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aperto ad argomenti proposti da voi
14 APRILE 1945......Un
alpino tra i primi liberatori di Imola
di Franco Merlini*
pubblicato il 15 novembre 2010
Un'incontro
casuale in una località di villeggiatura, uno scambio di
battute sui rispettivi luoghi d'origine e la frase: "ah Imola!
Ricordo di esserci passato nell'aprile del '45 nel giorno della
sua liberazione".
Ciò è stato sufficente per focalizzare sull'argomento
la conversazione. Immaginavo che la presenza a Imola dell'anziano
signore che avevo di fronte fosse stata marginale, mischiata tra
la massa di militari in transito; ma quando egli mi specificò
che si trovava a bordo della prima camionetta che era entrata
in città all'imbrunire del 14 aprile '45 la mia semplice
curiosità si trasformò in una ferma determinazione
di documentare questo episodio come testimonianza storica importante.
La foto, conservata nell'archivio del CIDRA, ritrae alcuni
soldati
del
Gruppo di Combattimento "Friuli". Tra questi,
in secondo piano sulla destra,
il tenente Levi col cappello alpino.
In occasione del
nostro incontro,
il professore Levi mi raccontò
di avere conservato
per tutta la campagna
il suo cappello con
la penna nera portato fieramente sulla
divisa di
foggia inglese
che i nostri soldati avevano durante la
guerra di Liberazione.
La scoperta di questa foto (sconosciuta all'interessato),
conferma
questo
particolare
curioso ma estremamente significativo di quanto
l'attaccamento
al corpo fosse vivo ed avesse il sopravvento sul
tentativo,
da parte degli
Alleati, di annullare ogni riferimento al
passato.
(didascalia originale pubblicata con l'articolo)
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Mario
Attilio Levi (1) non ha bisogno
di presentazioni e certamente non passerà alla storia solo
per aver liberato Imola, ha meriti ben più grandi che lo
collocano a livello internazionale come uno dei massimi studiosi
di storia greco romana disciplina che ha insegnato all'Università
di Milano di cui è professore emerito, nonchè socio
nazionale dell'Accademia dei Lincei. La sua biografia è
tanto ampia che riempirebbe lo scaffale di una libreria. E' piemontese
ed ha 91 anni (2)
che porta benissimo con uno spirito ed una vitalità del
tutto invidiabili. Alla fine degli anni '30, già assistente
universitario, aveva ricoperto incarichi importanti come giornalista
in varie testate come il "Resto del Carlino" di Bologna
e la "Stampa" di Torino della quale era stato proposto
come direttore in sostituzione di Curzio Malaparte; ma poi aveva
optato per la carriera universitaria.
Allo scoppio della guerra era stato richiamato, col grado di tenente,
nel 3° Reggimento Alpini Battaglione "Pinerolo".
Verrà insignito di medaglia d'argento al v.m. per azioni
svolte nei giorni immediatamente successivi all'8 settembre quando
partecipò alla difesa di Roma. Alla fine del '43 entrerà
a far parte del nuovo esercito italiano e dopo un breve addestramento
nel Sannio, sarà operativo nell'agosto del '44 dopo la
liberazione della Toscana. Fu aggregato al Gruppo di Combattimento
"Friuli" ove svolse l'incarico di ufficiale di collegamento
nell'ambito del X° Corpo britannico dell'VIII Armata; ruolo
che mantenne per tutta la campagna da Rimini al Brennero.
13
aprile 1945 - Carri armati alleati scendono per attraversare
il
fiume Santerno alla periferia di Imola. (7)
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Il
X° corpo d'armata era composto da due battaglioni inglesi,
da un reggimento ebraico (che però non parteciperà
all'offensiva di primavera), dalla 5^ divisione polacca "Kresowa"
e dai due gruppi di combattimento italiani: il "Folgore"
e il "Friuli". Durante il periodo invernale, tra il
'44 e il '45, gli italiani del "Friuli" furono acquartierati
a Forlì e da lì, seguendo la ritirata tedesca, senza
impegnare direttamente il nemico, lungo la direttrice della via
Emilia.
Sul Senio il reparto del Tenente Levi occupava una posizione di
fronte a Riolo (3), quindi all'ala
sud dello schieramento tenuto dal X° corpo, in un punto che
vedeva opposti i paracadutisti di un battaglione tedesco della
4^ divisione "Hermann Goring". Su questo punto il fronte,
come sull'intera linea, i tedeschi erano quasi completamente inattivi
e l'impegno degli alleati si limitava ad azioni di artiglieria
ed attività di pattuglia. L'esercito tedesco appariva ormai
privo di ogni capacità strategica ed anche dal punto di
vista tattico il comando appariva ormai svompaginato con una truppa
allo stremo con scarsezza di cibo e di munizioni. Di fronte alle
linee alleate, oltre al Senio, di notte si udiva distinto il cicgolio
di una carro teainato dai buoi, unico mezzo di trasporto in grado
di assicurare i rifornimenti al nrmico. Il morale degli italiani
era eccellente e la truppa amava ripetere un detto: "dura
guerra che io resisto!". Un augurio che aveva avuto senza
dubbio una ragione visto che il gruppo di combattimento "Friuli"
ebbe oltre novecento perdite tra morti (242), feriti (657 tra
cui lo stesso Levi) e dispersi (61) durante l'intera guerra di
liberazione. Nei solo due giorni che precedettero la liberazione
di Imola con lo sgondamento del fronte sul senio il 10 aprile
le perdite furono di 84 morti, 219 feriti e 15 dispersi.
Quando gli alti comandi alleati decisero che il fronte italiano
poteva finalmente muoversi, lo "sfondamento" della linea
sul Senio fu questione di ore. Anche se poi la cauta avanzata
su Imila impegnerà quattro giorni (dall'11 al 14 aprile).
Soldati italiani del Gruppo di combattimento "Friuli"
in transito verso Imola in un momento di sosta a
Galisterna di Riolo Terme.
Da notare che sono equipaggiati con divisa
ed armi dell'esercito Inglese. (7)
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Nel
pomeriggio del 14 aprile il reparto del tenente Levi si veniva
a trovare a ridosso dei sobborghi sud-orientali di Imola. Evidentemente
occupando l'estremo lato destro dello schieramento italiano tra
la via Emilia e le Acque Minerali (4),
a contatto coi polacchi che erano invece attestati a nord della
via Emilia tra questa e San Prospero. Un reparto di 50-60 italiani
del "Friuli" attraversò il Santerno (5)
forse tra il ponte nuovo e il ponte vecchio (entrambi distrutti)
con l'intento di occupare gli incroci principali della città.
Due camionette si staccarono dal gruppo e si diressero verso il
centro di Imola forse seguendo la via emilia da porta dei Servi.
Era all'imbrunire tra le ore 17 e le 18. Un mezzo era inglese
ed uno occupato da un ufficiale, l'autista e un mitragliere, l'altro
era italiano ed aveva a bordo l'autista, due mitraglieri e due
ufficiali: un tenente colonnello e il tenente Levi. I due mezzi
attraversarono la città completamente deserta.
Alla domanda sulla presenza di forze partigiane in città
ad accogliere i primi "liberatori" la risposta da parte
del professore Levi è stata decisa e spicciativa "i
partigiani non diedero nessun aiuto"..." d'altronde
non c'erano mezzi per distinguere i partigiani da eventuali fascisti
o franchi tiratori"..."non c'erano accordi o contatti
tra il nostro comando e le forze partigiane e il primo compito
che si profilava ogni qual volta una città veniva "liberata"
era l'immediato e sistematico disarmo delle formazioni partigiane"...
Il comando alleato aveva predisposto manifesti prestampati in
cui era lasciato in bianco il nome della località ed il
testo ordinama l'immediata consegna delle armi".
Affermazioni che faranno certamente discutere a che apriranno
non poche polemiche.
E l'accoglienza della popolazione? "fu gelida. I primi borghesi
che incontrammo guardando le nostre stellette ci domandavano stupìti
- ma siete italiani? - Avuta risposta affermativa parevano
delusi di vedere italiani vestiti con divise inglesi..."..."ma
forse" - continua il professor Levi - "erano solo motivi
politici, sapevano che non tirava buona aria per i comunisti".
Ma abbiamo lasciato le due camionette lungo una strada principale,
forse la via Emilia, mentre attraversavamo la città deserta.
Ad un certo punto in una piazza o forse in prossimità di
un incrocio importante, in direzione ovest verso Bologna avvenne
un incontro che lasciò gli occupanti dei due mezzi militari
stupefatti: in piedi su una cassetta di munizioni, di fronte ad
una chiesa, stava un militare che in un primo momento fu scambiato
per tedesco. Non aveva divisa color cachi dell'VIII^ armata ma
neppure la grigio verde tedesca. L'equivoco, che avrebbe potuto
avere conseguenze tragiche, fu presto risolto. Si trattava di
un MP (military police - polizia militare) americano nella divisa
verde oliva con l'elmetto M1. (Particolari che non possono essere
assolutamente confusi con l'equipaggiamento di altri corpi alleati,
esempio i polacchi che indossavano uniformi britanniche e il caratteristico
elmetto a "padella").
L'ufficiale inglese scese dalla camionetta di testa e si avvicinò
al soldato della V^ armata. In un'atmosfera irreale i due, pur
parlando la stessa lingua, non si comprendevano. Chiarita la situazione,
per non sovrapporre le rispettive posizioni, i due mezzi del X°
corpo si ritirarono ripercorrendo la strada a rirroso. Erano i
primi soldati delle due rispettive armate che proprio a Imola
si incontravano: gli uni dell'VIII^ armata britannica provenienti
da est e da sud est e gli altri, della V^ americana, provenienti
da sud lugno la valle del Santerno.
Il giornale CORRIERE ALLEATO del 18 aprile 1945
da la notizia di Imola liberata. (7)
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Imola
quindi, secondo questa testimonianza assolutamente inedita (nessuno
ha mai ricordato la presenza di militari americani), fu "liberata"
simultaneamente da due lati senza che i rispettivi liberatori
sapessero della presenza degli altri. I polacchi, a cui la versione
ufficiale degli avvenimenti della giornata attribuisce interamente
la paternità dell'azione, provenivano da nord ed entrarono
a Imola con pattuglie presumibilmente alla stessa ora dopo avere
guadato il Santerno tra San Prospero e il ponte della ferrovia
ed essersi attestati lungo la Lughese (6)
ai sobborghi nord della città.
La permanenza del Tenente Levi a Imola non durò che qualche
ora prima di proseguire la "passeggiata" verso Bologna
che fu raggiunta in lenta avanzata, mentre il nemico ripiegava.
A Imola il tenente Levi fu alloggiato presso un'abitazione privata
che solo fino a poche ore prima aveva ospitato un capitano tedesco.
Come già era avvenuto in occasioni precedenti e come accadrà
anche in seguito gli odori del nemico riempivano ancora gli ambienti.
Odori umani ma anche quelli caratterisyici del tabacco tedesco,
di margarina rancida e di pane "tipo K".
Con questa nota molto umana e personale sugli odori e le sensazioni
provate nel "liberare" unletto occupato in precedenza
dal nemico in fuga termina la testimonianza, crefdo in gran parte
inedita, del tenente degli alpini Mario Attilio Levi il primo
militare italiano ad essere entrato a Imola nel suo "giorno
più lungo".
Forse non è molto importante stabilire a chi spetti il
primato in quel pomeriggio del 14 aprile 1945. Ma se nella storia
di una città una data ha un significato anche chi di quell'evento
fu protagonista non può passare aninimo. Che siano state
forze partigiane, i polacchi, gli americani o gli italiani del
"Friuli" non sarà questo articolo a stabilirlo.
Anche se l'autorevolezza della fonte non può che sollevare
intese.
A giudicare dall'ardore e dallo slancio con cui gli alleati intrapresero
l'offensiva primaverile forse fu merito degli stessi tedesci la
"liberazione" della città se non altro per averla
evacuata pacificamente in una lenta ritirata, comunque sempre
più rapida dell'avanzata dei "liberatori".
Tratto da:
Franco Merlini, 14 aprile 1945 - Un alpino tra i liberatori
di Imola, "Terza Pagina" n° 10, novembre 1993
pp. 8-9.
A
fianco,
la rivista "Terza Pagina" edita dall'UNIVERSITA'
APERTA di Imola, dove è stato pubblicato l'articolo.
La segnalazione
di questo interessante articolo mi è pervenuta dal mio
principale collaboratore al sito, dott. Mario Gallotta del Gruppo
alpini di Ferrara.
Ringrazio in modo particolare il CIDRA (Centro Imolese Documentazione
Resistenza Antifascista e storia contemporanea, per l'idispensabile
preziosa collaborazione e l'autorizzazione alla pubblicazione
delle immagini.
(1)
Mario Attilio Levi, nato a Torino nel 1902 e deceduto a Milano
nel gennaio 1998 dopo una lunga e operosa carriera dedicata allo
studio e all'insegnamento della storia greca e romana, all'archeologia
e alle antichità classiche. Cattedratico nelle Università
di Torino e Milano è stato anche docente in alcune Università
americane, ha tenuto conferenze e seminari in atenei statunitensi,
inglesi, francesi, spagnoli, greci, israeliani, svizzeri, polacchi
e jugoslavi. Autore di oltre 40 pubblicazioni storiche molte delle
quali utilizzate anche come libri di testo negli atenei. Nella
sua lunga carriera è stato anche Direttore del Centro Studi
e Documentazione sull'Italia romana e Presidente del Comitato
Internazionale per lo studio delle città antiche, con sede
a Strasburgo. A lui è stata dedicata la sala Auditorium
dell'Università di Milano e ancora oggi si svolgono numerosi
convegni internazionali di storia antica per onorarne la memoria.
Dalla sua esperienza di ufficiale del rinato esercito italiano,
aveva collaborato alla stesura del libro "Gruppo di Combattimento
Friuli nella guerra di liberazione" edito già
nel 1945.
(2)
All'epoca dell'incontro nel 1993.
(3) Riolo, all'epoca Riolo dei Bagni, poi dal
dopoguerra Riolo Terme.
(4) Il Parco Acque Minerali dove all'interno
sorgerà poi il famoso circuito motociclistico ed automobilistico.
(5) Si intende il fiume Santerno.
(6) La strada Lughese che collega Imola con Lugo
di Romagna.
(7) Fotografia tratta dal libro "Immagini
di guerra 1944-1945" a cura del CIDRA di Imola, Bacchilega
Editore Imola, 2005.
*
Franco Merlini, imolese di nascita e prematuramente scomparso
nell'agosto 2007, dirigente della Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell'Emilia Romagna, notissima figura di storico, autore di numerosi
libri nel campo dell'archeologia, nel campo storico-culturale
e biografici sempre legati al territorio imolese. Profondo conoscitore
della storia imolese e bolognese nel medioevo ed apprezzato conferenziere,
per molti anni ha collaborato con interessanti articoli di cultura
nel settimanale "La Romagna" e nel mensile "Terza
Pagina", oltre ovviamente nei settimanali imolesi "La
voce di Imola", "Sabato Sera" e "Nuovo Diario".
Iscritto a diverse associazioni culturali per le quali ha pubblicato
numerosi saggi, è stato spesso "promotore" di
battaglie a difesa del suo pensiero su come vedeva la città,
dal punto di vista architettonico, a volte in aperto contrasto
con certe scelte dell'amministrazione comunale. Impegnato politicamente,
si era dissociato a difesa di quei valori morali, che vedeva al
di sopra delle parti, come il bene comune nell'interesse dei propri
concittadini e della città, valori dei quali era fermo
e battagliero assertore.
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