soci illustri della Sezione bolognese romagnola
Il Generale di Divisione Ugo Modena
di Giuseppe Martelli
pubblicato il 15 marzo 2005
Nel
tabulato soci della Sezione del 1925 compare fra i nominativi il talloncino
con indirizzo del Signor Modena Magg. Cav Ugo, Comando Corpo d’Armata
Bologna. Dalle ricerche effettuate è emerso che era stato un valoroso
pluridecorato ufficiale degli alpini. Di religione israelita, subì
poi l’umiliazione delle leggi razziali imposte nel 1938 dal regime
con l’espulsione dall’esercito, che tentò così di cancellare il suo
servizio alla Patria e la sua memoria. Oggi, ritenendo invece un onore
il poter annoverare fra i nostri soci un personaggio tanto illustre,
ne ricollochiamo la bella figura nella storia degli Alpini e della Sezione, ritenendo così di onorarne la degna memoria.
Qui ritratto con il grado
di Maggiore.
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Discendente
da illustre famiglia della comunità ebraica da secoli residente nella
città, Ugo Modena era nato il 4 ottobre 1887 a Modena, da Moisè e
Levi Consolina.
Attratto
dalla vita militare, il 31 dicembre 1904 è soldato volontario nel
3° Reggimento Fanteria allievo sergente con ferma di anni tre. Promosso
Caporale il 30 giugno 1905 quindi Sergente il 31 dicembre 1905, con
questo grado è trasferito in servizio nel 17° Reggimento Fanteria.
Al termine dei tre anni di ferma volontaria rinnova la domanda, continuando
nella carriera dei sottufficiali ed il 31 dicembre 1907 è promosso
Sergente Maggiore. Il 31 ottobre 1908, dopo aver superato la selezione,
viene promosso per transitare nel ruolo degli ufficiali ed è inviato
alla Scuola Militare di Milano. Completato il corso con la nomina
a Sottotenente, il 19 ottobre 1910 viene assegnato in servizio di
prima nomina quale comandante di plotone, nel Btg. “Vestone” del 5°
Reggimento Alpini. Con questo reparto ai primi di agosto del 1912
si imbarca da Napoli per la Tripolitania e Cirenaica e l’8 agosto
sbarca a Derna per partecipare alle operazioni della guerra italo-turca.
Nel marzo 1913 per il suo comportamento nella battaglia di Assaba
viene decorato di medaglia di bronzo al valor militare. Promosso Tenente
il 21 settembre, il 5 ottobre 1913 rientra in Italia per rimpatrio
definitivo.
Nel 1916 davanti al suo ricovero. |
Promosso
Capitano nel febbraio 1915, alla vigilia dell’entrata dell’Italia
nella prima guerra mondiale gli viene assegnato il comando della 60ª
compagnia del Btg. “Vicenza” del 6° Reggimento Alpini. Partecipa con
la compagnia ai primi combattimenti al Coni Zugna e Monte Maggio e
pochi mesi dopo, esattamente il 17 ottobre 1915, rimane ferito una
prima volta nei combattimenti di Monte S. Michele. Brevissima convalescenza,
quindi rientra in anticipo al suo posto di comando. Negli aspri combattimenti
a Malga Coston e Coston d’Arsiero del 15-16 e 17 maggio 1916, pur
fatto segno di intenso bombardamento non esita a guidare la compagnia
al contrattacco rimanendo ferito una seconda volta. Per l’efficacia
delle azioni ed i risultati conseguiti dalla sua compagnia gli viene
conferita la medaglia d’argento al valor militare appuntata personalmente
dal Re. Il 14 giugno 1916 giunge di rinforzo al battaglione la 2ª
compagnia di marcia comandata dal Tenente Cesare Battisti che ha fra
i subalterni, quale comandante di plotone, il Sottotenente Fabio Filzi.
Gli alpini di questa compagnia vengono aggregati alla 60ª, comandata
dal Capitano Modena, che pertanto ne assume il comando.
Nel 1915 a Cima Carega sui Monti Lesini. |
Nella
notte fra il 9 ed il 10 luglio 1916 nel corso del sanguinoso e sfortunato
attacco a Monte Corno (1) cade prigioniero. Viene scortato prima a Rovereto poi nel campo di
concentramento di Gardolo vicino a Trento quindi nel castello di Salisburgo
dove sono rinchiusi gli ufficiali prigionieri. Qui rimane per ventidue
mesi, cioè fino ad aprile 1918, quando viene indicato che rientra
in servizio al 6° Reggimento Alpini. Non si conoscono le motivazioni
e le circostanze che portano alla sua liberazione da parte degli austriaci,
comunque con lui vengono liberati altri “prigionieri di Monte Corno”
fra i quali il Col. Frattola, il Ten. Ingravalle, Ten. Belviglieri,
ed altri ufficiali del “Vicenza”. Il fatto è comunque documentato
nel suo Stato di Servizio dove risulta che ha partecipato alla campagna
di guerra 1918, che “contrasse febbre intestinale nell’agosto del
1918 in zona di guerra” e che è decorato nel 1918 di una medaglia
di bronzo, senza indicazione di data e località. Il 6 maggio 1919
con la promozione a Maggiore, sempre degli alpini, passa in servizio
al Distretto Militare di Verona. Il 29 dicembre dello stesso anno
sposa Marta Diena e dal loro matrimonio nascono nel 1921 Marzio e
nel 1924 Maurizio.
Il talloncino del 1925 di iscrizione alla Sezione. |
Il
1° gennaio 1925 viene assegnato in servizio al Corpo d’Armata di Bologna.
Qui, come documentato, si iscrive alla sezione bolognese romagnola
come dimostra il talloncino soci di quell’anno rintracciato in archivio.
Promosso al grado di Ten. Colonnello dall’agosto 1926, dal gennaio
1927 lascia Bologna in quanto nominato in servizio di Stato Maggiore
del 3° Reggimento Alpini.
Il Maggiore Modena, seconda da destra, ad un incontro
di
reduci già ufficiali del Btg. Vicenza.
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Nel
maggio 1929 lascia la specialità Alpini in quanto trasferito nel Corpo
di Stato Maggiore e destinato al Comando della Divisione Militare
di Piacenza della quale, dall’ottobre 1931 viene nominato Capo di
Stato Maggiore. Nel dicembre 1934 un nuovo incarico lo porta a Napoli
quale capo delegazione trasporti militari. Pochi mesi dopo, dal maggio
1935, viene nominato vice comandante del 95° Reggimento Fanteria e
con la promozione a Colonnello nel gennaio 1936 ne diventa comandante.
Dall’ottobre 1936 assume un nuovo comando ed esattamente del 13° Reggimento
Fanteria che mantiene fino al settembre 1937 quando ritorna a Bologna
quale Capo di Stato Maggiore della Divisione “Fossalta”. Il 1° ottobre
1938 gli giunge un ordine di immediato trasferimento al Corpo d’Armata
di Firenze con “incarichi speciali”, in pratica viene sospeso dal
servizio, quindi dal 1° gennaio 1939 collocato in congedo assoluto
(espulso dall’esercito) a seguito delle leggi razziali emanate dal
governo. Subisce in silenzio questa umiliazione fino a quando i figli
vengono espulsi dalla scuola, allora si rivolge direttamente al Re
con una lettera…“Maestà, se ritenete che la medaglia da Voi appuntata
sul mio petto e l’abbraccio paterno con cui accompagnaste il gesto
simbolico furono meritati, chiedo che i miei figli godano del diritto
che ogni popolo civile concede ai suoi cittadini, quello di frequentare
le scuole. Se verrà loro negato questo diritto, ciò significherà che
ho demeritato e l’una e l’altra”. Re Vittorio Emanuele III tramite
il suo aiutante di campo rispondeva di concedere senz’altro quanto
richiesto. Ma i figli non furono riammessi a scuola. Senza remore
e mantenendo la parola spedì, restituendole al Re, le decorazioni.
Per la sua conosciuta, stimata ed autorevole personalità, non subisce
ulteriori persecuzioni. Il 25 luglio 1943 con la caduta del regime
fascista, anche le famigerate leggi razziali decadono e dal 1° gennaio
1944 viene riammesso con onore nel servizio permanente effettivo retrodatando
gli avanzamenti di grado quale Generale di Brigata dal 1° gennaio
1940 e Generale di Divisione dal 1° luglio 1943. Questa parziale “riparazione”
ad un ingiusta e grave umiliazione subita non cancellerà il grande
dolore e l’11 aprile 1945 muore di crepacuore a San Polo d’Enza, Reggio
Emilia, dove si era ritirato a vita privata.
aggiornamento
inserito
il 1° settembre 2010, trascritto dall'e-mail giunta dal nipote in
data 26 agosto:
Egregio Signor Martelli,
la ringrazio per la splendida ricostruzione della vita di mio nonno,
che ho letto nel sito dell'associazione e che corrisponde in tutto ai
racconti di mio papà; io ho 44 anni e mio nonno non l'ho conosciuto.
Tengo solo a precisare che, purtroppo, dopo l'8 settembre del '43, non
si ritirò semplicemente a vita privata, ma fu costretto a nascondersi
sotto falso nome in quel di San Polo d'Enza, come da lei ben citato,
insieme alla famiglia
e la "ricostruzione"
della carriera è avvenuta dopo la fine della guerra.
Un caro saluto e grazie ancora.
Andrea Modena
(1) Nell’azione dell’attacco a Monte Corno cadono
prigionieri anche gli irredenti Tenente Cesare Battisti e Sottotenente
Fabio Filzi. Processati e condannati a morte dal tribunale austriaco
per tradimento saranno impiccati due giorni dopo nella fossa del Castello
del Buon Consiglio di Trento. Entrambi verranno decorati dal nostro
governo di medaglia d’oro al valor militare. Per ribattere la denigratoria
immagine che gli austriaci avevano diffuso in un primo momento sulla
loro cattura e comportamento, determinante fu la testimonianza del
loro comandante Capitano Ugo Modena, presente e partecipe della sfortunata
azione.
Le
notizie del curricolo militare sono tratte dalla copia dello Stato
di Servizio, gentilmente concesso dal Ministero della Difesa, per
interessamento del Dott. Mario Gallotta del Gruppo Alpini di Ferrara.
Le
fotografie sono tratte dal libro “Battaglion baionetta” di Dario Fontana
e Giuseppe Magrin, Nordpress Edizioni 2003.
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