alpini del territorio bolognese romagnolo

Il tenente Ferruccio Carini
il ricordo di questo ufficiale della “Julia”
, di casato bolognese, che non ha rinunciato al cappello alpino neanche per sposarsi

di Giuseppe Martelli

pubblicato il 15 ottobre 2011

 

Ancora una volta è emersa dal passato un'altra bella figura di alpino. Il merito va al figlio Andrea che ha gelosamente conservato l'archivio di famiglia e che si è reso disponibile a ricostruire queste note biografiche del babbo, orgogliosamente alpino, mettendo a disposizione il ricco archivio fotografico e le notizie salienti. Nel ringraziare il figlio Andrea per questa opportunità che ci ha regalato, ricollochiamo oggi con orgoglio questa bella figura nella storia degli alpini bolognesi romagnoli.

 


sottotenente della "Julia"

Ferruccio nasce a Bologna il 13 ottobre 1914. La madre Giulia Manaresi, maestra elementare, è da due mesi vedova e si ritrova ad allevare da sola anche la sorellina Olimpia di due anni. La sostengono con tutto l'aiuto possibile in particolare la sorella Maria che ha sposato l'industriale Gaetano Maccaferri e che vive accanto a loro, ed i cuginetti (i Maccaferri arriveranno ad essere 12 fratelli) crescono praticamente insieme non solo nella vita quotidiana ma anche nella scuola e nelle vacanze. Anche con gli altri cugini, i figli di Angelo Manaresi (1), detto Gino e fratello di Giulia, avranno sempre un bel rapporto di amicizia. Ferruccio, dopo la laurea in giurisprudenza conseguita nel 1937, entra nello studio dello zio Gino che è avvocato ed inizia a fare pratica, ma questo gli fa capire da subito che non è quella la sua strada. Ama la storia, scrive con facilità e da studente aveva vinto i Littorali della cultura con un saggio sul Bottego. Si interessa a tutto quello che ha che fare con i libri e le biblioteche, ma i tempi sono duri e trovare la propria strada sembra così difficile da realizzare. Ma proprio all'interno della famiglia gli si apre una opportunità che gli farà cambiare la vita. Lo zio Alfonso (l'altro fratello della mamma e dello zio Gino (Angelo) è uno studioso di storia, docente al Seminario e autore di successo alla casa editrice Trevisini di Milano, decide di "dargli una mano" per inserirlo del mondo editoriale. Per Ferruccio si avvera il sogno e viene assunto alla casa editrice Petrini di Torino. Ha ventitré anni, tanta buona volontà per iniziare dalla "gavetta", facilità nello scrivere, un carattere particolarmente incline al contatto umano, ed in breve tempo diventa direttore. Ma il suo sogno va ben oltre, diventare lui stesso editore. Il bellissimo rapporto di stima, affetto e solidarietà che lega la "famiglia" Carini-Maccaferri-Manaresi lo aiuteranno a realizzare la sua aspirazione. I tre zii Alfonso e Gino (Angelo) Manaresi e Gaetano Maccaferri si quotano per raggiungere il capitale richiesto per dare una mano al nipote ad iniziare l'attività. E' il maggio 1940 e così nasce la Casa Editrice Poseidonia che ha come marchio il Nettuno di Bologna e che si affaccia sul mercato con i già apprezzati e conosciuti testi dello zio prof. Alfonso Manaresi. Ha così inizio la sua vera vocazione e professione; l'attività editoriale. Già nel primo anno riesce a restituire agli zii la loro quota e così ora sono tutti soci paritari che comunque riconoscono Ferruccio quale unico referente e guida. La "neonata" si avvale ora della preziosa collaborazione come autore dello zio Alfonso che si è liberato dal contratto che lo legava ad altra casa editrice. Siamo giunti al gennaio 1941, da sei mesi l'Italia è in guerra, ed anche Ferruccio viene chiamato alle armi. Lasciare la giovane casa editrice senza la guida significava non avere un futuro e prospetta alla sorella Olimpia, maestra elementare, di affidarle il compito della gestione ordinaria, rassicurandola che comunque non le avrebbe fatto mancare, anche attraverso la posta, tutti i consigli e le "dritte" pratiche su come e cosa si deve fare per assicurare la vita aziendale. La sorella pur essendo totalmente ignara, riesce, con la stessa passione e dedizione che le ha trasmesso il fratello, a svolgere il compito affidatole di mantenere viva e vitale la neonata casa editrice Poseidonia. In futuro ed in tutte le occasioni ufficiali che si prospettano, Ferruccio non mancherà di sottolineare l'immensa gratitudine alla sorella che aveva saputo mantenere accesa la fiammella di una attività appena nata. Poi la guerra finalmente finisce e può rimettersi con rinnovato vigore al timone della "sua" azienda.

(a questo punto riportiamo le notizie estratte dallo Stato di Servizio, nelle quali sono inserite, in corsivo, alcune note aggiuntive tratte dalle notizie biografiche scritte dal figlio Andrea)


seduto, da "recluta" a Susa.

Chiamato alle armi il 10 ottobre 1934 con la leva del 1914, viene lasciato in congedo provvisorio in quanto studente universitario nella facoltà di Giurisprudenza e perchè in attesa dell'apertura dei Corsi Allievi Ufficiali. Nell'aprile 1936 viene ammesso alla continuazione del ritardo del servizio militare per ragioni di studio ed iscritto nel ruolo della forza in congedo non assegnati del Distretto di Bologna. Nel settembre 1940 è iscritto nel ruolo speciale del Distretto Militare di Torino in quanto assegnato al 3° reggimento alpini in attesa di chiamata alle armi. Il 27 gennaio 1941 "finalmente" viene richiamato alle armi e giunge al 3° reggimento alpini battaglione "Susa" in territorio dichiarato in stato di guerra. Nel marzo 1941, in considerazione del titolo di studio, viene inviato alla Scuola Centrale Militare d'Alpinismo di Aosta per frequentare il corso preparatorio quale allievo ufficiale di complemento. Il 16 aprile consegue il grado di Caporale ed il 16 giugno la nomina a Sergente allievo ufficiale e rientra al proprio reparto nel 3° reggimento alpini. Qui trova tutto il reggimento in attività addestrativa preparatoria per l'invio al fronte Jugoslavo e Balcanico. Quindici giorni dopo il suo arrivo, durante una esercitazione si ferisce accidentalmente ad un labbro, cosa di poco conto, ma col sole e la polvere della montagna la piccola ferita si infetta in modo serio ed in preda a febbre altissima deve essere ricoverato all'ospedale militare di Bologna per un'infezione stafilococcica. Al termine delle cure necessarie viene inviato in licenza speciale di convalescenza di giorni 40. Chiamato per il controllo e verificato che lo stato di salute non è ancora stabilizzato per il servizio militare, ottiene altri trenta giorni di convalescenza. Questa stupida ferita gli salva la vita non facendolo partire per un fronte dal quale tantissimi commilitoni non ritornarono.


allievo ufficiale alla Scuola di Bassano.

Il 5 dicembre 1941 ristabilito definitivamente, rientra al reparto in territorio dichiarato in stato di guerra. Il 28 febbraio 1942 parte per Bassano del Grappa in quanto ammesso a frequentare il corso ufficiali presso la Scuola Allievi Ufficiali di complemento, arma di fanteria, specialità Alpini.
Nel suo stato di servizio a questo punto compare scritta la seguente nota: Ha esplicitamente rinunciato al beneficio della ferma ridotta spettantegli, obbligandosi a compiere alle armi la ferma ordinaria di leva.
Il 15 maggio 1942 viene nominato allievo ufficiale di complemento ed inviato in licenza in attesa di nomina a Sottotenente. Il 15 luglio giunge la nomina a Sottotenente con la comunicazione del reparto al quale deve presentarsi per il servizio di prima nomina. E' un reparto della divisione alpina "Julia" allora già definita "la leggendaria Julia" per l'eroico comportamento sul fronte greco-albanese e questa appartenenza lo renderà orgoglioso per tutta la vita. Si presenta così al 9° reggimento alpini di stanza a Gorizia. Due giorni dopo ha la definitiva assegnazione e deve presentarsi al battaglione "L'Aquila bis" dislocato a Tolmino, dove svolge servizio fino al maggio 1943 quando viene trasferito in forza al battaglione alpini "Vicenza bis" impegnato a fronteggiare la tormentata e pericolosa situazione a Caporetto.

 

 

Qui, pochi giorni dopo il suo trasferimento, affronta nella prima settimana di giugno il battesimo del fuoco con lodevole comportamento, come indicato nelle note caratteristiche, per il quale gli viene concessa una licenza premio di nove giorni. Rientrato al reparto, lo attende un nuovo trasferimento, questa volta al 9° battaglione complementi alpini dislocato ad Aidussina, allora nel territorio di Gorizia, oggi in territorio goriziano sloveno, dove con i noti fatti dell'8 settembre 1943, sciolto il reparto, rientra a Bologna. Nell'estratto del foglio matricolare risulta che ha prestato servizio di leva dal 27 gennaio 1941 al 14 novembre 1942 poi, in servizio nel ruolo come trattenuto alle armi, dal 15 novembre 1942 al 21 aprile 1945 quando e definitivamente posto in congedo ed iscritto nella forza in congedo del Distretto Militare di Bologna.

 

 

in licenza premio a passeggio per Bologna
con lo zio Alfonso
.


 


sorridente, a sinistra, all'Adunata Naz. Alpini
di Bologna dell'aprile 1969

Nel primo dopoguerra la vita e l'attività editoriale piano piano riprendono ed anche i sentimenti ritrovano spazio nel cuore ed il 14 dicembre 1949 sposa, nella cappellina di Villa Piedimonte, Giuseppina D'Andrea chiamata da tutti affettuosamente Pina. Dalla loro unione nasceranno tre figli, Andrea, Piero e Giulietta. Al matrimonio come testimone, ha vicino il suo colonnello Federico Carlevaris e fra gli invitati alcuni commilitoni e ovviamente l'alpino zio Angelo Manaresi, tutti rigorosamente con il cappello alpino in testa!! Questa sua "alpinità" non sarà mai dimenticata, partecipando quando possibile, alle manifestazioni alpine e comunque sarà un "fedele" socio della Sezione bolognese romagnola per tutto il resto della vita.



il giorno del matrimonio con alcuni invitati: in piedi da sinistra,
il Col. Federico Carlevaris, Massimo Lagostina, lo zio Gino
(Angelo Manaresi) ed il cugino Angelo Maccaferri.

in ginocchio i due sposini, a destra alpino non identificato.

 


nel suo medagliere fra le varie medaglie delle Adunate
Naz. Alpini vi è questa che il 10° Regg. Alpini (leggi Ass. Naz. Alpini) regalava a tutti gli alpini di leva militare


uno degli ultimi tagliandi di rinnovo tessera alla Sezione.

a fianco, il simpatico biglietto realizzato in occasione della nascita
del primo figlio Andrea.

L'attività professionale come editore mettono in evidenza la sua grande personalità e professionalità. Per oltre cinquant'anni ha diretto la "sua" casa editrice Poseidonia nata nel maggio 1940 a livello "famigliare" portandola per importanza editoriale a livello nazionale. Partita come "piccola" casa editrice con la diffusione dei libri di storia dello zio Alfonso, si arricchisce e si specializza nel corso degli anni in testi scolastici con autori fra i più stimati e autorevoli nella matematica, latino, lingue straniere, dattilografia, ed ancora una ricca serie di testi sul calcolo a macchina ed i primi approcci con l'elaboratore elettronico. Tutto procede bene ed ha accanto i due figli maschi, Andrea che si occupa della rete commerciale e Piero che segue la parte redazionale. Rilevate anni prima le quote dei tre soci, gli zii Alfonso, Angelo e Gaetano, la nuova ragione sociale vede il "fondatore" Ferruccio presidente e i due figli amministratori delegati.


 

Ma inesorabilmente gli anni passano ed anche, purtroppo le problematiche comprese quelle di mercato che inducono la "famiglia Carini" a concludere nel luglio del 1999 una complessa trattativa con la Elemond del Gruppo Mondadori che aveva manifestato grande interesse ad acquisire la Poseidonia. La complessa trattativa si conclude felicemente anche perché il "fondatore" viene nominato presidente onorario ed i figli confermati nei rispettivi incarichi. Tre anni dopo, nel 2002, la famiglia Carini lascia definitivamente ogni incarico. La Mondadori pubblica ancora oggi volumi scolastici con il marchio Poseidonia ma è una Poseidonia senza la "storica" famiglia Carini.

alcuni dei libri pubblicati dalla "Poseidonia". A sinistra uno dei primi libri editi e scritti dallo zio Alfonso.

 

Ferruccio, si spegne serenamente il 9 settembre 2005. Qualche tempo prima aveva fatto trovare al figlio Andrea un foglietto sul quale aveva scritto la traccia del suo necrologio perchè desiderava essere ricordato come Alpino e come editore. Il suo desiderio è stato fedelmente rispettato. Numerosi necrologi; tra questi anche quelli degli inseparabili cugini Maccaferri e Manaresi.


 

(1) Angelo Manaresi, ufficiale al Btg. "Feltre" del 7° Rgt. Alpini durante la guerra 1915-18, pluridecorato, poi Comandante (Presidente) dell'Ass. Naz. Alpini dal 1928 al 1943. A lui è intitolata la Sezione bolognese romagnola. Una sua biografia è già inserita nel sito, per visualizzarla aprire la pagina : Manaresi_Angelo.