alpini
del territorio bolognese romagnolo
il Generale Pier Luigi Cavallari
di Giuseppe Martelli
pubblicato 15 ottobre 2005
Residente
a Ferrara attorniato dai ricordi, questo nome, sono certo, riporterà
alla memoria di tanti “veci” il periodo della naja quando, a vari
livelli, lo hanno avuto loro comandante da giovane Sottotenente
al Gruppo “Bergamo” nel lontano 1951 a Generale comandante la
Brigata Alpina “Taurinense” nel 1979-80. Ma non solo, sono anche
certo che i “suoi” alpini del Gruppo di Ferrara, che lo hanno
voluto loro Capogruppo dal 1992 al 2002, saranno lieti di conoscerne
lo “Stato di Servizio”.
Sono
nato a Bologna il 1° gennaio 1926 da famiglia di tradizioni militari.
Mio padre Primo era ufficiale in servizio permanente effettivo
di Artiglieria, la mamma Marta Allori era figlia di Ammiraglio
della Marina. Pur essendo di origini ferraresi, sono nato a Bologna
in quanto il babbo in quel periodo era in servizio presso il Comando
Artiglieria di stanza nella città. Nel 1931 ci siamo trasferiti
ad Albenga, in provincia Savona, dove ho frequentato i primi tre
anni delle scuole elementari, quindi nel 1935 siamo rientrati
a Ferrara dove ho concluso gli ultimi due anni. Ho proseguito
gli studi al Liceo Ginnasio presso il quale ho conseguito la maturità
classica nella sessione 1943-1944, quindi mi sono iscritto all’Università
nella facoltà di Ingegneria civile. Erano gli anni difficile della
guerra e gli eventi che hanno caratterizzato il 1944-1945 hanno
coinvolto anche la mia generazione, quella dei diciottenni. Per
fortunate coincidenze sono riuscito ad attraversare la “bufera”
senza particolari problemi. Chiamato alle armi nel 1947 ho presentato
domanda per essere ammesso all’Accademia Militare di Modena. Questa
scelta non era dettata dalla “necessità” di continuare una tradizione
di famiglia, ma era una mia libera scelta. Sentivo una forte vocazione
per questo tipo di vita ed i valori che rappresentavano. Il 10
gennaio 1948 ho indossato con entusiasmo la divisa di allievo
ufficiale nell’Accademia Militare dove in breve tempo sono stato
“promosso” Capo Scelto (per attitudini), quindi Capo Corso (per
studi). Al termine del corso, il 1° ottobre 1949 sono stato nominato
Sottotenente nel servizio permanente effettivo ed inviato a Torino
alla scuola Applicazione d’Arma. Classificato 2° su 26 allievi,
questo mi ha permesso di scegliere l’Arma o la Specialità nella
quale proseguire il servizio, ed io, che fin dal primo giorno
di Accademia avevo già chiara la mia aspirazione, ho scritto:
Artiglieria da Montagna.
Sottotenente nel 1951 |
Il
25 giugno 1951 mi sono presentato quale giovane Sottotenente assegnato,
al Reparto Comando del Gruppo “Bergamo” del 2° Reggimento Artiglieria
da Montagna di stanza a Brunico. Ero felice, ed anche orgoglioso
di avere sul braccio lo scudetto della gloriosa Brigata Alpina Tridentina
della quale ora facevo parte, e non vedevo l’ora di mettere in pratica
gli insegnamenti teorici. Pochi mesi dopo sono stato trasferito
alla 31ª batteria del gruppo “Bergamo” di stanza a San Candido quindi,
fra il dicembre 1951 ed il gennaio 1952, sono stato inviato a frequentare
il corso di addestramento sciistico presso la Scuola Militare Alpina
di Aosta.
Diversi
anni prima avevo conosciuto a Ferrara, Maria Teresa che condivideva
la mia scelta e pur consapevole del futuro peregrinare che avremmo
dovuto affrontare come famiglia per gli spostamenti nelle varie
sedi dove mi portava il servizio, non ha esitato a dirmi sì, ed
ho condotto all’altare il 30 marzo 1952. Dal nostro matrimonio
sono nati nel 1953 Patrizia Maria, nel 1954 Alberto e nel 1963
Stefano.
Bolzano 2 giugno 1952 -
Alfiere della Bandiera di Guerra
del 2° Rgt. Artiglieria da Montagna
|
Con
la promozione a Tenente sono stato quindi assegnato quale sottocomandante
della 2ª batteria del gruppo “Asiago” (di nuova costituzione)
di stanza a Dobbiaco, quindi dal 12 luglio 1953 fino al 19 dicembre
1956, comandante della 32ª batteria del gruppo “Bergamo” di stanza
a Silandro. Con la promozione a Capitano ho assunto il comando
della 33ª batteria sempre del gruppo “Bergamo” a Silandro. Il
periodo di comando di questa batteria “sperimentale” lo ricordo
con particolare soddisfazione in quanto dovevo sperimentare “sul
campo” il passaggio fra il vecchio obice 75/13 ed il nuovo 105/14.
Il mio giudizio era certamente di grande responsabilità. A questa
vanno aggiunte anche altre sperimentazioni che ho personalmente
condotto, come i famosi (ma poco pratici) “muli meccanici” una
specie di motociclo semi cingolato che avrebbero dovuto sostituire
il tradizionale mulo, il mio giudizio negativo risultò azzeccato
ed il progetto fu accantonato. Erano anni nei quali si cercava
a tutti i costi la “modernizzazione” con progetti che oggi fanno
sorridere, come la barella porta feriti someggiata che al primo
impiego operativo così giudicai: il ferito (simulato) ha riportato
al termine del percorso dal luogo della ferita all’ospedaletto
da campo, a causa del movimento sussultorio-ondulatorio del mulo,
un aggravamento dei danni della ferita stessa. (Il povero artigliere,
partito sano, era sconvolto e dolorante).
Tenente
comandante la 32ª batteria del Gruppo “Bergamo” |
la
sperimentazione del “mulo meccanico” |
Anche
questo progetto fu accantonato. Un’altra “sperimentazione” che
ricordo furono le “racchette da mulo”. Di forma circolare, venivano
calzate agli zoccoli e avrebbero dovuto, con la neve alta, sostenere
il mulo. Bene, presi due sezioni della mia batteria, una con muli
a zoccolo libero ed una con muli “racchettati”, indicai il percorso
e mi portai alla zona di arrivo. I muli a zoccolo libero marciavano
tranquilli sulla neve che arrivava loro al ginocchio, gli altri,
goffi ed impacciati dal passo non naturale li dovetti fermare
per non sfiancarli. Queste “racchette”, pur con mio parere negativo,
vennero comunque distribuite a diversi reparti, ma praticamente
non sono mai state utilizzate.
la
sperimentazione della barella portaferiti someggiata |
le
“racchette” da neve per mulo |
Nell’ottobre 1959 al termine del periodo di comando di batteria,
sono stato trasferito con incarichi di ufficio, alla Brigata Alpina
Orobica e precisamente al Comando 5° Reggimento artiglieria da
montagna di stanza a Merano. Forse i miei superiori la ritenevano
una “promozione al merito” ma sinceramente mi mancava l’attività
operativa. Chiesi ed ottenni di frequentare la Scuola di Guerra
per il corso di Stato Maggiore che conclusi nel 1963. Con la nomina
al grado di Maggiore sono rientrato alla “Tridentina” assegnato
quale ufficiale addetto all’ufficio Operativo Addestrativo del
Comando Brigata. Nel maggio 1966 promosso Tenente Colonnello,
con questo grado ho comandato fino al 1968 il gruppo “Aosta” del
1° Reggimento Artiglieria da Montagna della Brigata Alpina Taurinense,
di stanza a Saluzzo. Nel biennio 1969-1970 sono stato chiamato
a Bolzano quale Capo Ufficio Servizi del Comando 4° Corpo d’armata
Alpino, quindi a Udine, dove ho ricoperto l’incarico di Capo di
Stato Maggiore della Brigata Alpina Julia fino al 1972.
Colonnello Comandante
il 5° Rgt. Art. da Montagna
|
Promosso
Colonnello sono rientrato ad un comando operativo quale comandante
del 5° Reggimento Artiglieria da Montagna della Brigata Orobica,
di stanza a Merano, dove sono rimasto fino al 1974. Con l’imminente
promozione a Generale di Brigata ho assunto, quale comandante dal
1975 al 1978, il Comando Artiglieria del Corpo d’Armata Alpino con
sede a Bolzano. Certamente prestigioso ed in linea con le mie ispettive
è stato poi il periodo, nel biennio 1979-1980, quale Comandante
della Brigata Alpina “Taurinense” a Torino. Qui, avendo il diretto
comando di reparti alpini ed artiglieri da montagna, ho potuto constatare
la differente organizzazione e preparazione, ma anche impartire
precise direttive ai miei comandanti di Battaglione e Gruppo, per
affinare quel legame di operatività congiunta, ognuno nel proprio
ruolo di impiego, che nel corso della storia hanno caratterizzato
su tutti i fronti le Truppe Alpine. E’ stato certamente un periodo
di “arrabbiature” ma anche di soddisfazioni e purtroppo anche l’ultimo
a contatto diretto con le “penne nere”.
Ho
lasciato definitivamente le montagne quale nuovo Comandante della
Zona Militare di Genova, dove sono rimasto fino al 1983. Ormai,
anche se l’entusiasmo era sempre quello giovanile del sottotentino
del 1951, mi sono rassegnato all’idea che anche l’Esercito era
in lenta modificazione e forse era giunto per me il momento del
distacco. Ho chiesto ed ottenuto di essere assegnato quale ufficiale
addetto per incarichi speciali al Comando della Regione Militare
Tosco Emiliana, in pratica sono ritornato dopo 35 anni a Ferrara.
Generale Comandante
la Brigata Alpina Taurinense
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Promosso Generale di Divisione il 23 dicembre 1983, il 2 gennaio
1984 ho rivestito per l’ultima volta la divisa, e qui racconto
un particolare che può apparire innaturale, ma sono certo sarà
intimamente compreso da quanti come me hanno rivestito per tutta
la vita come scelta, la divisa. Mi sono posto davanti allo specchio
e con regolare saluto militare mi sono detto “Generale Cavallari,
sono fiero di te, hai fatto sempre il tuo dovere, hai sempre
cercato di capire i tuoi subalterni, li hai sempre rispettati,
hai capito fin dai primi giorni che comandare significava prima
di tutto essere cosciente che l’ordine impartito fosse realmente
fattibile, sperimentandolo prima di persona, e questo ti dava
la sicurezza che anche i subalterni erano in grado di eseguire
il tuo comando ottenendo in questo modo la loro fiducia”.
Il
giorno dopo mi ponevo su mia richiesta in ausiliaria, in pratica
andavo in congedo ad ingrossare le fila degli alpini dell’omonima
Associazione Nazionale Alpini non dimentico ed orgoglioso
di essere un Artigliere da Montagna
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