Ogni tanto, raffinando con l'esperienza le ricerche storiche, apro i vecchi tabulati dei soci cercando, se mi sono sfuggiti, nomi che hanno dato lustro alla storia della Sezione bolognese romagnola. Fra questi ho scoperto che il socio Prof. Giovanni De Toni ha risieduto a Bologna in via Panzacchi 5. Oggi,
ricollochiamo la bella figura nella storia degli alpini e della
sezione, ritenendo cosė di onorarne la personale degna memoria e quella dei tanti che, cento anni fa nella grande guerra, hanno portato con onore il camice bianco, le fiamme verdi e la penna nera.
nella foto in originale si nota che
porta al'occhiello il distintivo
dell'Ass. Naz. Alpini |
Giovanni De Toni nasce a Venezia il 3 marzo 1895. Con l'entrata in guerra dell'Italia, il 24 maggio 1915, mentre era studente all'Università di Padova, si arruola volontario ed è assegnato come aspirante ufficiale alla 101ª compagnia del Btg. Alpini "Monte Bicocca" e con questo reparto partecipa alle principali azioni nel settore del Monte Rombon. Trasferito poi all'Università Castrense a San Giorgio di Nogaro (Udine) per frequentare il corso per ufficiali medici ed iscitto al 2° anno accademico dal 26 novembre 1916 al 31 marzo 1917, viene promosso aspirante ufficiale medico ed assegnato al 1° Rgt. Alpini. Si guadagna una croce di guerra al valor militare il 19 giugno 1917 sul Monte Ortigara così motivata "Volontariamente raggiungeva, alla testa dei porta-feriti, sotto violento fuoco nemico, la posizione occupata dal battaglione, ove, non curante del pericolo, impiantava il posto di medicazione, dando opera alacre alla cura ed allo sgombero dei feriti".
Con la rotta di caporetto di ottobre, ed in circostanze simili che avevano motivato la croce di guerra, rimane prigioniero con tutto il posto di medicazione, ed è inviato nel campo di concentramento di Sigmundsherberg. Rientrato in patria nel dicembre 1918 ed inviato in congedo con il grado di Sottotenente medico, si laurea in Medicina e Chirurgia a Padova il 15 diccembre 1919, con lode e dignità di stampa della tesi.
All'inizio nel 1920 diventa assistente nella clinica pediatrica dell'università di Padova. Nell'anno accademico 1920-21, avendo vinto una borsa di studio del ministero della Pubblica Istruzione, diveventa "assistente straniero" nella clinica pediatrica dell'Università di Parigi, ove segue anche i corsi di due grandi maestri della pediatria. Alla fine del 1921 è chiamato a dirigere l'ospedale infantile "Cesare Arrigo" di Alessandria, ove rimane per cinque anni, fino al 1926, continuando anche la sua attività di ricerca scientifica, particolarmente nel settore delle malattie del lattante e fondando la Società medico-chirurgica alessandrina.
Nel 1922 aveva sposato Giulia Zadra, anch'essa pediatra; dei due figli nati dal matrimonio, Tonino ed Ettore, il primo muore tragicamente a Genova il 25 aprile 1945, ucciso in combattimento dai Tedeschi a poca distanza dalla clinica "Gaslini".
Il periodo bolognese.
ritratto pubblicato sul
sito dell'Univ. di
Bologna. |
Conseguita nel 1926 la libera docenza in clinica pediatrica, fa ritorno all'università, ottenendo il posto di aiuto volontario e nel 1928 quello di aiuto di ruolo, presso la clinica pediatrica di Bologna. Libero docente di Clinica pediatrica dal 13 gennaio 1927 al 23 settembre 1932 ed ancora nell’anno accademico 1934-35; incaricato di Puericultura per gli anni accademici 1931-32 e 1932-33
della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Bologna.
Non sappiamo se è sua l'iniziativa o se viene contattato per iscriversi alla Sezione, rimane comunque il fatto che in questo periodo è regolarmente iscritto come socio residente in via Panzacchi 5, come è documentato in un vecchio tabulato soci che conservo in copia.
il talloncino che porta il numero progressivo 41 dell'elenco soci |
Sul Bollettino ufficiale del 3 settembre 1926 viene indicato che è stato promosso Tenente effettivo in forza, in caso di richiamo, al 2° Rgt. Alpini e gli è stata conferita con decreto del 16 agosto, la croce al merito di guerra..
Nel 1933 descrive al congresso di Londra una malattia costituzionale della funzione renale, responsabile di una specifica forma di rachitismo: il diabete renale gluco-fosfo-amminico. Questo diabete è chiamato “malattia di De Toni, Debré, Fanconi” per ricordare gli altri autori che la studiarono, lo svizzero Guido Fanconi e il parigino Robert Debré. Questa patologia rimane il pilastro portante del gruppo di malattie che fanno parte dei rachitismi su cui torna a concentrare gli studi.
Il periodo modenese
Nel 1935, in seguito a concorso, lascia Bologna e diventa direttore della clinica pediatrica dell'università di Modena, dove rimane per sette anni e vi crea una piccola scuola. A Modena ha come allievi diversi collaboratori di cui si sa soltanto che Vittorio Mengoli diventa primario di pediatria a Verona e che Francesco Fontana segue De Toni a Genova.
Lavori e scoperte
Brillante didatta, predillige studi di natura francamente clinica, orientati verso l'osservazione e la più approfondita conoscenza del bambino malato, recando contributi di notevole valore in vari campi della specialità.
Nel 1940 decide, a Modena, di sottoporre un bambino ad un intervento di legatura del dotto arterioso di Botallo (anticipando di alcuni mesi il suo collega Robert Edward Gross). Successivamente scopre e diagnostica una malattia ossea caratterizzata da decorso acuto ed esito benigno a carico di numerosi segmenti ossei e da iperosteogenesi periosteo-encondrale. Secondo molti studiosi è proprio questa malattia identificabile come iperostosi corticale infantile studiata nel 1945 da John Caffey e William Silverman, denominata "malattia di Caffey-De Toni". In seguito descrive con precisione una particolare patologia ossea che viene riconosciuta da molti come l'iperostosi corticale infantile. Il suo impegno si svolge soprattutto nella ricerca pediatrica e ottenendo grandi risultati in diversi ambiti.
Oltre ai risultati dei suoi studi e ricerche nei vari settori della pediatria, pubblica anche molte opere a carattere compilativo, pregevoli per chiarezza di impostazione e valore didattico, delle quali si ricordano: La clinica dei nanismi renali; Introduzione allo studio della puericoltura; Malattie del midollo spinale, dei nervi periferici e dei muscoli; Manuale di pediatria; Malattie neuropsichiche; Toxoplasmosi; Trattato di malattie infettive; Trattato di pediatria e puericoltura.
Infine non va dimenticato il suo interesse per i problemi sociali e psicologici connessi con la clinica pediatrica con le pubblicazioni: L'assistenza sociale al bambino italiano, in Puericultura, pediatria preventiva individuale e sociale; Le basi psicologiche della moderna puericoltura, in Atti del Convegno italo-svizzero di neurofisiologia infantile, Bologna 1948.
Il periodo genovese
Nel 1942 si trasferisce alla Clinica pediatrica dell’Università degli Studi di Genova - che dal 1938 ha sede presso l'Istituto pediatrico Giannina Gaslini - dove resta fino al novembre 1965 (il Dipartimento di Scienze Pediatriche dell’Università degli Studi di Genova prenderà successivamente il suo nome). Dal 1946 si interessa soprattutto a temi riguardanti la crescita del bambino, elaborando un personale metodo, tramite un'interpretazione e una quantificazione delle turbe di crescita della statura e di accrescimento ponderale, che si fondava sulla disposizione di una tabella auxometrica in cui venivano riportati i valori di peso e altezza dove al centro appariva un’area di normalità e intorno a questa i cambiamenti per difetto o per eccesso di statura e peso riferite all’età espressa in anni. Questo metodo ebbe molta importanza in Italia ma non fu in grado di scalzare l’universalità delle tabulazioni esprimibili con il metodo dei “centili”. Negli anni seguenti continua a interessarsi di auxologia realizzando i due volumi sull’argomento che fanno parte del “Trattato di pediatria e puericoltura" il cui compito era raccogliere volumi monotematici scritti da diversi esperti nel settore e che si basava sul presupposto della costituzione delle specialità pediatriche. Due dei suoi allievi Paolo Tolentino e Gennaro Sansone si occuparono rispettivamente del volume delle malattie infettive e di quello sulla genetica. Negli anni cinquanta viene ricordato per essere un fervido sostenitore dell'allattamento al seno.
Viene riconosciuto come un autentico maestro della pediatria e fondatore di una grande scuola, alla quale si formarono valorosi specialisti che seppe indirizzare favorendone la naturale inclinazione verso particolari settori della clinica.
Membro di numerose società scientifiche italiane e straniere, nel 1949 fonda, con Guido Guassardo di Torino e Ivo Nasso di Milano, la rivista Minerva pediatrica; nel 1959 l'Associazione dei pediatri di lingua latina; nel 1966 l'Associazione italiana per la lotta contro la fibrosi cistica del pancreas. A Genova aveva anche creato il centro "Villa S. Chiara" per l'assistenza ai bambini handicappati, che gestisce con l'aiuto della consorte.
Il 1º novembre 1965 è fuori ruolo e successivamente diventa presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP) dal 1966 al momento della sua morte.
Muore a Genova l'8 gennaio 1973.