archivio Giuseppe Martelli
dedicato agli alpini in armi e in congedo

La PREGHIERA DELL’ALPINO

nella storia delle generazioni in grigioverde

di Giuseppe Martelli,
autore delle ricerche iconografiche e documentali e dei testi

pagina aggiornata al 15 luglio 2004 con l’inserimento della trascrizione dei testi delle Preghiere

la “Preghiera dell’alpino” nel periodo 1900-1915

Uno dei primi esempi dove compaiono citati gli alpini è questo pieghevole pubblicato a Brescia “Litanie in tempo di guerra” dedicate a Maria. Da notare la metrica del testo chiaramente ottocentesco e adattato alle nuove esigenze del periodo, infatti nella copertina compare che la prima stesura porta la data del 5 dicembre 1907.

      

qui sotto per maggior chiarezza è trascritto il testo della Preghiera

Litanie in tempo di guerra

Per la tua Immacolata Concezione, o Maria, rendi puro il mio corpo e santa l’anima mia.

(300 giorni di indulgenza due volte al giorno a coloro che mattina e sera recitano tre Ave Maria, aggiungendo a ciascuna di esse la detta gia-culatoria. 5 Dicembre 1907)

A MARIA

   Sulla gloriosa nostra bandiera che or s’incammina ai desiati confini tra le carezze dell’aure nuove e i tormenti della bufera: o Madre di Dio, deh tu veglia!

   Sul sudato alpino che si inerpica per balze e dirupi d’infide, altissime montagne fra mille pericoli: o Madre di grazia divina, deh tu veglia!

   Sui focosi bersaglieri che ad armi bianche, tra rosseggianti rivi di san-gue, assaltano il nemico e lo sbara-gliano e lo vincono: o Madre del Salvatore, deh tu veglia!

   Sull’artigliere che tenace fra il rom-bo del cannone e lo schianto delle mitragliatrici, è sopraffatto dal grandinar dei proiettili ostili: o Vergine potente, deh tu veglia!

   Sulle nostre schiere infossate nelle trincee sotto gli obici che esplodono e le pallottole che sibilano: o Torre davidica, deh tu veglia!

  Sull’impavida flotta che solca le no-stre onde e urta e infrange i marosi di guerra tra tradimenti di mine, di siluri

e di sommergibili: o Arca dell’allean-za, deh tu veglia!

   Sull’aviatore librato in alto a scru-tare le posizioni nemiche e fatto segno ai tiri che vogliono colpirlo, incendiarlo, precipitarlo a morte: o Stella propizia, deh tu veglia!

   Sull’eroe che cade ferito sul campo di battaglia e soffre e geme nell’oscurità della notte : o Vergine clemente, deh tu veglia!

   Sugli ammalati e sui moribondi che negli spedali, valorosi e rassegnati attendono la guarigione o la morte:

o Salute degli infermi, deh tu veglia!

   Sull’anime di tutti gli uccisi che dal Sangue di Gesù attendono, dopo la gagliarda pugna, la vittoria eterna: o Porta del Cielo, deh tu veglia!

   Sui cappellani, sui medici, sugli in-fermieri, sulla suora di carità che con generosa abnegazione assistono i fe-riti e richiamano sul loro volto il sorriso della madre, ed il plauso del-la nazione: o Madre amabile, deh tu veglia!

   Sull’infelice prigioniero al quale si nega il ciel della patria, le gioie della famiglia, il bacio dei figlioletti: o Rosa mistica, deh tu veglia!

Sulla vedova in lacrime, sulla sorella che piange il fratello, sulla madre che ha perduto il figlio, sul fanciullo

che piange il babbo lontano: o Consolatrice degli afflitti, deh tu veglia!

   Sulla patria i duolo, sul popolo che soffre e spera ed ama, invocando il trionfo e la pace: o Ausiliatrice dei cristiani, deh tu veglia!

ORAZIONE

Ricordati, o Maria, che nel mille ot-tocento novantasei, centocinquanta mila bimbi d’Italia portarono sull’ardita cima del Rocciamelone il loro obolo per innalzarvi unsa statua a te, che sai abbonacciare i mari e serenar le tempeste: ho Madre| i fanciulli d’allora sono i prodi soldati che oggi risalgono le vette delle nostre frontiere e strenuamente combattono per la causa della giustizia, del diritto e della libertà. Oh! Tu a lor ti rivela fra le nivee cime nell’Alpi a difesa dei nostri confini: Tu benedici a quegli ardenti giovani belli di patrio zelo e di onor cristiano, Tu li proteggi da ogni male e li conduci incolumi alla vittoria.

Alma Dei Mater,

Ausoniae tuere fines.

Con permissione ecclesiastica

 

Nel pieghevole è altrettanto interessante l’Orazione conclusiva che ricorda l’iniziativa promossa dal papa Leone XIII nel 1896 che invitava i bimbi d’Italia ad aderire ad una sottoscrizione per erigere una statua dedicata alla Madonna delle Nevi sul Monte Rocciamelone. La statua vide protagonisti gli alpini nel luglio del 1899 che ne provvidero al trasporto a spalle dei vari pezzi.

 

Così il famoso disegnatore Achille Beltrame rappresenta sul giornale “ La Domenica del Corriere ” del 23 luglio 1899 i soldati alpini impegnati nel trasporto della statua dedicata alla Madonna delle Nevi. Scomposta per ragioni pratiche di trasporto e rimontata, venne collocata sul monte Rocciamelone nelle Alpi di Susa a 3537 metri di altitudine, come gesto di devozione verso la - Celeste Patrona - a protezione dei confini d’Italia. (collezione personale)

la “Preghiera dell’alpino” nella guerra 1915-1918

Nel 1915 alla vigilia della guerra esistono oltre alla Preghiera del Marinaio numerose generiche preghiere per tutti i soldati. Alcune di queste, proposte in un’artistica veste ne sono un chiaro esempio. Con lo stesso testo infatti esistono immagini di artiglieri, bersaglieri, cavalleggeri, granatieri, ecc. E’ uno dei primi esempi di personalizzazione delle preghiere per il soldato nelle quali veniva sostituita solo l’immagine dell’Arma, Corpo o Specialità.

Cartolina sul tema etico-religioso nella quale è rappresentato un alpino posto vigile ai confini,
per il quale è indicata una generica preghiera per il soldato italiano. (collezione F. M.)

Un’altro esempio di cartolina dedicata agli alpini nella quale è indicata un’altra generica preghiera per il soldato italiano. (collezione F. M.)

qui sotto per maggior chiarezza è trascritto il testo delle Preghiere

PREGHIERA DEL SOLDATO ITALIANO

Voi, Dio delle misericordie, che vi compiacete di essere invocato anche Dio degli eserciti, non perché delle armi e del sangue vi giocondiate, ma solo perché al sangue ed alle armi, nella non debellabile protervia dei principi e dei popoli, affidate l’opera ultrice della vostra eterna giustizia, voi, Dio degli eserciti, benediteci e proteggeteci, guidateci alla vittoria. Sopra tutto benedite e proteggete il nostro Re, grande e valoroso, e la nostra cara diletta Italia, questa sacra terra che la meravigliosa civiltà pose a maestra del diritto, di virtù e di progresso nel mondo, e che voi, propizio ora con la vittoria, consacrerete a propugnacolo di giustizia, di libertà e di pace nei secoli. Così sia.

A Te, Grande Signore, Iddio degli Eserciti, cui obbediscono i venti e le onde. Noi uomini di guerra, ufficiali e soldati d’Italia, da questa Sacra Terra armata della Patria, leviamo i cuori. La nostra preghiera salga a Te bianca siccome quella dei nostri fanciulli. Tu vedi, o Signore, che noi non siamo schierati col forte per offendere il debole, noi non siamo eccitati allo sterminio dall’ambizione, noi non vogliamo le lotte altrui, ma le terre d’Italia son fatte per noi…

Salva ed esalta, o gran Dio, la nostra Nazione, salva ed esalta il Re, da giusta gloria e potenza alla nostra Bandiera. Dacci la vittoria e un ramo d’ulivo per i nostri figlioli, per le nostre donne e per la tomba dei nostri vecchi.

 

A cura della Contessa Rosa di San Marco sono pubblicati per tutto il periodo della guerra numerosi libretti di preghiere “Con Dio per la Patria”. Nel suo messaggio del giugno 1915 ai soldati di tutte le Armi combattenti (l’Italia è entrata in guerra il 24 maggio) emerge che è un periodo di grande fervore patriottico.

Difficili e complesse sono risultate le ricerche su questa Contessa effettuate in diversi archivi storici. Dai documenti consultati si apprende che era nata nel 1866 con il nome di Celeste Fornelli De La Beurthe De Barail acquisendo il titolo di contessa dopo il matrimonio nel 1892 con il conte Vincenzo Rosa di San Marco, nato a Roma, colonnello del Regio Esercito in servizio alla Direzione Generale d’Artiglieria di Torino. Dalla loro unione nascono fra il 1893 ed il 1900 cinque figli. Con il marito ben introdotto nella casa reale la giovane contessa ha l’onore di ricevere la nomina a dama di corte della Regina Margherita. Di profonda fede religiosa e patriottica, promuove, sostiene e partecipa attivamente a varie istituzioni culturali, benefiche e cattoliche. Novelliera e scrittrice di attualità cura quotidiane rubriche sui giornali cattolici L’Italia Reale ed il Corriere Nazionale. Già nel giugno 1915 e per tutto il periodo della guerra pubblica numerosi libretti a tema religioso “Con Dio per la Patria”, nei quali sono inserite diverse preghiere per i soldati da lei ideate. Fra le notizie che rivelano la sua personalità emerge che nel 1928 rimasta vedova, assume la reggenza del Consolato della Repubblica di San Marino a Torino retto fin dal 1920 dal marito, ed in questo periodo compaiono anche numerosi suoi articoli sul giornale Il Popolo Sammarinese dedicati alla moralità e patriottismo. La sua attiva vita pubblica si attenua solo negli ultimi anni e muore serenamente a Torino il 12 ottobre 1933 nella sua casa in Via Sagliano 4 che è anche sede del Consolato. Ai funerali sono presenti numerose personalità del mondo aristocratico, cattolico, giornalistico ed è sepolta accanto al marito nella tomba di famiglia nel cimitero monumentale.

(Queste note biografiche sono state rese possibili grazie alla preziosa collaborazione del personale del Dipartimento Affari Esteri e dell’Archivio di Stato della Repubblica di San Marino, che ha gentilmente concesso anche la fotografia)

 

Il messaggio di saluto a tutti i soldati scritto dalla Contessa Celeste Rosa di San Marco che compare nel libretto di
preghiere “Con Dio per la Patria”. Edizioni Tipografia S. Lega Eucaristica, Milano giugno 1915. (collezione personale)

qui sotto per maggior chiarezza è trascritto il testo del messaggio di saluto

      Andate intrepidi Alpini, forti come il granito di quelle Alpi che Dio ci diede a confine; Artiglieri fieramente eretti sugli affusti, presso le bocche di bronzo che rapirono al cielo il tuono e la folgore; valorosi Fanti, avezzi a superare ogni ostacolo, a vincere ogni prova; militi del Genio, che unite al valore l’arte e la scienza; Granatieri dallo slancio irrefrenabile…Andate, o Bersaglieri che passate in corsa, come vivente lava di vulcano, colle piume al vento…..Andate, o eroici Carabinieri di Pastrengo;

o brillanti Cavalleggeri, che sfilate al galoppo, già pronti alla carica travolgente ogni barriera con furia d’uragano; o superbi Dragoni, sulla lancia in resta, gagliardi come i legionari di Roma, sfolgoranti come Arcangeli…

     Andate, Automobilisti sulle macchine possenti e rombanti, mentre pulsano le motociclette e sfilano i ciclisti in volata, mentre in alto gli Aviatori contendono alle aquile il regno, e sulle aeronavi fra le nubi, il tricolore grandioso rifulge alla frontiera delle zone stellate.

     Salpate ardimentosi Marinai, sulle magnifiche navi corazzate d’acciaio, dal mare nostro, per i lidi promessi della vittoria.

     Andate, o bei soldati d’Italia, dove la gloria vi attende, la gloria che vince la morte e fa battere i cuori come l’amore.

     Le donne italiane, che aspettano fidenti e serene il vostro ritorno, vi mandano l’augurale saluto, che non è un addio, ma un arrivederci.

Dio vi benedica, Dio vi accompagni

Dio vi salvi!

Torino 20 giugno 1915

Contessa ROSA DI SAN MARCO

 

 

 

La religiosità del soldato alpino è artisticamente espressa in questa suggestiva cartolina del periodo che rappresenta l’omaggio alla Madonna
delle nevi, protettrice degli alpini.

(collez. personale)

 

 

Immagine iconografica del periodo un po’ ingenua e sentimentale ma di sicuri impatto e sensibilizzazione etico-religiosa.

(collezione F. M.)

Note: le cartoline inserite sono solo un esempio fra una vastissima scelta di quelle pubblicate nel periodo.

la prima “Preghiera dell’alpino” ha radici romagnole….?

Non esistono e le ricerche lo confermano, altre preghiere precedenti a questa voluta e creata appositamente. Il titolo e il testo non lasciano dubbi, risultando il primo esempio di preghiera rintracciata nelle ricerche. In questa sono evidenziate le caratteristiche militari degli alpini, il terreno nel quale operano, lo spirito di Corpo, la consegna a difesa delle Alpi e dei sacri confini della Patria. Compito certamente difficile e carico di responsabilità quello della guerra in montagna e questo fa si che gli alpini sentano il bisogno di identificarsi anche con una loro preghiera, voluta e creata appositamente. Non si conosce il nome dell’autore ma certamente aveva esperienza in prima persona di vita alpina per creare una nuova preghiera che si distacca dalle generiche del soldato, nella quale vi fosse raccolto lo spirito identificativo del Corpo. Quando si pensa all’alpino viene spontaneo immaginarlo lassù nelle Alpi dove la spiritualità ha una ispirazione più forte dettata dai silenzi, dalla maestosità che lo circonda, dal sentirsi più vicini al cielo. Lassù infatti è spontaneo immaginare sia nata la prima PREGHIERA DELL’ALPINO. Il primo esempio invece ha radici romagnole, ma non dell’Appennino, bensì a livello del mare a Ravenna dove è stata pubblicata il 1° giugno 1915 con approvazione del Canonico Giuseppe Bosi. Non si vuole con questo affermare che la stesura sia nata in Romagna, ma rimane comunque il fatto curioso e certo che qui compare e viene pubblicato il primo documento rintracciato.

Copertina del libretto

PER IL SOLDATO ITALIANO

Pagine Religiose

edito a Ravenna il 1° giugno 1915

dove è pubblicata la

PREGHIERA DELL’ALPINO

che può essere considerata il primo esempio della quale, con questo titolo, si conosce data e luogo di provenienza. (collezione F.M.)

qui a fianco per maggior chiarezza è trascritto
il testo della Preghiera

Preghiera dell’Alpino

O Signore Gesù che tanto amasti le montagne della tua Patria, negli anni di tua vita quaggiù, da farne il tuo soggiorno preferito, ove, come da un altare, sovente pregasti il tuo Padre Celeste ed insegnasti agli uomini la giustizia, la libertà, la fratellanza, donde poi te ne salisti al Cielo a cogliere il trionfo di tue virtù.

Riguarda e benedici noi tuoi Alpini, posti a difesa di queste Alpi. Rendici saldi come la roccia che calpestiamo e puri come l’aria che respiriamo. Dacci o Signore, la forza e la protezione, perché possiamo fare tutto il nostro dovere.

Benedici il nostro Re e ai Capitani tutti, perché ci guidino a sicura vittoria.

Benedici alla diletta Italia, rendila per mezzo del nostro braccio, grande e temuta fra le nazioni.

Benedici le nostre famiglie: fa che tutte si onorino di noi.

Salvaci l’anima o Gesù, e se così ti piace, salvaci pure i corpi, che noi su questi monti come su degli altari, volenterosi consacriamo alla Patria e a Te. Così sia.

Dopo tre anni di guerra è ancora la Romagna protagonista nelle ricerche. Da qui infatti proviene un altro libretto “Per il soldato italiano – Pagine Religiose” che contiene la stessa PREGHIERA DELL’ALPINO pubblicata nel giugno 1915 a Ravenna. Questa edizione porta la data del 26 febbraio 1918 ed è stata pubblicata a Forlì con approvazione del Canonico Adamo Pasini, Vicario Generale.