rassegna stampa da L’ALPINO

periodico dell’Associazione Nazionale Alpini

DELLA UTILIZZAZIONE DEI FUSTI DI CARBURO IN TEMPO DI GUERRA
di Gino Massano*

pubblicato il 1° aprile 2018
testo trascritto da Giuseppe Martelli
dalla propria collezione cartacea de L'ALPINO


articolo pubblicato sul giornale

L'ALPINO n° 15 del 1° ottobre 1934


La storia un pressa a poco è andata così: Mi sono occupato di un Congresso dell'acetilene e della saldatura autogena. Congresso Internazionale che si è svolto a Roma, ad Ostia, a Napoli con molte squisite pappatoie e solenni bevute...che han costituito la migliorr "saldatura" fra i Congressisti. Dunque, grave il mio problema di coscienza di essere degnamente in mezzo a tanti luminari della scienza e capitani dell'industria, mentre la mia sapienza in materia arrivava si e no alle illuminazioni delle "cravatte vero fallimento". Caso di coscienza anche più grave, del momento che si voleva, a documentazione della mia asserita competenza, una relazione al Congresso. E allora mi sono ricordato dei tempi del "Berico" e della guerra e vi ho pescato queste noterelle che stanno a dimostrare come noi alpini abbiamo precorso sempre i tempi ; anche se - nella fattispece - abbiamo dal carburo tratto elementi di idroclimatologia terapeutica, anzichè un'altro capitolo sull'arte di utilizzare gli avanzi.
Sulla utilizzazione del carburo nella moderna Società, avevo delle idee molto confuse e molto incerte ; e mi ero fermato ai vecchi lumi da tavolo che usavano quando ero giovane (dispensatemi dal fare precisazioni che potrebbero turbare anche voi), ed a quelle fiammelle piccole, rossiccie ed oscillanti con che si mettono in valore nelle ore di buio i gelati al cono ; le cravatte di vero fallimento ; la meravigliosa colla per aggiustare tutto quanto è rotto ; ed in genere le ambulanti miserie dei venditori di fiera. Dimenticavo che vi è una parentela fra l'acetilene e i diavolini di Cartesio che predicono la buona sorte e vi danno i numeri del Lotto. Chè se non ci credete domandatelo a quel militare il quale ha saputo del tradimento della sua ragazza ed ha vinto un ambo sulla ruota di Venezia : tanto è vero che le buone notizie vanno sempre in coppia.
Proprio più in là di questo non andavo ; e ringrazio assai la buona sorte che dandomi l'onore di partecipare ai vostri lavori ho colmato una lacuna della mia intelligenza e della mia cultura.
Però mi sono trovato di fronte ad un grave imbarazzo, quando mi si è dichiarato essere indispensabile una mia relazione al Congresso. Credo che lo pensiamo insieme voi ed io ; ma per ragioni di opposte convenienze sociali nessuno di noi lo ammetterà. Di che cosa parlare? Di notizie tecniche?
La onesta dichiarazione sopra fattavi me ne dispensa e allora pescherò nei ricordi di guerra, perchè di là un poco di luce (ad acetilene) pare venire.
Già sul Pasubio, nell'inverno 1916-1917 avevo apprezzato le molti qualità illuminanti dell'acetilene con un certo lumino e beccuccio piccolo piccolo, che dava un alone di luce per leggere un modesto libro. Ma bastava, perchè durasse acceso, il che non sempre succedeva, spegnendosi man mano che l'acqua gelava nel gasometro ; e allora « torna all'antico che sarà un progresso » ci affidavamo a lumini di fortuna basato su grasso da piedi ed i cui stoppini non erano se non una garza del pacchetto medicazione sfilacciata. Ma era gran segno quando il gas friggeva dal beccuccio, perchè indicava aumento della temperatura.
Quindi l'acetilene in funzione di termometro.
Nella primavera 1917 ; verso i primi di marzo, scendemmo a riposo a Monte di Mezzo (1 n.d.r) e ci accantonammo in certe baracche di legno simpaticissime e confortevoli ; ove ci accolse una saletta da pranzo che era un piccolo salottino da signora, romantica ed esigente. Soso, cameriere in capo di tutte le mense della mia compagnia, si restituì un magnifico lume da tavolo funzionante a carburo ; che sembrava il sole ; dopo le notti nella trincea di neve ; e che illuminò la nostra gioia di vivere e le pantagrueliche scorpacciate : ragione del nostro principio di filosofia attiva : - Ah, è così che si fa la guerra! -
A Monte di MeEzzo possedevamo un lago e nelle sue acque tranquille varammo una bella barca per i diporti romantici al chiaro di luna. Ci si installava a giocare a carte, di sera ; il lume ad acetilene essendo amicale complice, chè all'arrivo di inaspettati ospiti troppo gallonati, si spegneva ; onde noi essendo tutti in prescrizione di giro di controlli e di studio, la superiorità ne faceva grandi lodi e ci citava ad esempio presso i reparti viciniori.
La fama dei sibaritismi del Battaglione Monte Berico cresceva in modo preoccupente, specie per le mense di Compagnie, perchè tutti volevano essere nostri ospiti e siccome la ospitalità era da noi intesa in senso assoluto, era pranzo per tutti.
Disevelo el capelan Don Piero (2 n.d.r) « De cani, ma non fè che desnar una volta dopo l'altra voaltri ». « Eh, no caro. Economia ghe vol. Magnemo una volta sola, da la matina a la sera. E co g'avemo un fià de tempo, se bevemo un goto contro el languor de stomego ».
Di perfezione in perfezione.
La guerra era quel tal cosa allegra e tragica che ti dava la sensazione dell'eternità statica, quando restavi in un posto oltre le 24 ore. E allora sorgevano tutti i progetti di sistemazione e costruzioni, tali da resistere « alteri saeculo » (3 n.d.r). Fu così che un illustrte Collega, oggi salito alla più alta gloria nel cielo politico italiano, trovammo essere urgente, indispensabile e improrogabile la costruzione di un bagno.

Si era pensato, in onore alle mie tradizioni di studio, a vere e proprie Terme ; ma la realizzazione si fermò alla bevuta in onore del primo sasso posto. Poi ci accontentammo di scavare una vasca, ma anche quella richiedeva dispendio di forze e di tempo e noi eravamo frenetici di presentare questa innovazione a far ciccare gli altri. Nacque così il progetto di una doccia, per la quale il Genio compiacente ci offrì, inconscio ; carta catramata per il rivestimento, alcune tavolette per il fondo ; quattro o cinque murali per erigerla. Il cielo azzurro fu il gentile e poetico tetto.
L'acqua era abbondante, perchè captata da una sorgente vicina. Ma come costruire la parte più necessaria, quella che alla nostra costruzione avrebbe data la sua caratteristica, inconfondibile?
E qui ci soccorse il carburo non ancora consorziato e forse per questo fumoso e pestilenziale. In una visita ad un Reparto amico a fondo valle ; sfrugugliando con lo sguardo da per tutto ; come d'abitudine ; chè tutto quanto si rinveniva poteva essere utilizzato e le mule c'erano a posta per portar su la roba ; scoprimmo un bel rigato fusto vuoto di acetilene, vera reclame, Pneumatici Michelin tipo rigido.
Come scoprì Newton la legge della gravitazione universale? Vedendo cadere una mela. Come Galileo vide rotare il mondo? Osservando nel duomo di Pisa il movimento di una lampada. E i grandi esempi potrebbero continuare partendo da Archimede che diceva : datemi una leva e vi alzerò il mondo. Dunque sapeva cosa gli accorreva per la sua fatica.
Noi più grandi, andammo alla ventura e fu una rivelazione quel cilindro di lamiera abbandonato. Il bagno era trovato.
Bastò aprire nel fondo del cilindro, angolo sinistro, un foro ; appendere il fusto all'incrocio di due bastoni, far scorrere una corda in fondo alla quale era applicato un grosso turacciolo di legno ; e far sporgere sotto il buco una comune rosa da inaffiatore.
Riempito il fusto di acqua, lo stesso gaudente tirava la corda e la pioggia benefica scendeva ad irrorare la sua morbida pelle ed a rinfrescare le non sempre limpide idee.
Fuori i collegi aspettavano il turno : e quando si trovavano in parecchi erano spesso punti dal desiderio di assicurarsi del funzionamento della doccia, aprendo la parete porta, offrendo così ai monti ed al piano lontano certe apollinee visioni, che escono dal campo di questo Congresso per entrare in quello dell'arte pura.
Questo fu Menerle-les-bains dell'anno 1917 ; primavere, di un gruppo di buon temponi che dato che la ghirba dovevano forse un giorni cederla, pensarono di averla sempre pulita e diedero al Carburo l'onore di partecipare a questi patriottici lavacri.
Anche per dar modo a me di presentarvi questa relazione, fuori serie e fuori programma! GINO MASSANO


Dis.di C.V. Testi (4 n.d.r.)

note di redazione:
(1) Monte di Mezzo è una montagna di circa 800 metri che si trova in Alto Adige a sud di Bolzano.
(2) Don Piero Bertoldo da Malo, Vicenza, cappellano del "Monte Berico" decorato d due medaglie di bronzo ed una croce di guerra.
(3) « alteri saeculo » : che sia utile alla generazione successiva.
(4) C.V. Testi : Carlo Vittorio Testi, pittore nato "casualmente" a Ravina di Trento, ma di origini romagnole di Riolo (oggi Riolo Terme) dove frequenta le scuole elementari poi l'Istituto Tecnico a Bologna e nel dopoguerra l'Accademia di Belle Arti dove ha come maestro il pittore Augusto Majani (Nasica - da Budrio, Bologna). Nel 1919 a 17 anni era corso a Fiume con d'Annunzio e viene arruolato nel corpo legionario, promosso caporale dei Bersaglieri.


*Gino Massano, bolognese di nascita, vedi in altra parte del sito la biografia : il Maggiore Grand'Ufficiale Gino Massano