storia
del territorio bolognese romagnolo
a
Bologna un canile militare per gli alpini
di
Giuseppe Martelli
pubblicato il 15 febbraio 2004
Addestratori,
cani e carretti, ritratti durante il corso
al canile militare di Bologna inserito nel complesso dei Prati
di Caprara. La data indicata sul retro è 1917. (Fotografia
gentilmente concessa dal M.llo Riccardo Chinni)
|
Durante
la Grande Guerra 1915- ’18 gli alpini che combattono ad alte quote
hanno il grave problema del trasporto di armi, munizioni e rifornimenti
vari in un ambiente certamente difficile, in particolare per quei
reparti che combattono sull’Adamello ad oltre 3000 metri di quota.
Per sopperire a questi gravi disagi e alle faticosissime marce, in
un primo momento vengono utilizzati gli asini che però si rivelano
inadatti al compito non resistendo al freddo. Nasce così l’idea di
sostituirli con cani. I cani, “reclutati” prevalentemente tra quelli
di razza da pastore d’età compresa fra i 10 mesi ed i 3 anni da un’apposita
commissione, vengono inviati come “reclute” presso i canili militari,
uno dei quali è a Bologna presso il complesso militare dei Prati di
Caprara ove hanno sede il Comando ed i magazzini d’Artiglieria. Su
quest’ampia area i cani vengono addestrati a trainare prima carretti,
quindi d’inverno le slitte. Al termine del corso sono inviati in alta
Val Camonica per completare il tirocinio, quindi mandati presso il
Comando della 5^ Divisione alpina che ha giurisdizione sul fronte
Ortles-Cevedale e quello dell’Adamello. Nasce così un vero “reparto”
che nel corso del 1918 raggiunge una forza di circa 250 unità. Gli
alpini “cagnari” operano in modo massiccio e funzionale quasi esclusivamente
sull’Adamello fino al 3 novembre 1918 quando, con la conclusione della
guerra il giorno dopo, il reparto viene sciolto.
Ma non tutti sanno che fra i precursori dell’idea sull’utilizzo dei
cani in alta quota vi è un romagnolo,
è il Maggiore
CARLO MAZZOLI di Cesena.
Carlo
Mazzoli in una rara fotografia gentilmente concessa dal socio Tommaso
Magalotti.
|
Nato
a Cesena il 31 agosto 1879 inizia la carriera militare nei Granatieri.
Con la Campagna di Libia del 1911-12 viene assegnato con il grado
di tenente al 5° reggimento alpini, distinguendosi per le ardite azioni
ed il coraggio. Richiamato in patria e promosso capitano, allo scoppio
della Grande Guerra passa all’8° reggimento alpini e assunto il comando
della 97^ compagnia è di presidio alla Val Dogne in Carnia, dove ancora
una volta la sua fama è pari alla sua scaltrezza. Sua caratteristica,
oltre all’abbondante capigliatura per la quale viene soprannominato
il “Garibaldi della Val Dogne”, è il branco di cani che sempre lo
attornia e che conduce all’attacco. Promosso maggiore per meriti di
guerra, gli viene dato nei primi mesi del 1917 il comando del battaglione
“Val d’Orco” del 4° alpini ed è assegnato alla difesa di Val Zebrù
a Capanna Milano, quota 2.877 metri. Qui con le sue doti di grande
stratega dirige molte operazioni di “guerra bianca” ad alta quota
dando filo da torcere agli austriaci che hanno posto una taglia per
la sua cattura. Sull’Adamello è l’ideatore, prima di una speciale
“squadra” di asini per il traino di slitte adibite al trasporto di
viveri e munizioni quindi, alla luce dei scarsi risultati, addestra
per primo i suoi famosi grossi cani. Dalla sua idea rivelatasi vincente
ed assunta dallo Stato Maggiore dell’Esercito, viene costituita una
commissione militare per il “reclutamento” di cani da slitta da inviare
all’addestramento presso i canili militari fra i quali quello più
noto è sito a Bologna. Alla fine della guerra promosso tenente colonnello
viene nominato nella Commissione Confini quindi assegnato al 2° reggimento
alpini e successivamente, come Consulente militare, parte per l’Africa
in Cirenaica. Rientrato in Italia a fine missione in lui il “mal d’Africa”,
terra delle sue prime esperienze militari, non si spegne e dopo qualche
tempo ottiene di potervi ritornare. Colpito da tifo per l’acqua inquinata
del pozzo di un’oasi, muore in ospedale a Bengasi il 2 giugno del
1928.
La
salma, riportata in patria ed onorata con solenni funerali, viene
tumulata nel cimitero di Cesena.
Il
capitano Carlo Mazzoli in Val Dogne attorniato dai suoi famosi grossi cani.
(Fotografia gentilmente concessa dal socio Tommaso Magalotti)
|
Alpini
“cagnari” con i cani adibiti al trasporto di munizioni sul fronte dell’Adamello.
Fra questi cani vi sono anche quelli addestrati nel canile di Bologna.
|
tratto
dal mio libro “GLI ALPINI DELLA BOLOGNESE
ROMAGNOLA 1922 - 1997: 75 anni di storia”, CIVITAS. s.r.l. Bologna.
|