storia del territorio bolognese romagnolo

la Medaglia d’Oro al valore militare Antonio Giuriolo

di Giuseppe Martelli

pubblicato il 1° febbraio 2006

 

Il 14 ottobre 2001 in località Corona di Lizzano in Belvedere, nell’alto Appennino bolognese, è stato ricordata con particolare solennità per la presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, la Medaglia d’Oro al valore militare Antonio Giuriolo, partigiano combattente caduto in quella località. L’avvenimento offre lo spunto per ricordare che Giuriolo era ufficiale di complemento del Regio Esercito e precisamente capitano del 9° Reggimento Alpini. Ecco perché ho ritenuto giusto inserire nella storia del nostro territorio il ricordo di un alpino, vicentino d’origine, eroicamente caduto sul nostro territorio per difendere quei valori in cui fermamente credeva e per i quali non ha esitato al sacrificio della propria vita. E’ un doveroso omaggio che vuole anche nobilitare, al di sopra delle parti, la figura di questo valoroso soldato, ALPINO, forse poco conosciuto come tale.

 

Giuriolo Sottotenente a Catania
nel 1934
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Antonio Giuriolo, che sarà sempre chiamato e conosciuto come “Toni”, era nato il 12 febbraio 1912 ad Arzignano, Vicenza, da Pietro e Marina Arreghini. Cresciuto in famiglia ai valori della libertà e antifascismo, il padre avvocato ed esponente socialista aveva subito aggressioni per le sue idee politiche, ne maturano fin dalla gioventù quei fondamenti morali che saranno il concetto di tutta la sua pur breve esistenza. Dopo la scuola elementare, nel biennio 1922/23 continua gli studi a Bologna, dove abita la zia paterna, presso il collegio “San Luigi”. Nel 1924 la famiglia si trasferisce a Vicenza, ed Antonio rientrato, qui frequenta il ginnasio-liceo “Pigafetta”. Nel 1930 conclusi gli studi liceali si iscrive all’Università di Padova nella facoltà di Lettere. Iscritto alla lista della leva militare e per il suo titolo di studio, chiede di essere ammesso al corso per allievi ufficiali alpini, ma risultato non idoneo alla specialità deve ripiegare sulla fanteria, quindi viene inviato al corso presso la Scuola Allievi Ufficiali del Corpo d’Armata di Napoli, a Salerno, specialità Fanteria, dove giunge il 1° novembre 1933. Al termine del corso con la promozione a Sottotenente, svolge il servizio di prima nomina presso il 4° Reggimento Fanteria a Catania fino al 31 agosto 1934, quando è posto in congedo per fine ferma. Ripresi gli studi universitari, il 2 luglio 1935 si laurea ed il 29 settembre è richiamato in servizio per istruzione presso il 57° Reggimento Fanteria “Vicenza” dove rimane fino al 31 luglio 1936 quando è nuovamente posto in congedo. Ha ora 24 anni, una laurea, ma è senza prospettive di lavoro rifiutando la tessera del partito fascista, indispensabile per poter insegnare, come vorrebbe, nelle scuole pubbliche e deve quindi ripiegare a sporadiche supplenze in collegi privati. Promosso Tenente nella forza in congedo con anzianità 1° luglio 1937, viene nuovamente richiamato alle armi per istruzione ed il 3 aprile 1939 rientra al 57° Fanteria. Alcuni mesi dopo, esattamente dal 26 dicembre, transita finalmente negli alpini come è la sua aspirazione che rinnova ad ogni richiamo all’autorità militare, ed è inviato presso il 3° Reggimento Alpini dove presta servizio fino al 30 settembre 1940 quando è nuovamente posto in congedo (pur essendo in guerra in questo periodo si assiste ad una smobilitazione di molti reparti dell’Esercito poi frettolosamente e nuovamente mobilitati). Dal 1° ottobre 1940 è quindi iscritto nella forza in congedo del Distretto Militare di Vicenza come Tenente degli Alpini. Promosso Capitano con anzianità 1° gennaio 1942, l’anno successivo è richiamato alle armi per esigenze di carattere eccezionali presso il 7° Reggimento Alpini in Belluno dove giunge il 15 maggio 1943.

il distintivo del “Val Cismon”
Dal 18 giugno viene trasferito al Battaglione Alpini “Val Cismon” di stanza a Longarone, reparto mobilitato per esigenze di guerra ed assegnato provvisoriamente al 9° Reggimento Alpini, quindi, rientrato l’ordine di mobilitazione, viene inviato dal 19 agosto al deposito del 9° Reggimento alpini. L’8 settembre 1943, al termine di una breve licenza è di rientro a Vicenza da Firenze dove ha segretamente incontrato esponenti locali antifascisti, ed ha in tasca l’ordine di raggiungere il suo Reparto ora dislocato in Slovenia. In città deve rilevare ed accompagnare un gruppo di reclute vicentine che ha attorno a se quando viene annunciata la caduta del regime fascista e l’armistizio con l’esercito alleato. Senza esitazione lascia liberi i giovani compaesani e ovviamente sceglie la strada della Resistenza con la formazione partigiana “Giustizia e Libertà”, prima in Friuli, poi nel bellunese, quindi nelle montagne del vicentino sull’altopiano di Asiago dove organizza ed assume fra l’altro il comando di una formazione composta da universitari chiamata “piccoli maestri”. Il “Capitano Toni” questo sarà il suo nome di battaglia, nel mese di maggio del 1944 in un ennesimo combattimento contro i nazi-fascisti rimane ferito ad una mano, ferita che minaccia di incancrenire. Nonostante il rifiuto di abbandonare la lotta armata viene convinto a farsi curare e di nascosto rientra ad Arzignano dove l’amico fidato dott. Volpato riesce a fermare la cancrena. Bisognoso di ulteriori cure gli è consigliato il trasferimento a Bologna presso i cugini che sono in contatto con il prof. Bonora dell’istituto “Putti” nel centro ortopedico “Rizzoli” specializzato nelle terapie riabilitative. Durante il forzato soggiorno e le cure clandestine da parte del prof. Scaglietti, la sua figura è ben conosciuta nell’ambito della Resistenza alla quale segnala la presenza di “Toni”, viene avvicinato dal comandante regionale delle formazioni partigiane “Matteotti” che riconoscendo in lui l’alto valore morale ma anche organizzativo, gli propone di riorganizzare ed assumere il comando della locale Brigata “Matteotti Montagna”.

il “Capitano Toni”

Guarito, rinuncia a rientrare nella sua terra di origine ed accetta il comando della formazione partigiana che opera nell’alta valle del Reno. Sotto il suo comando la riorganizzata Brigata opera con grande vigore su tutto il settore con colpi di mano e veri e propri combattimenti contro le truppe tedesche sull’Appennino compreso fra Bologna, Pistoia e Modena. Nel settembre 1944 contribuisce alla liberazione dall’occupazione tedesca dei paesi di Capugnano, Granaglione, Borgo Capanne, Camugnano, Castelluccio ed ancora fra il 4 e 5 ottobre guida la battaglia per liberare Porretta Terme, consegnandola alle truppe americane della 5^ Armata. Alla sua formazione, riconosciuta militarmente, riarmata ed equipaggiata dagli americani, viene affidato un tratto di fronte dove sostiene numerosi combattimenti. Il 12 dicembre 1944, dopo aver occupato una postazione tedesca in località Corona, a ovest di Monte Belvedere nel Comune di Lizzano in Belvedere, un violento contrattacco costringe il suo reparto al ripiegamento. Preoccupato della salvezza dei suoi uomini che pur combattendo si ritirano e dei feriti che devono abbandonare il campo, si espone per coprirne i movimenti con intenso fuoco e viene falciato da una raffica di mitragliatrice. Il suo corpo verrà recuperato solo nella primavera successiva quando i suoi stessi “subalterni” riconquisteranno Monte Belvedere. Con la sua morte ed in suo onore il reparto assume la nuova denominazione di Brigata “Toni Matteotti Montagna” ed i suoi uomini decidono di non nominare un altro comandante affidando la direzione ad un gruppo ristretto. Su proposta del comando americano, gli viene conferita alla memoria la Medaglia d’Oro al valore militare e sul luogo del suo sacrificio viene eretto un cippo, meta annuale di doveroso pellegrinaggio per onorarne la memoria.

la locandina del film

Al “Capitano Toni” sono intitolate a livello locale, la scuola media di Porretta Terme, una Via a Molinella, una Via ed un grande parcheggio a Bologna. Alla sua memoria è dedicata una ricca bibliografia e la sua figura è ricordata anche nel film “I piccoli maestri” di Daniele Lucchetti realizzato nel 1998, tratto dall’omonimo libro autobiografico di Luigi Meneghello pubblicato nel 1964.

La motivazione della Medaglia d’Oro al valore militare:

 “Tra i primi ad impugnare le armi contro i nazi-fascisti con i pochi partigiani della montagna, e successivamente, organizzando vari reparti combattenti, partecipava ad epiche azioni di guerriglia e sabotaggio, distinguendosi per indomito valore e competenza. Nominato comandante di distaccamento e poi di Brigata partigiana, guidava il reparto in valorosi combattimenti infliggendo al nemico gravissime perdite e catturando prigionieri ed ingente bottino di guerra. Alla testa dei suoi uomini contribuiva validamente alla liberazione di largo territorio dell’Alta Toscana, rifulgendo per tanto eroismo e capacità di comando, che gli Alleati vollero il suo reparto affiancato alle loro forze di avanguardia, colle quali conquistare arditamente il caposaldo di Monte Belvedere. Durante il combattimento per l’occupazione della piazzaforte di Corona, teneva da solo testa ad un contrattacco nemico nel nobile intento di proteggere il trasporto dei feriti. Colpito a morte chiudeva nel bacio della gloria la sua ammirevole vita. Esempio luminoso di eccezionale ardimento e di generoso altruismo”
Corona (Lizzano in Belvedere), 12 dicembre 1944

Il Presidente Ciampi rende omaggio alla stele in onore
della Medaglia d’Oro
Antonio Giuriolo.
Per completare il suo ricordo, ripropongo alcuni significativi passaggi dell’intervento pronunciato a braccio dal Presidente delle Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione della cerimonia del 14 ottobre 2001 a Corona:
….Questo cippo è dedicato ad Antonio Giuriolo, uomo di lettere che diventa uomo d’arme. Perché diventa uomo d’arme? Diventa uomo d’arme perché vi è in lui, come accadde a tanti, a molti italiani, una rivolta nella propria coscienza. Ciascuno di noi, militari – e Antonio Giuriolo era ufficiale degli Alpini – s’interrogò sul da farsi; e la risposta la trovò, ripeto, nella propria coscienza. Fu una risposta di dignità personale e nazionale che ci vide, all’inizio, silenziosamente accomunati. Certo la sua rivolta fu decisa e forte, anche perché ebbe la fortuna di avere avuto nei suoi studi all’Università di Padova, così come accadde in tante altre Università italiane, una grande scuola; una scuola di uomini liberi. Egli era diventato un uomo che credeva nella religione della libertà. E fu questo che permise a lui di fare quella scelta….
…Con lui ricordiamo qui anche tutti coloro che caddero, sia quelli della stessa Brigata “Matteotti”, comandata dal “Capitano Toni”, sia delle tante altre brigate che combatterono su queste montagne e in tante altre parti d’Italia. Nel rendere loro onore noi non manteniamo solamente un doveroso impegno che abbiamo, ma compiamo un dovere e un obbligo che abbiamo nei loro confronti: e mantenere la memoria di quelle vicende non è solo un fatto di nostalgia……

 

 

 



 

L'amico Mariano Marcazzani mi scrive in data 3 febbraio 2006 segnalandomi che in provincia di Vicenza esiste un rifugio alpino intitolato alla M.O. Capitano Toni Giuriolo. Nel ringraziare Mariano per la segnalazione, provvedo anche a pubblicare una fotografia del rifugio.

Questo rifugio a quota di m. 1457, è ubicato nel Gruppo Piccole Dolomiti esattamente al Passo di Campogrosso nel Comune di Recoaro Terme.
Colgo l'occasione per segnalare che il 4 ottobre 2003 è stato costituito in organico alla Sezione ANA di Vicenza, il GRUPPO ALPINI "TONI GIURIOLO" con sede sociale a Vicenza nella "zona dei ferrovieri", circoscrizione 7.


note – Ringrazio il Centro Imolese Documentazione Resistenza Antifascista nella persona del Presidente Elio Gollini per la preziosa collaborazione nell’offrirmi la possibilità di consultare importanti documenti storico bibliografici dedicati ad Antonio Giuriolo.

 

L’esatta ricostruzione delle note militari è tratta dallo Stato di Servizio, gentilmente concesso dallo Stato Maggiore Esercito per interessamento dell’amico Mario Gallotta di Ferrara, che ha anche collaborato all’acquisizione di altri documenti.