archivio Giuseppe Martelli
dedicato agli alpini in armi e in congedo

La PREGHIERA DELL’ALPINO

nella storia delle generazioni in grigioverde

di Giuseppe Martelli,
autore delle ricerche iconografiche e documentali e dei testi

pagina aggiornata al 15 luglio 2004 con l’inserimento della trascrizione dei testi delle Preghiere

la “Preghiera dell’alpino” in terra d’Africa 1936-1937

Cartolina del periodo con chiaro riferimento alla preghiera per gli alpini
inviati in Africa Orientale.
(collezione F. M.)

 

Dopo quindici anni di pace nuovi venti di guerra, iniziati nell’ottobre del 1935 con l’impresa italiana per la conquista dell’Etiopia, riportano nuovamente l’esigenza di rinnovate preghiere per il combattente. Le pubblicazioni a tema etico-religioso riprendono vigore. Gli alpini, inquadrati nella divisione “Pusteria”, costituita appositamente il 31 dicembre 1935, partono dalle Alpi per raggiungere le Ambe africane e con loro anche le preghiere che li accompagna. Molteplici sono le iniziative promosse a vari livelli per offrire ai reparti partenti immagini religiose poste poi dai cappellani militari sugli altari da campo. Documentate in articoli su L’ALPINO ritroviamo la valdostana Saint Vincent che offre un Labaro all’11° reggimento alpini con l’immagine della Madonna delle nevi. Dal Veneto, una immagine della Madonna del Grappa viene donata dalle genti di Bassano e Crespano a tutti gli alpini partenti per l’Africa Orientale. Dalla Romagna, i frati minori conventuali di Faenza donano al Comando della divisione “Pusteria” un quadro con la Beata Vergine della Concezione. Dalle cronache si apprende che questa immagine viene imbarcata sul “Conte Grande” che il 6 gennaio 1936 salpa dal porto di Napoli con il Comando Divisionale ed il 7° reggimento alpini.

 

 

 

 



Cartolina emessa nel 1936 e posta in vendita pro erigendo monumento a Brunico dedicato agli alpini della Divisione
“Pusteria” caduti in terra d’Africa.
(collezione personale)

Cartolina celebrativa del 7° reggimento alpini mobilitato
per la campagna coloniale etiopica del 1936.
(collezione personale)

Cartolina celebrativa dell’11°  reggimento alpini nella quale,  
in primo piano, è rappresentata un’aquila simbolo degli alpini,
che vola dalle Alpi alle Ambe africane.
(collezione personale)

 

 

 

Interessante quanto raro questo documento storico. E’ la tessera speciale denominata BASSA DI PASSAGGIO emessa dal Comando del 10° Alpini (leggi Ass. Naz. Alpini) per i soci volontari o richiamati “passati” momentaneamente in forza al Corpo di Spedizione in Africa Orientale.

(Documento gentilmente donatomi dallo Studio Bibliografico S. Mamolo, Bologna)

Compaiono in questi frangenti di guerra alcune “Preghiere dell’alpino” appositamente scritte.

La PREGHIERA DELL’ALPINO COMBATTENTE scritta dal maggiore Amilcare Rossi aggregato alla Sezione Servizi del Comando 5^ divisione alpina “Pusteria”, pubblicata su L’ALPINO del 15 febbraio 1936 e riproposta anche nel suo libro di ricordi africani “Dalle Alpi alle Ambe” Unione Editoriale Italia, Roma 1937.

Note- Nello Stato di Servizio gentilmente concesso dal Ministero delle Difesa, non compare nessuna transizione anche temporanea al Corpo degli alpini ma solo l’aggregazione, per il periodo gennaio-giugno 1936, alla divisione alpina “Pusteria”. L’ufficiale mantiene quindi il proprio stato giuridico presso il Comando Superiore Africa Orientale, declinando tale incarico per operare volontariamente con i reparti combattenti. Lo stretto contatto con le truppe alpine nei combattimenti ne coinvolgono l’emotività e l’orgoglio da “sentirsi” e firmarsi Maggiore degli Alpini dei quali per ragioni pratiche porterà durante la Campagna il caratteristico cappello.

Preghiera dell’Alpino combattente

Dio, che il mondo dal nulla traesti per farne la gioia e la meraviglia di tutti gli esseri in numeri che da Te ripetono la vita; Dio, che col Tuo soffio potente desti origine e,  nel suono suscitatore della Tua voce, vigore e moto alle infinite mirabili cose che attorno e sopra ai viventi stanno, proteggi e salva e fa vittorioso l’Alpino. Dio, che dalle viscere profonde della terra trai di continuo i fiumi che scendono ai mari e ai laghi perché il sole la linfa vivificatrice alla terra stessa ridoni, veglia sulla vita dell’Alpino, ristorane con l’acqua e col pane le forze; dell’Alpino, che tu volesti vigoroso, forte, ardito. Dio, che alle genti assegnasTi di abitare le terre perché le fecondassero e vi esaltassero colle opere e coll’amore la Tua gloria instillasti così negli uomini la idea di Patria, che è divina perché da Te discende: la più bella, la più gloriosa, la più santa delle patrie proteggi nell’Italia, la Patria dell’Alpino, la madre di ogni civiltà, la maestra di ogni umana virtù, il faro splendente di ogni luce. Dio, che nell’alpe sei e sei nel mare e sei nel piano; Dio, che il mondo governi e i cieli ingemmi, noi che le case lasciammo sopra i monti o nelle valli, noi che i parenti ansiosi seguono lungo le vie che la Patria santifica colla sua missione, noi fa salvi, ma prima gloriosi, perché colla vita si riporti la fierezza del dovere compiuto. Noi fa salvi, Dio, noi che, Te serbammo nel cuore e nella mente, i monti lasciammo, passammo il mare e qua giungemmo, in questa sterminata terra africana, per la gloria Tua e per la gloria della Patria, per il culto giusto del Dio Vero, per la difesa e la propagazione della civiltà vera; noi fa salvi. Dio, noi fa vigorosi, noi fa forti, perché in noi, nella nostra forza, nella virtù nostra sia forte e potente l’Italia, sia grande e glorioso il Re, sia benedetto ed esaltato nell’arditezza della volontà sua, nella bellezza della sua fede, il Duce di tutti gli italiani sparsi per il mondo. E così sia.

AMILCARE ROSSI
Maggiore degli Alpini
A. O. genn. XIV.

qui per maggior chiarezza è trascritto il testo della Preghiera

 

 

 

Amilcare Rossi era nato il 1° gennaio 1895 a Civita Lavinia, oggi Lanuvio, in provincia di Roma. Allo scoppio della guerra 1915-1918 lascia gli studi universitari e mobilitato il 1° giugno 1915 viene ammesso a frequentare il corso allievi ufficiali alla scuola militare di Modena. Nominato sottotenente a novembre è assegnato al 28° reggimento fanteria che raggiunge in zona di guerra sul Monte Sabotino. Combatte valorosamente nelle trincee di Oslava quindi per la conquista di Gorizia nel giugno 1916 dove, pur ripetutamente ferito non abbandona la linea che al termine dei combattimenti ed è proposto per la medaglia d’argento. Inviato all’ospedale di riserva a Treviso, ancora convalescente rientra al reparto impegnato nell’ottobre 1916 nell’avanzata verso Vertoiba, dove ancora si distingue per atti di valore e gli viene conferita la medaglia d’oro al valor militare. Promosso per meriti speciali al grado di tenente il 19 dicembre 1916, quindi capitano nel marzo 1918, con la conclusione della guerra passa in forza alla divisione militare di Roma quale ufficiale studente universitàrio ed è congedato il 7 gennaio 1920. Conseguita la laurea in lettere e filosofia è prima insegnante nelle scuole medie di Velletri e Sezze Romano quindi al Liceo-Ginnasio di Napoli dove contemporaneamente frequenta l’Università laureandosi nel 1922 in giurisprudenza. L’anno successivo rientra a Roma con l’incarico di insegnante di materie giuridiche presso l’istituto statale “Vincenzo Gioberti” ed è chiamato dal governo a far parte della Commissione Giurisdizionale per i beni dei sudditi ex nemici della guerra 1915-18. Nel 1925 con decreto del capo del governo del 2 marzo riceve la nomina a presidente del triunvirato reggente l’Associazione Nazionale Combattenti della quale poi ne diventa presidente effettivo. Nello stesso anno è fra i promotori e fonda il Gruppo Medaglie d’Oro e l’Istituto del Nastro Azzurro (associazione fra i decorati al valor militare) divenendone anche di quest’ultimo, presidente nazionale. Eletto nel 1929 deputato al parlamento viene riconfermato anche nelle successive elezioni. Nel 1934 si sposa e l’anno seguente nasce il primo dei figli. Promosso per meriti eccezionali nel marzo 1935 a maggiore, conoscendo i preparativi per l’impresa italiana in Etiopia chiede di partire volontario con le truppe combattenti. Assegnato al Comando superiore Africa Orientale per il comando di un battaglione eventualmente scoperto, essendo in soprannumero viene aggregato alla Sezione Servizi del Comando divisione alpina “Pusteria” e con questa si imbarca da Napoli il 6 gennaio 1936. Durante la Campagna si pone volontariamente in più occasioni al comando di reparti alpini impegnati nei combattimento in particolare a Passo Mecam e Valle Robi e per questo suo comportamento gli sono conferite una medaglia d’argento ed una croce di guerra al v.m. Affascinato da queste “magnifiche truppe” come lui stesso definisce ne è coinvolto dal forte spirito di Corpo tanto da scrivere la Preghiera dell’Alpino combattente. Rientrato in Italia il 29 giugno 1936 riprende gli innumerevoli impegni civili e politici ed è promosso tenente colonnello nel 1937 per meriti speciali. Con l’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940 parte nuovamente volontario per il Fronte Occidentale destinato al 37° reggimento fanteria della brigata “Ravenna”. Posto in congedo per la parziale smobilitazione dell’esercito, pochi mesi dopo, con la successiva Campagna sul fronte greco-albanese, riparte volontario con il 50° reggimento fanteria della divisione “Parma”. Rientra in patria al termine delle operazioni il 10 maggio 1941 per essere assegnato a disposizione del Comando zona militare di Roma. Il 6 marzo 1943 viene nominato Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio ed in questa carica vive in prima persona la caduta del fascismo a seguito del famoso ordine del giorno del 25 luglio. Lascia quindi ogni carica politica e istituzionali quale presidente delle varie associazioni, ritirandosi a vita privata. Nel 1946 subisce un processo come ex esponente del passato regime nel corso del quale non emergono particolari capi di accusa ed è prosciolto con formula piena. Riprende quindi la sua attività esercitando la professione di avvocato patrocinante in Cassazione. Nel 1969 pubblica un secondo libro di memorie sulla sua vita e degli avvenimenti storici che lo hanno visto protagonista “Figlio del mio tempo” edito da Romana Libri Alfabeto, Roma, dal quale è tratta in parte questa biografia e la fotografia scattata sulla nave durante il ritorno dall’Africa Orientale nel giugno del 1936.

La PREGHIERA DELL’ALPINO DEL “FELTRE” pubblicata su L’ALPINO del 1° maggio 1936 a cura della Sezione A.N.A. di Feltre che, come si legge nella presentazione, ha provveduto alla stampa di una cartolina che la riproduce. Di questa preghiera, che ha ottenuto l’approvazione ecclesiale, non è indicato e non si è riusciti ad identificare l’autore. Il battaglione “Feltre” al comando del maggiore Vittorio Bollati partecipa alle operazioni coloniali in Etiopia alle dipendenze del 7° reggimento alpini che unitamente ad altri reparti costituiscono la divisione alpina “Pusteria”.

La Preghiera dell’Alpino del “Feltre” pubblicata su “L’Alpino” del 1° maggio 1936.

A destra la cartolina in originale. (collezione F. M.)

 

BATTAGLIONE “FELTRE”

PREGHIERA DEGLI ALPINI

DEL BATTAGLIONE

A te, o Signore, Dio degli Eserciti, noi Alpini del “Feltre”, rivolgiamo fiduciosi la nostra preghiera. Lontani dai nostri monti e dalla cara Patria, la Tua fede ci conservi saldi il cuore ed il braccio. Assistici e guidaci nella diuturna fatica, benedici i nostri sforzi, dona a noi di scalare vittoriosi queste Ambe Abissine.

Conserva le nostre famiglie; fa che possiamo riabbracciarle con la gioia del dovere compiuto.

Benedici il nostro Re Vittorioso e il nostro Duce: illumina i nostri Comandanti. Fa che la nostra sacra Bandiera, simbolo di Fede e Civiltà, sventoli sempre più in alto per il nostro valore.

Tu, Madonnina d’oltre mare, che ci hai accompagnato sotto questo cielo, guida i nostro passi. A Te ci affidiamo, o Madonna del Grappa. Dal nostro Sacro Monte proteggi il “Feltre” come ad Assaba, per la Vittoria e per la gloria d’Italia.

qui per maggior chiarezza è trascritto il testo della Preghiera

Il 12 aprile 1937 la Divisione Alpina “Pusteria” rientra in Italia sbarcando a Napoli dove il giorno dopo sfila alla presenza delle massime autorità di Governo e dell’Associazione Nazionale Alpini. La campagna coloniale d’Africa è conclusa.

I reparti rientrano alle proprie sedi e gli alpini o artiglieri alpini o genieri alpini, riprendono la “normale” attività addestrativa.

Nel corso del 1937 compare e viene pubblicata anche questa PREGHIERA DELL’ALPINO scritta da, così si firma, Lio da Padova del quale non siamo riusciti a rintracciare nessuna notizia biografica. Questa “Preghiera” ottiene l’approvazione ecclesiastica dell’Arcivescovo di Udine Mons. Giuseppe Nogara.

La cartolina postale edita dall’Editrice Felsinea di Bologna, con autorizzazione del
Ministero della Guerra del 26 luglio 1937. Documento tratto dal giornale della
Sezione ANA Bolognese Romagnola “Canta..che ti passa” n°4 - dicembre 1995.
(collezione Maurizio Di Vincenzo, Bologna)

LA PREGHIERA DELL’ALPINO

Eterno Iddio! Signore del Cielo e della Terra e dell’Abisso!
Lo sguardo Tuo benigno volgi a noi per l’aspre italiche vette!
Coll’amore della FEDE Santifica le nostre genti. Trasfondici la volontà Tua.
Grande e possente.
Acciocché sia vana ogni insidia al sacro suolo della Patria.
Comanda che la spada de’ nostri armati sia fuoco come quella di Michele, tremenda, siccome la folgore in Tuo potere. Faro santo sii Tu nelle tenebrosi notti.
Fa’ che il nostro piede sia forte e più forte della roccia delle nostre montagne!
Da’ giusta gloria e potenza all’Italia! Infondi sempre sul nemico il terrore di Lei!
Fa’ che l’AQUILA DI ROMA sia vigile ai nostri destini, com’è vigile ai naviganti l’astro polare.
Signore Iddio! Benedici al RE, al DUCE, alle nostre famiglie!
Benedici alle genti dei monti che sopra le nevi e contro la bufera vegliano per la difesa della PATRIA!
Questa preghiera, sgorgata dai nostri petti, innalziamo tre volte tre in Tuo onore; e Tu alaudato sempre sia, ho SIGNORE! AMEN

Lio da Padova

Con approvazione ecclesiastica di S.E. Giuseppe Nogara, Arcivescovo di Udine

qui per maggior chiarezza è trascritto il testo della Preghiera