successivi contrassalti,
disperdeva e fiaccava la tracotanza di forze ribelli preponderanti,
respingendole con sanguinose perdite ed obbligandole a desistere da
ogni ulteriore resistenza”
Nel
gennaio 1939 con le nubi della guerra che già si addensano in Europa,
chiede il rimpatrio per riprendere il suo posto fra gli alpini e rientra
nel 4° Reggimento Alpini. Gli viene quindi affidato il comando della
41^ compagnia del Btg. “Aosta” e il 10 giugno 1940, con l’entrata
in guerra dell’Italia, è mobilitato sul fronte occidentale alpino
alla frontiera francese. Con l’ordine di avanzata alle prime ore della
mattina del 21 giugno, alla testa dei suoi alpini è impegnato nei
combattimenti a Vallon des Moulins quando, colpito da schegge di granata
cade mortalmente ferito.
Così
ne viene rievocata la bella figura, trascritta nelle parti più salienti
dall’articolo pubblicato in prima pagina sul giornale del 4° reggimento
alpini -PISTA!- del 25 giugno 1941 – numero3:
“Alle
5 si levano le tende. Andiamo al Vallaisan. Riserva d’ordini appena
giungerà l’ordine di operazione. Tramestio, fuori, nell’alba brumale.
Alpini indaffarati. E quella macchia grossa, grigia là in fondo è
la 41^ compagnia, già pronta sul riposo, baionetta in canna.
Il
Capitano parla ai suoi uomini: …“E’ giunta l’ora…E ricordatevi che
siete dell’<Aosta>, che siete i Lupi della 41ª.
…La
43ª ha raggiunto la quota 1825. La segue la 41ª. Ma dal Traversette
e dalle retrostanti postazioni del Col des Embrassures si scatena
un fuoco infernale. Artiglierie, mitragliatrici, mortai. Cade alla
testa dei suoi alpini il Capitano Boari mortalmente colpito da scheggia
e presso di lui muoiono gloriosamente colpiti da mitragliatrice gli
alpini Carral e Mugnai.
Morto
il Capitano dei Lupi, il vecchio della Libia, veterano di tre guerre.
Morto il Capitano Boari che non aveva voluto lasciare il comando della
sua Compagnia nell’ora della prova, per un posto meno pericoloso,
e che aveva rivendicato ancora una volta l’onore di portare i suoi
al tanto atteso combattimento, di sfidare quel rischio che gli aveva
coperto il petto di azzurro.
E
l’aveva detto come in un oscuro presentimento: < Per uccidere il
vostro Capitano ci vuole il cannone…>
Gli
alpini pietosamente compongono nei teli le salme dei Caduti nell’attesa
di tributare loro i degni onori degli Eroi.”
La stele eretta in territorio
francese nel luogo dove era caduto
il Capitano Boari, poi distrutta. Il Gagliardetto è quello della
41^ compagnia sul quale compare il motto “I lupi” ideato
dal Cap. Boari.
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Questa
è la motivazione della medaglia d’argento al valor militare conferitagli
“alla memoria”:
“Comandante
di compagnia di alpini, in condizioni particolarmente difficili, sotto
l’intenso fuoco di artiglieria e mitragliatrici nemiche, guidava il
proprio reparto nell’avanzata. Sprezzante del pericolo si spingeva
alla testa della compagnia per meglio dirigere l’azione, finché cadeva
colpito a morte. Fulgido esempio di arditezza e di valore. Vallon
des Moulins 21 giugno 1940”.
Sepolto
con gli onori militare nel cimitero di La Thuile, per richiesta dei
famigliari viene successivamente traslato nella tomba di famiglia
a Gavirate, sul lago di Varese.
Il
Capitano degli Alpini Faone Giulio Boari è ancora oggi ricordato ed
onorato dagli alpini della Sezione di Varese, che lo considerano
concittadino onorario, del quale hanno inserito il nome in varie targhe
dedicate ai caduti e rievocato la bella figura in un libro sulla storia
della Sezione.
Anche
noi oggi lo ricollochiamo finalmente e giustamente fra i grandi Alpini
che onorano la memoria storica del territorio bolognese romagnolo.
Note: copia dello Stato di Servizio, le fotografie ed
il giornale in originale, sono state gentilmente concessi dal figlio
Filippo (rintracciato e contattato dall’amico Mario Gallotta), che
fedele alle tradizioni paterne, ha indossato la divisa di ufficiale
nel servizio permanente effettivo fino al grado di Generale di Corpo
d’Armata, ricordando con orgoglio che fra i vari Reparti in cui ha
militato, quello più caro è stato il periodo in cui ha portato il
cappello e le fiamme verdi degli Alpini come il babbo.
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