Garrone
Giuseppe
nato
nel 1886 a Vercelli
Capitano
di complemento
8° Reggimento
Alpini
Battaglione
“Tolmezzo”
Comandante
6ª Compagnia
Motivazione
della Medaglia d’Oro al valor militare “alla memoria”:
Dopo
il valoroso contegno in Colonia, non ostante la grave ferita colà
riportata, domandò ed ottenne un posto d’onore sul fronte in Italia,
dove combattendo con coraggio riuscì sempre d’esempio col suo fascino
ai dipendenti. Rifiutandosi di raggiungere il tribunale di guerra,
dove era stato destinato, per non abbandonare i suoi compagni di
trincea, con questi, nel ripiegamento dell’esercito, facendo successive
difese, si portò sul Monte or sacro all’Italia vittoriosa e quivi,
combattendo strenuamente, ferito grave, conduceva la compagnia a
successivi contrattacchi trattenendo l’avversario, finché esausto,
rifiutando ancora di allontanarsi, veniva catturato e poco dopo
esalava la sua nobile anima invocando la Patria, il Re, la famiglia,
come nelle numerose e commoventi lettere dal fronte ad amici e parenti.
Carnia,
1916-1917 ; Col della Beretta, 14 dicembre 1917
Note
biografiche:
Giovane
studiosissimo, ottenne la licenza liceale d’onore e la laurea in
leggi con lode. Entrato in magistratura, vi si fece apprezzare per
il suo ingegno vivace e per la profonda cultura. Dopo essere stato
per qualche tempo addetto alla Procura del Re del Tribunale di Torino,
venne nel 1914 inviato in Tripolitania. Nel 1915 trovavasi a disimpegnare
le sue mansioni di giudice a Tarhuna quando il presidio rimase assediato
dai ribelli. Nel ripiegamento delle truppe su Tripoli il magistrato
combatté eroicamente accanto ai soldati rimanendo ferito gravemente
e meritando la croce di cavaliere dell’Ordine Cavalieri d’Italia.
Nella guerra contro l’Austria volle essere soldato ed ottenne la
nomina di sottotenente di Milizia Territoriale negli alpini nel
quale Corpo volle sempre rimanere tra i combattenti. Col 1° reggimento
rimase sempre come subalterno, ma colla promozione a capitano fu
trasferito nel battaglione “Tolmezzo” dell’8° (1917) dove finalmente
poté essere vicino al fratello Eugenio tenente nello stesso battaglione
(anch’egli Medaglia d’Oro). Al comando della 6ª compagnia combatté
eroicamente al Col della Beretta cadendo ucciso mentre il fratello
nella stessa azione riportava gravissima ferita e rimaneva prigioniero
morendo 27 giorni dopo lontano dalla Patria.
(la
motivazione e le note biografiche sono trascritte dal libro – le
Medaglie d’Oro al valor militare – Gruppo Medaglie d’Oro al valor
militare d’Italia, Torino 1925)