i cappellani militari alpini bolognesi romagnoli
di Giuseppe Martelli
pubblicato il 1° dicembre 2003
ROSSI don
Aldo
Tenente Cappellano
militare
Battaglione
“Monte Pavione” 7° Reggimento Alpini
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Rossi
Aldo era nato il 21 ottobre 1883 a Praduro e Sasso, oggi Sasso Marconi,
paese dell’Appennino bolognese. Pur di famiglia benestante la vocazione
lo porta ad entrare nel seminario di Bologna per gli studi teologici.
Soldato di leva nel 1904 viene esonerato in quanto studente religioso.
Rientrato in seminario viene ordinato sacerdote nel 1909 e svolge
il suo primo incarico quale cappellano coadiutore nella parrocchia
S. Paolo di Ravone a Bologna. Con l’entrata in guerra dell’Italia
e la conseguente mobilitazione generale del maggio 1915 è chiamato
alle armi ed assegnato come aiuto cappellano alla 6ª compagnia di
Sanità che raggiunge il 10 giugno sul Carso. Svolge il proprio incarico
nell’ospedale da campo fino al giugno 1916 quando riceve la nomina
a Tenente Cappellano militare destinato al battaglione “Monte
Pavione” del 7° reggimento alpini che opera in Valsugana. Ne
segue per un anno le vicende ed i combattimenti in Val di Grigno e
Cima Campo fino al 12 novembre 1917 quando,
nei combattimenti al Forte Leone su Cima Campo sopra la Valsugana, rimane prigioniero. Rientrato in patria con la conclusione della guerra alla fine del 1918, viene successivamente congedato nella primavera
del 1919 e rientra nella sua parrocchia a Bologna.
Una spensierata immagine di don Aldo Rossi negli anni ’30 sul suo mezzo di trasporto preferito.
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Nel
febbraio 1920 il Vescovo lo nomina parroco della parrocchia S. Martino
a Trasasso, una piccola frazione del Comune di Monzuno, dove svolgerà
il proprio ministero fino al 1958. Con la costituzione nel novembre
1922 della sezione bolognese romagnola è fra i primi ad aderisce quale socio
certamente fin dal 1924, il suo nome compare infatti sul tabulato
per i rinnovi tessera 1925. Non altrettanto certa è la partecipazione
alle attività associative, esiste infatti una sola fotografia che
lo ritrae con altri cappellani alpini, anche della sezione,
presenti all’adunata nazionale di Bologna dell’8 e 9 aprile 1933.
Schivo ad ogni forma di autocelebrazione riserva per sé i ricordi
di guerra ed anche i suoi collaboratori più vicini apprendono solo
oggi, con le ricerche svolte, questo trascorso del loro parroco.
Molto probabilmente all’impegno di sacerdote dedica tutte le proprie
energie pur mantenendo regolare iscrizione all’Associazione fino
al 1943. E’ ancora oggi ricordato con grande affetto come parroco
esemplare per le opere a favore della piccola comunità ed i giovani
verso i quali impegna tutte le modeste rendite parrocchiali per
offrire loro possibilità di lavoro. Realizza nel corso degli anni
diversi tipi di cooperative agricole sui poderi della Curia e, nel
1946 nell’immediato secondo dopoguerra, inizia la costruzione di
una casa che prevede sale di ritrovo, asilo ed un laboratorio di
sartoria specializzata in divise militari e quest’ultima scelta
conferma che ha mantenuto le amicizie nell’ambiente. Purtroppo questo
suo progetto è annullato da problemi economici e la casa, rilevata
dalla Curia vescovile, viene assegnata ad altri scopi di carattere
spirituale. Per il dispiacere ed insorti problemi fisici che ne
minano la prestante corporatura, viene ricoverato nella casa di
cura Villaverde di Bologna dove, dopo lunghi mesi di sofferenza,
muore il 31 dicembre 1958. La salma viene tumulata nella tomba di
famiglia a Pontecchio Marconi. A testimonianza dell’immutato affetto,
il 31 dicembre 1998 i parrocchiani hanno posto nella chiesetta del
cimitero di Trasasso una lapide a ricordo e già da diversi anni
a lui erano state intitolate la sala della canonica e la piazza
del paese.
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La
cappella nel cimitero di Trasasso dove
sulla sinistra è stata apposta nel 1998,
su iniziativa dei parrocchiani, la
targa a ricordo di Don Aldo Rossi.
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Un
ringraziamento all’Ordinariato Militare in Italia per
avermi messo a disposizione la preziosa documentazione di archivio
che ha permesso di ricostruire il periodo del servizio
militare.
Il particolare inedito della sua prigionia, che nel corso delle precedenti ricerche non era emerso, mi è stato aggiornato dall'amico, che ringrazio, dott. Luca Girotto di Borgo Val Sugana, che aveva consultato per sue ricerche personali la voluminosa documentazione nell'archivio
dell'Ordinariato Militare.
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