soci illustri della Sezione bolognese romagnola
Il
Generale di Corpo d'Armata Vito Caruso
di
Giuseppe Martelli
pubblicato il 15 febbraio 2006
Nel corso
della sua storia, che parte dal 18 ottobre 1922, la Sezione
bolognese romagnola ha annoverato fra i propri soci figure
che pur non essendo nate sul territorio, hanno apportato con
la loro iscrizione come soci, prestigio ed orgoglio.
Fra
questi va certamente ricordato il Gen. Vito Caruso che è stato vice presidente di sezione dal 1973 al 1982,
anno della sua prematura scomparsa.
Vito
Caruso nasce a Salemi in provincia di Trapani il 7 agosto 1912.
Qui vive la gioventù fino al completamento degli studi presso
il Regio Liceo Classico di Trapani. Attratto dalla vita militare,
il 16 ottobre 1930 al compimento del diciottesimo anno, si arruola
volontario quale allievo nella Regia Accademia militare di artiglieria
e genio di Torino. Dopo due anni di Accademia, il 27 ottobre 1932
viene nominato Sottotenente di artiglieria e destinato al corso
di applicazione presso la scuola di artiglieria e genio, sempre
a Torino, che conclude il 29 settembre 1934. Dal 1° ottobre
1934 indossa per la prima volta il cappello alpino in quanto destinato
in servizio con il grado di Tenente presso il gruppo "Bergamo"
del 2° Rgt. Artiglieria Alpina di stanza a Bergamo quale sottocomandante
di batteria, quindi dal 31 ottobre 1937 al 19 marzo 1939 quale comandante
di batteria. In questo periodo, esattamente il 9 marzo 1939 a Merano,
contrae matrimonio con Raffaella Boschetti e dalla loro unione nascono
nel novembre 1940 Guido, che seguirà le orme del padre quale
ufficiale in servizio permanente effettivo nell'esercito, e nel
settembre 1946, sempre a Merano, Anita che verrà in seguito
a risiedere a Bologna.
Con l'entrata in guerra dell'Italia nel giugno 1940 partecipa alle
operazioni sul fronte occidentale francese dove si schiera con la
sua batteria (non è stato possibile identificare se con la
32ª o la 33ª) al Col de la Seigne e dal 21 al 25 giugno partecipa
ai combattimenti meritando una croce di guerra al valor militare
così motivata: <Comandante di batteria alpina, sotto
incessante fuoco di artiglieria nemica ed in condizioni di clima
particolarmente avverse, giungeva ad occupare, con trasporto dei
pezzi a spalla in terreno innevato, un'ardita posizione di cresta
dalla quale poteva eseguire efficace tiro contro un caposaldo nemico
che gravemente ostacolava l'avanzata dei reparti>. Con la
conclusione della guerra contro la Francia, alterna periodi di servizio
in territorio dichiarato in stato di guerra a rientri presso la
sede di comando a Merano fino al 17 novembre 1940 quando cessa di
essere mobilitato perchè ammesso a frequentare il 70°
corso dell'Istituto Superiore di Guerra a Torino. Promosso Capitano
già dal 1° ottobre 1940, dopo circa due anni di corso
viene destinato dal 15 aprile 1942 al Comando Divisione Alpina "Tridentina"
quale ufficiale in servizio di Stato Maggiore addetto alla sezione
operazioni e servizi. Con questo incarico è uno dei tre ufficiali
organizzatori del complesso piano dei trasporti ferroviari, ed il
19 luglio parte da Asti col Comando Divisione per la campagna di
Russia dove, dopo una quindicina di giorni di viaggio giunge in
località Nowo Gorlowka. Il resto della storia è troppo
nota per ripeterla, comunque dalla piatta pianura sul fiume Don
dove la Divisione è schierata, il 15 gennaio 1943 inizia
il ripiegamento fino alla vittoriosa battaglia di Nikolajewka sostenuta
il 26 gennaio, che permetterà di rompere definitivamente
l'accerchiamento russo ed il rientrio in patria dei superstiti.
In quei tragici gioni il giovane Capitano Caruso si prodiga con
generoso altruismo meritando una medaglia di bronzo così
motivata: < Ufficiale in esperimento per il servizio di Stato
Maggiore presso una divisione alpina, assegnato ad un comando di
colonna in duro e difficile ripiegamento, reso più grave
da aspre condizioni di clima, si prodigava per più giorni
con intelligenza fino al massimo delle sue possibilità fisiche
e con sereno sprezzo del pericolo, in difficili e cruente operazioni
per coadiuvare il comandante della colonna>. Finalmente
il 17 marzo 1943 può rientrare in patria con l'esiguo numero
dei superstiti, destinato prima al campo contumaciale di Udine quindi
in servizio a Gradisca d'Isonzo poi a Bressanone dove, con i tragici
eventi legati all'armistizio dell'8 settembre, viene fatto prigioniero
dai tedeschi ed internato in Germania. Qui vive la dura esperienza
delle prigionia che termina con la conclusione della guerra due
anni dopo e l'11 settembre 1945 rientra finalmente in Italia. Il
13 settembre si presenta al Distretto Militare di Bolzano ed è
assegnato con la promozione a Maggiore, retrodatata al 1° settembre
1943, all'Ufficio Servizi del Comando Militare Territoriale di Bolzano
dove rimane fino al 1° febbraio 1947. Dal 2 febbraio lascia
le truppe alpine in quanto destinato presso il comando del 35°
Rgt. Artiglieria "Friuli" di stanza a Merano quindi dal
1° maggio 1947 al 25 maggio 1948 presso il 3° Rgt. Artiglieria
Contraerea sempre di stanza a Merano, dove assume il comando di
un Gruppo.
Ten. Colonnello nel 1953
quale Capo Ufficio O.A.I.
del Comando del IV Corpo d'Armata. |
Dal
26 maggio si trasferisce a Bolzano in quanto destinato al Comando
Militare Territoriale quale Capo Ufficio Sezione Operazioni e Addestramento,
incarico che ricopre fino al 30 aprile 1952 per rientrare temporaneamente
nelle truppe alpine presso il Comando del IV Corpo d'Armata con
pari incarico di Capo Ufficio O.A.I. e la promozione a Tenente Colonnello.
Dal 15 dicembre 1953 viene nominato Sottocapo di Stato Maggiore,
incarico che ricopre fino al 6 gennaio 1957 quando lascia nuovamente
le truppe alpine perchè destinato presso un Comando militare
interalleato a Parigi dove dal 2 gennaio 1958 è promosso
a Colonnello. Rientra in patria il 1° marzo 1959 per assumere
il comando del 9° Rgt. Artiglieria Pesante di stanza a Trento,
comando che mantiene fino al 31 ottobre 1960 quando gli viene affidato
l'incarico di Capo Ufficio Fortificazioni presso il Comando designato
della 3^ Armata a Udine. Promosso Generale di Brigata dal 1°
gennaio 1965, alcuni mesi dopo indossa nuovamente il cappello alpino
in quanto nominato dal 25 ottobre 1965 comandante della Brigata
Alpina "Cadore" con sede di Comando a Belluno, dove rimane
fino al al 30 settembre 1967.
Nel 1966 Generale comandante la Brigata Alpina Cadore".
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Belluno, novembre 1968. Promossa dalla Sezione di Belluno
questa
cerimonia di consegna di una medaglia di riconoscenza ai comandanti
della
"Cadore" coinvolti nella tragica alluvione del novembre
1966. In piedi il
Gen. Caruso illustra lo spirito con il quale gli alpini della
"Cadore"
affrontarono la grave emergenza. |
Durante il periodo di comando affronta l'emergenza dell'alluvione
che colpisce nel novembre 1966 le province di Belluno e Trento.
Per l'esemplare efficace intervento a favore delle popolazioni viene
encomiato solennemente dal comandante del IV Corpo d'Armata Alpino
Gen. Ezio Marchesi. Dal 1° ottobre 1967 lascia il comando della
Brigata "Cadore" ed è destinato presso l'Ispettorato
logistico dell'Esercito a Roma dove rimane fino al 28 febbraio 1969
in quanto trasferito a Torino quale comandante di artiglieria del
1° Comando Militare Territoriale della Regione Nord Ovest presso
il quale viene promosso Generale di Divisione dal 27 febbraio 1970.
Il 2 agosto 1972 lascia l'Esercito per raggiunti limiti di età
ed è collocato in ausiliaria. Promosso Generale di Corpo
d'Armata dal 9 giugno 1976, il 2 agosto 1980 è collocato
nella riserva.
La sfilata
della sezione in occasione dell'Adunata Nazionale
Alpini di Modena del maggio 1978. Dopo il Vessillo scortato
dal Presidente Trentini, i tre vice presidenti. Al centro
il
Gen. Vito Caruso. |
Il
suo rapporto con l'Ass. Naz. Alpini inizia nell'agosto 1972 immediatamente dopo
aver lasciato l'Esercito quando, già da alcuni anni rimasto
vedovo, raggiunge la figlia sposata e residente a Bologna. Modesto,
cordiale, con un profondo senso del dovere e di disponibilità,
entra subito in perfetta sintonia con la Sezione mettendo a disposizione
la sua grande esperienza ed umanità. Con le elezioni sociali
del gennaio 1973 viene eletto all'unanimità nel consiglio
direttivo ed accetta l'incarico di vice presidente sezionale. Attivo
in ogni occasione, senza mai mettersi in primo piano, trova il tempo
per ogni cosa. Dai rapporti con i Gruppi, all'organizzazione del
Trofeo Alto Appennino (gara di sci alpinismo promossa dalla sezione),
dall'iniziativa
di mettersi sotto le due torri nel centro della città per
raccogliere fondi in favore delle
Con
il presidente di sezione Trentini, a destra, in occasione
dell'Adunata Nazionale di Verona del maggio 1981.
Sul
suo petto le numerose decorazione.
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popolazioni del Friuli colpite dal terremoto del maggio 1976, al
coordinamento per il biennio successivo di invio del materiale raccolto
e di volontari. Ed ancora nel 1980 di nuovo sotto le due torri per
chiedere di aiutare i terremotati del sud, fino alla complessa organizzazione
dell'Adunata Nazionale di Bologna nel maggio 1982 della quale porta
sulle sue spalle il massimo peso dell'impegnativo lavoro. A quanti
gli esprimevano i meritati ringraziamenti ha sempre una sola risposta:
"Ho collaborato alla vita dell'Ass. Naz. Alpini in riconoscenza e in
ringraziamento a quelli che sono Caduti nell'adempimento del dovere".
Il
31 ottobre 1982 muore improvvisamente lasciando un grande vuoto.
Per
onorarne la memoria, la sezione dona all'Istituto "Roncati"
una carrozzella speciale per handicappati aprendo una sottoscrizione
fra tutti i soci.
L'esatta ricostruzione delle note militari è tratta dallo
Stato di Servizio, gentilmente concesso dallo Stato Maggiore Esercito,
grazie all'interessamento dell'amico e principale collaboratore
dott. Mario Gallotta di Ferrara.
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