albo d’oro degli alpini bolognesi romagnoli

le 7 Medaglie d’Oro al valore militare
di Giuseppe Martelli

MARIO JACCHIA

da Bologna
Tenente del 6° Reggimento Alpini Battaglione “Monte Berico”
Partigiano Comandante Formazioni Militari Nord Emilia
Disperso, Emilia 20 agosto 1944
Socio fondatore nel 1922 della Sezione Alpini Bolognese Romagnola.

 


dal Bollettino Ufficiale dell'agosto 1916, la nomina a Sottotenente nel 6° Rgt. Alpini.

Mario Jacchìa nasce a Bologna il 2 gennaio 1896 da genitori di origini triestine, Eugenio ed Elisabetta Carpi, espulsi anni prima dal governo austriaco per la loro attività irredentista. Con la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria nel maggio 1915, lascia gli studi universitari e parte volontario. Inviato alla Scuola Militare di Modena e conseguita a novembre la nomina ad aspirante ufficiale viene destinato al 6° Reggimento Alpini battaglione “Monte Berico”. Promosso Sottotenente nel marzo 1916 assume il comando di una sezione mitragliatrici. Nei combattimenti del 12 e 13 giugno a Vallarsa per l’ardimento dimostrato gli viene conferita la croce di guerra al valor militare. Pochi giorni dopo, esattamente il 28 giugno, per un’ardita azione a Forte Mattassone gli è concessa la medaglia d’argento. Promosso Tenente nell’aprile 1917, si distingue ancora per il suo valore meritandosi la medaglia di bronzo nei combattimenti del 29 e 30 agosto nell’Altipiano di Bainsizza, quindi un’altra medaglia d’argento il 25 ottobre sul Monte Kukli. In successiva azione in Val Grande rimane gravemente ferito e dopo alcuni mesi in ospedale rientra in servizio quale aiutante maggiore del battaglione fino alla conclusione della guerra. Riprende gli studi universitari laureandosi in Giurisprudenza e diviene ben presto un affermato avvocato e giurista di valore condividendo lo studio del padre in Via d’Azeglio 58, dove risiede ed era nato. Nell’estate del 1921 è fra i presenti al ristorante “Diana” con diversi ufficiali bolognesi tutti del 6° Alpini, per salutare il loro ex comandante Giuseppe Reina di passaggio in città. Reina, che nell’estate del 1919 a Milano era stato fra i fondatori dell’Associazione Nazionale Alpini ed è inserito nel direttivo, invita a costituire anche a Bologna una Sezione. L’invito non cade a vuoto e Jacchia con pochi altri assume l’iniziativa: Nell’ottobre 1922 presso il “Caffè della Barchetta” si riunisce con il comitato promotore per preparare la successiva prima assemblea costitutiva indetta per sabato 18 novembre della quale ne è il segretario con incarico di redigere il verbale. Eletto nel consiglio direttivo partecipa attivamente ai primi anni di vita associativa fino a quando, lui amante della libertà e della democrazia, principi per i quali a 18 anni era partito volontario, non si riconosce nella nuova associazione imbrigliata dall’ideologia fascista. Promosso Capitano nel 1930, l’anno successivo viene richiamato alle armi per un mese di istruzione. A seguito delle sopravvenute leggi razziali gli è negato un secondo richiamo per l’avanzamento di grado, il divieto di rivestire l’uniforme ed esonerato dal servizio militare. Sempre più vicino ai movimenti antifascisti, con l’armistizio dell’8 settembre 1943 entra nel Comitato di Liberazione Nazionale e si adopera per l’organizzazione della resistenza in Emilia e Lombardia. Con il nome di battaglia “Rossini” è ispettore quindi comandante delle formazioni militari del Nord Emilia. Il 2 agosto 1944 mentre a Parma presiede una riunione del suo comando, attardandosi per distruggere il materiale compromettente, viene catturato dalla polizia. Consegnato ai tedeschi, subisce lunghi giorni di torture e sevizie, testimoniate dai suoi compagni di cella, che ne ricorderanno la fierezza ed il coraggio ostentati nell’affrontare gli “interrogatori”. Dal 20 agosto, data nella quale viene visto per l’ultima volta, non si hanno più sue notizie. Alla memoria viene decretata la medaglia d’oro al valore militare. Al capitano Mario Jacchia sono dedicate lapidi nella casa natale, alla Corte d’Appello del Tribunale e nella chiesa di Santo Stefano. A lui sono intitolate la piazza che delimita i Giardini Margherita ed una via alla Croce di Casalecchio. Su l’Aeguille de l’Eveque, nel gruppo Gran Jorasse in Val d’Aosta, per iniziativa della figlia Adriana, viene montato nell’agosto 1961 con l’aiuto dei famigliari e degli alpini della Scuola Militare Alpina di Aosta, che hanno provveduto al trasporto alla quota 3.264 mt., il bivacco Mario Jacchia.

MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D’ORO:

“Nobile figura di partigiano, fedele all’idea che fu il credo della sua vita, fu tra i primi ad organizzare i nuclei di resistenza contro l’oppressore nazifascista. Perseguitato per ragioni razziali, ricercato per la sua attività cospirativa ed organizzativa, non desistette dall’opera intrapresa con tanto ardore. Nominato ispettore militare dell’Emilia e successivamente comandante delle forze partigiane del Nord Emilia divenne in breve l’animatore del movimento clandestino della regione e, senza mai risparmiarsi, sempre rifulse per la forte personalità e per l’indomito coraggio dimostrato durante le frequenti missioni ed i sopraluoghi rischiosi effettuati per meglio assolvere il suo compito. Sorpreso dalla polizia mentre presiedeva una riunione del suo comando, veniva arrestato nel tentativo di distruggere tutto il materiale compromettente, compito che aveva assunto per sé, dopo aver ordinato ai suoi collaboratori di mettersi in salvo. Sottoposto a stringenti interrogatori si confessò unico responsabile e non pronunciò parola che potesse compromettere l’organizzazione. Dopo aver sopportato lunghi giorni di detenzione e di martirio fu prelevato dal carcere e soppresso. Fulgido esempio di apostolo della libertà e di eroico sacrificio.”
Emilia 8 settembre 1943, 20 agosto 1944