archivio
Giuseppe Martelli
dedicato
agli alpini in armi e in congedo
La
PREGHIERA
DELL’ALPINO
nella storia delle generazioni in grigioverde
di Giuseppe Martelli,
autore delle ricerche iconografiche e documentali e dei testi
pubblicato il 1° giugno 2004
Cartolina
degli anni ’30 sul tema
della religiosità e fede
alpina.
Edizioni
Giulio Marino,Vittorio
Veneto. (collezione personale)
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Chi
vive e lavora a diretto contatto con la montagna divide con
la natura circostante le bellezze e le insidie che la caratterizzano,
la ama, la teme, la rispetta.
Vivendo
la montagna ne acquisisce la religiosità apparentemente rude
e contraddittoria che poi lo differenzia in maniera inequivocabile
nel pensare, nell’agire e soprattutto nel socializzare. La
religiosità nel montanaro è unica, forse perché vissuta più
vicino al cielo, non ha contaminazioni demagogiche ed è libera
da qualsiasi condizionamento.
Per
lui vale di più una delle numerose immagini religiose disseminate
lungo i sentieri o una croce trasportata faticosamente a spalla
e piantata su una alta vetta, che una Cattedrale riccamente
adornata. Questo suo modo di vivere religiosamente la montagna
caratterizza anche il suo vivere da soldato: da ALPINO.
Se
la Marina Militare è stata la prima ad appropriarsi nel 1902
di una sua preghiera dettata da un noto scrittore, possiamo
affermare che l’Alpino, pur non vantando tradizioni consolidate
e datate, nel 1915 può già recitare una sua preghiera.
Certamente
non scritta da un letterato, sapremmo in questo caso data
certa e paternità, ma sicuramente di valori e sentimenti altissimi
che solo chi è Alpino può esprimere.
I
verdi pascoli, le rocce, i ghiacciai, la Patria, la famiglia
erano valori già presenti e ricordati allora in guerra come
oggi in tempo di pace.
Con
il comune nome di Alpini si riconoscono tutti i militari dell’Esercito
Italiano in servizio nelle truppe da montagna, orgogliosi
delle proprie tradizioni e dell’emblema che li contraddistingue:
il cappello con la penna nera.
Questa
ricerca vuole proporre un semplice inedito percorso storico
alla riscoperta delle radici spirituali ed offrire, nei propositi,
un viaggio attraverso il tempo e la religiosità che ha accompagnato
le “Penne Nere” nei duri frangenti di guerra, li accompagna
oggi in tempo di pace e nelle missioni umanitarie, dedicandola
alle generazioni del futuro, eredi e custodi del patrimonio
e dei valori vissuti da chi li ha preceduti.
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Desidero
ringraziare per la preziosa collaborazione, l’amichevole consulenza,
disponibilità
e
gentile concessione di importanti documenti inseriti in questa ricerca,
l’amico F. M.,
riconosciuto
a livello nazionale fra i più noti storici di preghiere militari.
la
religiosità del soldato
L’esigenza
religiosa è insita nell’uomo. Fin dalle radici dell’esperienza umana
particolari preghiere accompagnavano i cittadini-soldato chiamati
a combattere. Nella storia italiana i primi documenti risalgono agli
Etruschi, dall’800 al 500 avanti Cristo, presso i quali esisteva una
magistratura sacerdotale guerriera al seguito dell’esercito. Anche
la potente Roma, prima pagana poi cattolica, aveva presso ciascuna
Legione un certo numero di sacerdoti ed una tenda per il culto religioso.
Nel medioevo e nell’evo moderno ritroviamo diversi Ordini di monaci
cavalieri al seguito degli eserciti per l’assistenza religiosa ai
soldati. Nell’esercito piemontese questo servizio assume un concetto
moderno con la presenza di cappellani militari permanenti suddivisi
nei reggimenti e scuole militari per le funzioni festive e l’insegnamento
dell’etica morale. Nel periodo dei moti carbonari e le successive
guerre d’indipendenza nascono numerose Preghiere per il soldato
e Litanie in tempo di guerra. Con la proclamazione del Regno d’Italia
nel 1861 e la nascita dell’esercito italiano, queste preghiere, che
hanno ancora un contenuto generico non specifico d’identità d’Arma,
si diffondono sempre più. Va sottolineato che in questo periodo i
chierici (gli studenti in seminario) e i sacerdoti anche titolari
di parrocchia, erano soggetti come tutti i cittadini al servizio militare
obbligatorio.
Il
15 ottobre 1872 nasce un nuovo Corpo, gli Alpini, ideati a difesa
dei confini montani delle Alpi. Nella Campagna coloniale d’Africa
del 1887 e nella successiva del 1896 in Eritrea, dove anche gli alpini
sono inviati ed hanno per strana sorte lontano dai propri monti, il
battesimo del fuoco ed i primi caduti, ed in quella del 1911-1912
in Libia, sono accompagnati come tutti gli altri Corpi e Specialità,
da generiche Preghiere per il soldato.
Antonio Fogazzaro, ideatore del primo
esempio
di Preghiera d’Arma. |
Mons. Angelo Bartolomasi
primo Vescovo Castrense. |
La
Marina Militare che ha un proprio Ministero, si distingue rispetto
all’esercito con una Preghiera del marinaio già largamente
riconosciuta e diffusa in tutte le unità della flotta italiana.
Questa
preghiera era stata dettata dallo scrittore Antonio Fogazzaro nel
1902 in occasione della consegna della bandiera di combattimento all’incrociatore
“Giuseppe Garibaldi ”.
Con
la mobilitazione generale del 1915, il Ministero della Guerra ed in
particolare il generale Luigi Cadorna, cattolico convinto, affronta
subito la questione della presenza religiosa fra i soldati ritenendola
elemento indispensabile non solo negli ospedali ma anche presso i
reparti combattenti. Mons. Angelo Bartolomasi viene investito, in
accordo con la Santa Sede, dell’autorità di Vescovo di Campo per la
direzione autonoma del clero militare, le nomine dei cappellani, l’assistenza
e l’organizzazione del materiale religioso. La Chiesa e varie Istituzioni
benefiche o religiose si affrettano a promuovere iniziative per la
pubblicazione di libretti e immagini iconografiche con inserite specifiche
Preghiere per il soldato come, Preghiera prima della
battaglia, del ferito, in trincea, dopo la vittoria, ecc.
Fino al 1918 esiste una vasta e diversificata quantità di materiale
realizzato che evidenziano il notevole sviluppo.
Un
esempio delle numerose cartoline sul tema etico-religioso
pubblicate
nel corso
della guerra 1915-1918
che hanno come tema gli alpini.
(collezione
F. M. )
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E’in
questo periodo che il forte spirito di Corpo dell’alpino emerge e
si rafforza anche attraverso la sua innata religiosità montanara.
Non si accontenta e non si identifica nelle esistenti preghiere generiche
e ciò lo porta a crearsi fin dai primi giorni di guerra una propria
specifica Preghiera dell’alpino. Con il ritorno alla pace ed
i successivi cambiamenti politici italiani, i valori del concetto
di Patria e dell’etica religiosa portano ad istituire nel 1926 il
Corpo dei Cappellani Militari per l’assistenza religiosa ai soldati
anche in tempo di pace e vedono la nascita ed il riconoscimento dell’Ordinariato
Militare. Con il Concordato fra Stato e Chiesa del 1929, viene ulteriormente
valorizzata e disciplinata l’assistenza religiosa alle Forze Armate,
non solo, ma anche nelle istituzioni paramilitari del governo. Compaiono
in questo periodo nuove preghiere con aggiunte invocazioni per il
Re, il regime ed il suo Capo, che si aggiungono alle tradizionali
già in uso. Con la Campagna in Africa Orientale del 1936 per la conquista
dell’Etiopia, dove anche la divisione alpina “Pusteria” è inviata,
si assiste ad una nuova nascita e fervente pubblicazione di materiale
iconografico e preghiere “specifiche “ che valorizzano gli ideali
coloniali ai quali anche gli alpini non si sottraggono.
Sempre
sul tema etico-religioso, una
cartolina
realizzata nel
periodo 1940-1945 dedicata agli
alpini.
(collez. personale) |
Nella
seconda guerra mondiale 1940-1945 la preghiera d’Arma ha un ulteriore
incremento. Nate negli anni precedenti e divenute ormai patrimonio
storico, diventano parte integrante delle liturgie religiose che si
concludono con la recita di queste preghiere. Presso i reparti in
linea prima nella battaglia, alle esequie dei caduti, negli ospedali,
in prigionia, nelle vicende vissute a seguito dell’armistizio dell’8
settembre 1943, che divide in ideali contrapposti, la ricerca del
conforto religioso porta a tradurre in preghiera lo stato d’animo
del momento, ponendo in luce come l’uomo senta primaria l’esigenza
della spiritualità.
L’immediato
dopoguerra vede l’Ordinariato Militare impegnato ed attento ad indicare
nella preghiera d’Arma la via per la riconciliazione e ritrovata identità
nazionale. Questo delicato compito viene affrontato con riconosciuto
merito dall’Ordinario Militare per l’Italia Mons. Carlo Alberto Ferrero
di Cavallerleone che recepisce nel forte spirito identificativo d’Arma
il mezzo col quale indicare alle giovani generazioni il ritrovato
spirito di Corpo, già vissuto dalle generazioni di guerra. Raccolte
le varie preghiere nate nel corso degli anni e ispirandosi a queste
per non toglierne il forte senso storico, con piccole variazioni in
linea coi tempi e aggiunte invocazioni, le ripropone con l’imprimatur
che gli è riconosciuto nel suo ufficio di Vescovo Militare. Si ha
così un riordino con il quale sono riconosciute ed indicate dalla
Chiesa per tutti i credenti con le stellette ed ai soldati in congedo
che riuniti in Associazioni d’Arma ne mantengono vive le tradizioni
e lo spirito di Corpo. Ancora oggi in tutti i reparti delle Forze
Armate, la preghiera d’Arma conclude le funzioni religiose, segno
tangibile di come questi valori siano sempre validi, vissuti, indicati
e trasmessi generazione dopo generazione.
Guerra 1915-1918. Un cappellano militare celebra, prima dell’attacco,
la Santa Messa per gli alpini.
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Giovani alpini in alta montagna assistono alla celebrazione della Santa Messa. Un gesto religioso che si ripete
da duemila anni mantenendo intatti ancora oggi i suoi
valori.
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