alpini
del territorio bolognese romagnolo
il
Colonnello
Amedeo Mancini
di
Giuseppe Martelli
pubblicato 15 gennaio 2010
Ancora
una volta è stata rintracciata dal passato un'altra
bella figura di alpino, è il romagnolo Colonnello
Amedeo Mancini di Cesena. Grazie al paziente, instancabile
lavoro di ricerca dell'amico e principale collaboratore,
dott. Mario Gallotta di Ferrara, ricollochiamo oggi con
orgoglio questa bella figura nella storia degli alpini bolognesi
romagnoli.
Le note biografiche sono fedelmente trascritte così
come sono pubblicate, comprese le fotografie, nel libretto
originale acquistato dal dott. Gallotta tramite catalogo
di una libreria che vende per corrispondenza. Questo libretto
è dedicato al ricordo dei fratelli Mancini. Lidio
Urbano Mancini, Capitano di Aviazione, caduto il 27 marzo
1943 sul mare della Tunisia, decorato di Medaglia d'Oro
al valor militare alla "memoria" e Amedeo Mancini
Ten. Colonnello degli Alpini, morto in ospedale a Milano
per causa di guerra il 15 novembre 1942.
La copertina del libretto dedicato al ricordo
dei fratelli Lidio Urbano e Amedeo Mancini
. |
Il frontespizio della pagina
interna da dove
proseguono le 10 pagine a lui dedicate. |
Dal
Carlino, 19 nov. 1942
LA MORTE DEL COLONNELLO DEGLI ALPINI A. MANCINI
Vivo cordoglio ha destato nella nostra città, la
morte avvenuta, per causa di guerra, sul fronte occidentale
del Colonnello degli Alpini, Amedeo Mancini, figlio primogenito
dell'insegnante cesenate Celso Mancini nobile figura di
educatore.
Il Colonnello Mancini nella sua brillante carriera militare,
si era sempre distinto per l'attaccamento al dovere, per
la grande fede patriottica e lo slancio con cui aveva dato
la sua intelligente attività.
Nella prima grande guerra mondiale promosso per meriti di
guerra, a 24 anni era Capitano degli alpini; sulla battaglia
del Monte Grappa ebbe una medaglia d'argento al V.M. e la
sua Compagnia Alpina fu citata all'ordine del giorno nel
bollettino del Comando Supremo.
Nell'attuale conflitto Europeo era stato decorato di Medaglia
di Bronzo al V.M. per aver avanzato sul Piccolo San Bernardo,
oltre 30 chilometri in Francia, ed ebbe l'onore di una visita
di S.A.R. Umberto di Savoia, con un elogio per l'azione
militare svolta.
E' stato insegnante da Capitano, 5 anni all'Accademia Militare
di Modena; da Maggiore insegnante alle Scuole Militari Allievi
Ufficiali di Milano e di Bassano del Grappa; da Colonnello,
Comandante la Scuola d'alpinismo d'Aosta. Aveva degnamente
e nobilmente assolto la sua missione di ufficiale superiore,
di educatore e di combattente: espressione della forte gente
di Romagna e della tradizione Guerriera.
Una lapide nel Cimitero di Cesena dice:
N.
A CESENA 15-9-1892 --------------------
M. A MILANO 15-11-1942
L'ALPINO
COLONNELLO CAV. UFF. AMEDEO MANCINI
MEDAGLIA D'ARGENTO E DI BRONZO AL V.M.
MORTO PER CAUSA DI GUERRA
QUI RIPOSA
SOLDATO D'AZIONE E DI CULTURA
COMBATTENTE SUL MONTE NERO SUL GRAPPA E SULL'ADAMELLO
NELLA GUERRA 1915-'18
SUL PICCOLO SAN BERNARDO E A FORTE TRAVERSETTE
NEL 1940
INSEGNANTE NELL'ACCADEMIA MILITARE DI MODENA
E NELLA SCUOLA ALLIEVI UFFICIALI DI MILANO
COMANDANTE LA SCUOLA D'ALPINISMO D'AOSTA
FU ESEMPIO COSTANTE DI LUMINOSE VIRTU'
I GENITORI LA VEDOVA IL FIGLIO
E I FRATELLI ADDOLORATISSIMI
Q. R. P. |
Il Colonnello Amedeo Mancini di Cesena, illustra
a S.A.R. Principe Ereditario, Umberto di Savoia,
come riuscì ad avanzare, nonostante la
neve altissima, sul Piccolo San Bernardo, circa
30 chilometri in Francia fino al Forte Traversette,
nel mese di giugno 1940 |
MEDAGLIA DI BRONZO AL VALOR MILITARE
Colonnello MANCINI AMEDEO di Celso e di Pozzi Domizia da
Cesena (Forlì) Comando Prima Divisione Alpina "Taurinense"
" Comandante di Reparto misto del Genio e di Milizia
Confinaria, incaricato di dirigere i lavori di sgombero
neve dalla rotabile nazionale e di riattamento di una interruzione
della rotabile stessa, in territorio nemico, che ostacolava
l'avanzata delle nostre truppe, assolveva il compito affidatogli,
sotto l'intenso fuoco delle mitragliatrici e della artiglieria
avversaria, incitando i propri soldati e guidandoli personalmente
sul luogo dei lavori.
Per la sua costante presenza nei punti più battuti
dal fuoco avversario, per il suo comportamento fermo e deciso,
per lo sprezzo del pericolo dimostrato in ogni circostanza,
ha ottenuto dai suoi soldati il massimo rendimento nell'esecuzione
dei lavori pur sotto il fuoco nemico.
Esempio di alte virtù militari e dedizione al dovere."
Colle Piccolo San Bernardo Valle Isere, 21, 25 giugno 1940
R.D. 26-5-1941 registrato alla Corte dei Conti addì
2-7-1941 R.N. 21 Guerra. Foglio n. 75. Gazz. Uff. n. 267
del 12-11-1941
LA
BATTAGLIA DEL GRAPPA
dicembre 1917
< Di qui non si passa >
insegna e vanto degli Alpini nostri
Diaz
Bollettino 15-12-1917
BOLLETTINO UFFICIALE DEL QUARTIER GENERALE
Ieri
in regione di Monte Asolone, ad oriente del Brenta, le nostre
truppe con tenace avanzata, accanitamente contrastata dall'avversario,
riuscirono a togliere al nemico buona parte dei vantaggi
da lui conseguiti nella giornata del 18. Sulle posizioni
strappategli, l'avversario concentrò vivissimo fuoco,
senza riuscire a scuotere la nostra resistenza....
Le
truppe che hanno partecipato alla riconquista dell'Asolone....
Sul
Monte Grappa, quando il cielo ad occidente, verso gli Altipiani
d'Asiago, non era che un mare di fuoco, si scatenò
sul tratto di trincea dell'Asolone, un improvviso attacco
nemico che trasformò la linea, e la sconvolse tra
l'urlo degli Alpini e dei Tedeschi che si cozzavano in feroce
corpo a corpo, tra gli scoppi dei proiettili, il lancio
delle bombe a mano, le fumate e gli schianti delle cannonate.
Fra tanto fragore d'armi, della Compagnia Mancini vittoriosa,
si alzavano solo, fioche e pietose, le voci di soccorso
dei feriti, i rantoli degli agonizzanti...
"
la 283^ Compagnia del battaglione "Pallanza"
sosteneva per due ore e mezza continui attacchi sul costone
delle Fratte e li respingeva e contrattaccava prendendo
prigionieri...."
|
MEDAGLIA
D'ARGENTO
BOLLETTINO UFFICIALE
Dispensa 29 - 1 Aprile 1919
MANCINI
AMEDEO
di Cesena - Prov. Forlì
Capitano 283ª Comp. Batt. "Pallanza"
4° Reggimento Alpini
|
" Con prontezza ammirevole e con efficacia di comando
tratteneva e respingeva con la propria Compagnia numerose
forze nemiche e con validi contrattacchi impediva che venisse
travolta la prima linea di resistenza a lui affidata: esempio
luminoso ai dipendenti di sprezzo del pericolo e di tenacia
- primo dovunque la necessità appariva maggiore e
più incalzante, incitava con la parola e con l'opera."
Cason delle Fratte, Asolone del Grappa, 18 dicembre 1917
COMANDO
DELLA 66ª DIVISIONE DI FANTERIA
STATO MAGGIORE
1336 di prot. - li 16 dicembre 1917
ORDINE DEL GIORNO
A
TUTTI I COMANDI, CORPI, REPARTI E SERVIZI
Sono ben lieto di esprimere il mio compiacimento ai seguenti
ufficiali che questa notte hanno eseguita con intelligenza
e proficuo interessamento, una importante ricognizione sul
fronte, prendendo conseguenti opportuni provvedimenti di ordine
tattico.
Comandante il 14° Gruppo Alpino - Colonnello Sala;
Stato Maggiore 66ª Divisione - Maggiore Renzoni;
Battaglione Pallanza - Capitano Mancini Amedeo.
IL
MAGGIOR GEGERALE E
COMANDANTE DELLA DIVISIONE
Squillace
P.C.C.
IL TEN. COLONNELLO CAPO DI S. M.
D.P.
REGNO
D'ITALIA
MINISTERO DELL'INTERNO
ATTESTATO
DI
PUBBLICA BENEMERENZA
CONCESSA
A MANCINI AMEDEO, SOTTOTENENTE DEL 57° REGGIMENTO DI FANTERIA
- PER LA SEGUENTE AZIONE CORAGGIOSA DA ESSO COMPIUTA IL 31
OTTOBRE 1914 - IN FELTRE (BELLUNO);
" SI DISTINGUEVA NEL SALVATAGGIO DI UNA FAMIGLIA
DI OTTO PERSONE CHE, PER LO STRARIPAMENTO DEL TORRENTE STIZZON,
ERA RIMASTA BLOCCATA NELLA PROPRIA CASA."
Roma. addì 18 maggio 1916
p.
IL MINISTRO
firmato
Celesia
REALE
COMMISSIONE PER
ATTI AL VALORE CIVILE
IL SEGRETARIO DELLA L. P.
Il
titolo e l'inizio dell'articolo come compare sul giornale L'ALPINO
del 15 dicembre 1942. (collezione mia personale)
|
Dal
Giornale L'ALPINO - Roma, 15 dicembre 1942
La
283ª Compagnia Alpina
del Capitano MANCINI - la "BELLA"
La "Bella" era la 283ª compagnia del battaglione
"Pallanza".
Non ricordo più come fosse nato il nome: se dal
battesimo fattone dal medesimo Mancini, che la comandò
prima da Tenente e poi da Capitano, o dalla un po' caustica
definizione fattane in seno alla gemella 282ª del medesimo
battaglione.
Era una compagnia giovane di anni, di spirito e di storia:
creata dal centro di mobilitazione di Torino per formare
con la citata 282ª del centro d'Intra, e colla 302ª
del disciolto VIII battaglione sciatori, quel che poi
divenne il "Pallanza".
Comandata in un primo breve periodo dal cap. Doniselli
passò poi al Mancini.
Bella compagnia, di valtellinesi, lecchesi e qualche
bergamasco: vitalissima, irrequieta. Mancini le impresse
subito un che di "guappo", di spavaldo: che
a noi della 282ª, seppe di ciancioso e con quel prontissimo
spirito di emulazione dei nostri uomini, verbanesi,
varesotti ossolani e valsesiani, creò immantinente
uno stato agonistico ed antagonistico che spinse sempre
le due compagnie a cercar di superarsi in una gara continua
di supremazia.
Se di là c'eran Mancini ed i suoi ufficiali a
dar vita e tono alla 283ª, di qui avemmo, prima, estrosissimo
il Ten. Bottocletti e poi il Capitano Amigazzi e poi
il Capitano Signorini - oggi colonnello - buoni tutti
alle più ardenti rifatte.
La 283ª faceva una bella marcia una brillante comandata,
un difficile servizio di pattuglia o di linea? - e la
282ª la emulava, ed o riduceva i tempi del percorso
od aumentava la resa delle comandate, o si prodigava
nei servizi. E poi ai rapporti e nelle adunate, le grandi
discussioni, di tutti, ufficiali e anche i medesimi
soldati: chi loico e sofista - come il rettore della
Facoltà di lettere dell'Università di
Milano Tenente Castiglioni ed il nostro medico Bordoni,
- nell'argomentare, e spaccare il pelo nell'uovo nella
metafisica ricerca della ragion prevalente, - chi spaccamondo
e tagliacorto nel sostenere brutalmente la propria virtù,
- come Semprini e Pomilio, - chi infine ingenuo e passionale
nell'amare e prediligere l'una o l'altra compagnia come
il povero Schiaffino e l'ardente Vandini - che parevano,
al termine di certe dispute, non più reparti
del medesimo battaglione ma eserciti di due stati avversari.
Sin che univa la bevuta e la cantata.
Cantate e bevute che avevano in Mancini un non superabile
campione. Giovane, vivace, robusto: romagnolo di Cesena,
e quindi un po' crudo, repubblicano e frontista, come
tutti i figli di mamma di quella terra, - egli era in
ogni momento pronto a tutto: alla fatica allo scherzo
alla mensa: sempre rumoroso, loquace, fondamentalmente
gioviale. Fosse poi caso o l'indole più raccogliticcia
della 302ª, che non proveniva da un reclutamento organico
di zona come le altre due compagnie ma era la risultante
eliminatoria d'un reparto disciolto, queste due compagnie
si trovarono quasi sempre più a contatto fra
di loro che non con la terza, e più si creavano
vincoli alternativamente affettivi od opponenti nelle
varie circostanze.
Ci si disputavano le posizioni migliori, gli ufficiali
migliori, i soldati migliori: si accapparrava anzi nel
vocabolario questo comparativo come un appannaggio di
compagnia.
Nacque, credo, così la definizione di "la
bella" ed è stupido, lo so ma questo
nome indispettiva un po' noi della 282ª, e lo possiamo
ben oggi riconoscere alla memoria del compianto amico
e collega che il 17 di novembre di quest'anno, fra un
allarme e l'altro accompagnammo all'eterno riposo. Povero
Mancini!
Lo rammento al trincerone di Grigno, al nostro arrivo
in Val Sugana; poi in una visita fattagli al "Gendarme",
a piè del ghiaione del Lagazuoi scendendo da
Cencia Martini dopo la mina austriaca del 16 settembre
1917; poi durante la ritirata sul Piave; poi sul Pertica,
in Val Cesilla e soprattutto al Monte Grappa nell'azione
che il 13 dicembre del '17 impegnò, dopo la 282ª,
molto valorosamente la 283ª citata anche all'onore del
bollettino Cadorna e che valse al Mancini una medaglia
d'argento; poi nella notte del 24 maggio 1918 nell'angoscia
cruenta della valanga del Lago Scuro; poi sul Castellaccio...
Le sorti della guerra mi staccarono dal "Pallanza"
ai primi d'ottobre del '18 e non rividi Mancini che
più tardi, quando organizzammo il raduno del
"battaglione" al Tonale nel 1933; poi lo ritrovai
alla Scuola militare di alpinismo d'Aosta.
Fino a che un brutto giorno dell'estate scorsa, mentre
al Centro Mutilati di Milano assistevo ad uno spettacolo
offerto ai feriti mi setii chiamare e vidi lui adagiato
più che seduto in una carrozzella inerte già
dalla vita in giù, inchiodato da una gravissima
infermità contratta durante l'azione al Forte
di Traversette.
Mi sentii una stretta d'angoscia che male dissimulai.
Quello Mancini, il comandante della "Bella"?
Mi salutò con un velo di commossa malinconia
nella voce; lo sguardo voleva essere scanzonato, come
allora, ma veniva da lontano; e le mani già più
non contenevano un loro tremito se non l'una all'altra
congiunta, e la voce, ancora piena di echi giovanili
nella sprezzatura sempre un po' spavalda, si addolciva
narrando di sua moglie, di suo figlio; si arrochiva
in tristezza indugiando sul tormento di questo male
che trascinava ormai - guaribile? inguaribile? - da
ospedale ad ospedale, di cura in cura. Ci vedemmo altre
volte, nella sua cameretta triste nonostante i fiori,
i libri, le fotografie; parlammo di tante cose, di allora
e di oggi, delle nostre famiglie, del nostro battaglione
di cui avremmo scritto assieme la storia, già
anzi in parte da lui narrata in una pregevole monografia
sull'azione di Cason delle Fratte, collaborando ora,
- dopo tanto giostrare avverso, - le memorie delle due
nostre compagnie.
Nel
colmo dell'estate partì per Mentone, inseguendo
un'ultima sottile, sottile illusione di guarire; poi
l'autunno ritornò a Milano. E questa volta ci
ritornò per morire povero Mancini, e della "Bella"
(escluso il fratello Umberto) nessuno c'era al suo funerale
ignorato dai più, e qui, per tutti, scrivo io
queste rapide memorie per sua moglie, per suo figlio
alpino anche lui, per coloro che lo hanno conosciuto
e che lo ricordano; mentre egli sale di là, a
trovare gli altri nostri colleghi del "Pallanza",
Balestrieri, Barale, Bristot, De Maria, Fiaccadori,
Paolucci, Pomi, Rossi, Schiaffino, Zuccone... che lo
hanno preceduto del Paradiso di Cantore, - sale a trovare
i suoi soldati di allora, i sepolti dalla valanga, i
caduti del Pertica, dell'Asolone, di Val Cesilla, di
Conca Presena, dei Monticelli.
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