Galimberti
Tancredi
nato
nel 1906 a Cuneo
Partigiano
combattente
C.do
Militare regionale piemontese
già
in servizio nelle Truppe Alpine quale:
Sergente
di complemento
2° Reggimento
Alpini
Battaglione
“Dronero”
nel 1939
Motivazione
della Medaglia d’Oro al valor militare – alla memoria - :
Instancabile
nella cospirazione, fu tra i primi a impugnare le armi per difendere
dal tradimento e dalla tirannia la libertà e il suolo della Patria.
Con perizia pari all’entusiasmo, intorno a sé raccolse tra i monti
del Cuneense un primo nucleo di combattenti, dal quale dovevano
sorgere valorose divisioni partigiane. Alla testa di queste divisioni
cadeva una volta ferito ma non abbandonava il posto di combattimento
e di comando prima di avere assicurato le sorti dei suoi reparti.
Non ancora guarito assumeva il comando di formazioni partigiane
piemontesi, prodigandosi incurante di ogni rischio. Arrestato, fieramente
riaffermava la sua fede nella vittoria del popolo italiano contro
la nefanda oppressione tedesca e fascista. Poiché le atroci torture
cui fu sottoposto non riuscirono a piegarlo, i suoi carnefici vilmente
lo abbatterono. Altissimo esempio di virtù militari, politiche e
civili.
Italia
occupata, 2 dicembre 1944
Note
biografiche:
Di
carattere indipendente e virile, legato da profonda convinzione
per tradizioni di famiglia alle idealità mazziniane, fu l’anima
della resistenza nella valle del Cuneense contro i nazifascisti:
Laureatosi in legge nell’Ateneo torinese nel 1926, dopo aver prestato
servizio militare di leva nel 2° reggimento alpini, battaglione
“Dronero”, esercitò la professione di avvocato penalista nei fori
di Torino e di Cuneo, sotto la guida del padre avv. Tancredi il
cui nome aveva larga risonanza anche politica come deputato, senatore
del Regno e per essere stato più volte Ministro. Richiamato alle
armi nel settembre 1939 per istruzione, fu congedato due mesi dopo
con i galloni di sergente. Fu tra i primi animosi a promuovere in
Cuneo il movimento clandestino di resistenza. L’armistizio dell’8
settembre 1943 significò per lui l’inizio della lotta attiva. Costituì
con alcuni compagni nelle montagne intorno a Valdieri il primo nucleo
di combattenti dal quale dovevano nascere le formazioni partigiane
cuneensi “Giustizia e Libertà”. Col nome di battaglia “Duccio” fu
comandante della prima banda “Italia libera” con la qualifica di
tenente e dal 5 aprile 1944 fu a capo del “Comando Militare Regionale
Piemontese” con la qualifica di tenente colonnello. Arrestato in
Torino il 28 novembre 1944 e trasferito a Cuneo il 2 dicembre successivo
nella caserma delle Brigate nere, fu brutalmente percosso, seviziato
ed ucciso sul posto ed il cadavere abbandonato sul ciglio della
strada statale 22, presso Cascina Mombasiglia. Dal Comitato di Liberazione
Nazione per il Piemonte fu proclamato “Eroe nazionale” e citato
all’ordine del giorno della guerra di liberazione. Il Governo francese
gli concesse alla memoria la commenda della “Legion d’Onore” per
il patto di collaborazione da lui concluso a Barcellonette coi rappresentanti
del “Maquis” francese.
(la
motivazione e le note biografiche sono trascritte dal libro – le
Medaglie d’Oro al valor militare – Gruppo Medaglie d’Oro al valor
militare d’Italia, Roma 1965)