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Paolo Forchielli: un discepolo
di Accursio fra gli artiglieri alpini del Gruppo “Bergamo” in
Russia.
di Mario Gallotta
pubblicato il 1° gennaio 2005
Sottotenente di 1ª nomina nel 1942 in licenza a Bologna.
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Tra
i docenti della Facoltà di Giurisprudenza, nell'ateneo bolognese,
ve n'era uno che - nella seconda metà degli anni Ottanta - si distingueva
particolarmente per il tratto signorile e l'eleganza dell'eloquio.
I modi aristocratici e la profonda preparazione non si traducevano
tuttavia in freddezza e distacco, poiché quel docente di così vasta
cultura era sempre disponibile ed attento nei confronti dei giovani
intenti a penetrare i segreti della scienza giuridica. Tuttavia, nei
luoghi che videro Accursio ed Irnerio dare lustro immortale all' “Alma
Mater Studiorum", gli studenti che seguivano le lezioni di Diritto
Civile mai avrebbero immaginato il loro professore intento a dirigere
il fuoco di un pezzo d'artiglieria alpina, sotto il grandinare dei
colpi nemici nelle steppe gelate della Russia.
Paolo
Forchielli, infatti, era custode geloso dei propri ricordi, che divideva
unicamente - e in maniera molto riservata - con poche persone a lui
care. Solo recentemente abbiamo appreso dal figlio Alberto (il quale
ne ha parlato durante un incontro con Giuseppe Martelli) che, nella
villa di Imola, avevano luogo riunioni periodiche fra reduci, a cui
partecipava, fra gli altri, il Generale Vito Caruso (1).
Se il passato
alpino di Paolo Forchielli è riemerso alla luce, il merito dev'essere
certamente attribuito all'Ing. Franco Fiocca, suo compagno d'armi
nel Gruppo "Bergamo" (33ª Batteria) durante la campagna
di Russia. E' stata infatti la lettura del libro pubblicato dall'Ing.
Fiocca nel 2003 ("Classe 1921 - Note di guerra di un "Ragazzo
di Aosta '41" - 1941-1945") a permetterci di riscoprire
la figura di un valoroso combattente che onorò con il sangue la
penna nera, rientrando in Italia gravemente ferito.
Ma
chi era, esattamente, questo "bolognese d'adozione" (come
lo definisce Fiocca)?
i primi giorni di naja a Gorizia. |
Paolo
Forchielli aveva visto la luce ad Urbino (dove si trovava il padre,
docente di Diritto Canonico) il 30 marzo 1920. (2) A 17 anni si trasferì
con la famiglia a Bologna e si iscrisse al Liceo-Ginnasio "Luigi
Galvani", ivi conseguendo la maturità classica. Più che brillante
negli studi, superò il selettivo concorso di ammissione alla Scuola
Normale di Pisa, considerata - ieri come oggi - la culla dell'élite
accademica e culturale italiana. Laureatosi nel 1942 (a soli 22 anni)
non cercò una "sistemazione" lontana dal fronte, ma volle
condividere il destino dei suoi coetanei inviati in prima linea e
si arruolò come volontario ("volontario vero", precisa Fiocca).
Sergente allievo ufficiale a Lucca.
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Incorporato
nel gennaio 1941 nel 3° Reggimento Artiglieria Alpina di stanza a
Gorizia, quindi inviato alla Scuola Centrale Militare di Alpinismo
ad Aosta, fu successivamente ammesso alla Scuola A.U.C. (Allievi Ufficiali
di Complemento) di Lucca, dove ritrovò l’amico d’infanzia, poi nel dopoguerra bolognese
di adozione Mario Angelici (3), destinato come Forchielli alla cattedra
universitaria e alla professione forense sotto le Due Torri. Nominato
Sottotenente nel marzo 1942 fu assegnato alla 33ª Batteria del Gruppo
"Bergamo" (2° Reggimento Artiglieria Alpina della Divisione
"Tridentina"), comandata da un emiliano (il modenese Cap.
Franco Bonfatti), con la quale alla fine di luglio partì per la Russia,
ignaro come i suoi commilitoni della tragedia nella quale sarebbe
stato coinvolto. Con il suo carattere fermo e con la sua preparazione,
che lo rendeva privo di timori reverenziali, non esitò a sottolineare
le inefficienze e le assurdità che gli capitava di osservare, rischiando
di essere scambiato per antimilitarista da chi non comprendeva che
le sue critiche erano dettate dall'amore per la divisa e dall'alto
senso del dovere che lo animava. Dimostrò non comune coraggio in combattimento
e riportò ferite multiple: alla mano, al fianco, alla spina dorsale
e ai polmoni. Fu anche colpito da congelamento ai piedi, che si rivelò
lieve solo grazie agli stivali di feltro (i famosi “valenki” russi)
ricevuti provvidenzialmente in dono da una ragazza ucraina proprio
il giorno prima che iniziasse la ritirata dal Don della gloriosa 33^
batteria del Gruppo “Bergamo”. Fiero nemico delle ingiustizie, non
esitò - con la pistola in mano - a far scendere dalla slitta un riluttante
ufficiale che poteva camminare a piedi per far sistemare su quel mezzo
di fortuna il Sottotenente Fiocca, gravemente ferito e allo stremo
delle forze.
Uno dei periodici incontri fra i reduci
della 33ª batteria del Gruppo
“Bergamo”
promossi ad Imola nella villa di Paolo Forchielli.
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Dopo
la guerra entrò in magistratura, superando nel 1948 un difficile concorso,
per poi darsi all'insegnamento universitario e seguire così la sua
più profonda e sentita vocazione. Stimato accademico, insegnò Diritto
Civile presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Ferrara,
Istituzioni di Diritto Privato presso la Facoltà di Economia e Commercio
dell'Università di Bologna ed infine Diritto Civile presso la Facoltà
di Giurisprudenza dell'ateneo petroniano. Autore di numerose pubblicazioni
giuridiche, scomparve nel 1996, lasciando un grande vuoto tra i familiari
e tra gli amici.
A noi, “giovani” alpini della bolognese romagnola, ha lasciato il
grande rimpianto di non averlo potuto conoscere da vicino.
Gli
offriamo ora questo modesto ricordo, perché non si perda la memoria
di un uomo che ha saputo onorare in maniera esemplare la cattedra,
la toga e il cappello alpino.
(1) Il Generale Vito Caruso da Salemi, Trapani, durante
la Campagna di Russia era Capitano in servizio al Comando della Divisione
Alpina “Tridentina”. Trasferito a Bologna nel 1972 e subito iscritto
alla Sezione, ha ricoperto la carica di vice Presidente dal 1973 al
1982, anno in cui è deceduto.
(2) Nonostante la nascita in terra marchigiana, Paolo Forchielli ebbe profondi legami, anche familiari, con il territorio bolognese. La consorte - Maria Grazia, (Bologna, 1926 - Imola, 2011) - era l'unica figlia dell'imolese Giacomo Dal Monte Casoni (1890-1968) e della ferrarese Maria Dal Buono (1901-1988). Giacomo Dal Monte Casoni, avvocato a Imola, fu esponente di spicco del Partito Popolare Italiano poi della Democrazia Cristiana, partecipò come parlamentare alla prima legislatura della Repubblica Italiana e fu presidente della Cassa di Risparmio di Imola dal 1945 al 1968. Alla famiglia Dal Monte Casoni appartiene anche Tommaso Casoni, medico e scienziato (Imola, 1880 - 1933) studioso dell'echinococcosi.
(3) Mario Angelici e Paolo Forchielli erano amici d’infanzia
in quanto le rispettive famiglie si frequentavano già ad Urbino. L’Avv.
Angelici dopo la nomina a Sottotenente chiese ed ottenne di essere
destinato come paracadutista alla Divisione “Nembo” combattendo in
terra d’Africa poi sul fronte italiano, meritando anche una decorazione al valor militare (M.A.V.M.). Iscritto nel dopoguerra alla
Sezione bolognese romagnola, ne è stato un attivissimo socio ed anche consigliere
dal 1968 al 1974.
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