rassegna stampa da L’ALPINO

periodico dell’Associazione Nazionale Alpini

Battaglione "Monte Arvenis" ora "Gemona"
Una visita alla regione del Monte Gardinal
*di don Amedeo Girotti

pubblicato il 15 maggio 2011
testo trascritto da Giuseppe Martelli





l'articolo pubblicato sul giornale L'ALPINO del 20 novembre 1920 che comprende
il solo testo, le fotografie sono state aggiunte per rendere più completa la pagina




A sinistra il Cauriol, al centro il Gardinal e a destra il Piccolo Cauriol
.
(fotografia è stata gentilmente concessa da Fabio Righini - Friuli)

Da quando si dovette abbandonare il Monte Gardinal nel settembre 1917 conservai sempre il desiderio e la speranza di ritornare a vedere quelle posizioni che in un anno di permanenza avevamo imparato a conoscere sasso per sasso, ad amare come se fossero le nostre abitazioni. Erano infatti diventate il nostro paese alpino; baracche comodissime, cappelletta rustica, infermeria, bagni, acquedotto, teleferiche, strade... Il battaglione vi aveva creato il suo centro di vita ed ormai ci sembrava di starvi meglio che in mezzo al rumore del mondo, perchè là adempivamo ad un sacrosanto dovere, la difesa dei deboli che avevamo alle spalle, e ci sentivamo innalzati sopra la schiera degli ignavi.
La sera del 4 agosto di quest'anno, alle ore 10, si partiva da ...... con una carretta da battaglione e due dei vecchi alpini del M. Arvenis, per raggiungere la stazione ferroviaria di ....., discendere poi a Bolzano, d'onde, per la linea di Trento, recarsi ad Ora e con la ferrovia a scartamento ridotto che parte da Ora (per la quale erano salite alla testata di Val di Fiemme le vettovaglie per i nostri nemici e le munizioni dirette ad attentare alla nostra vita) per arrivare a Predazzo alle 16,30 circa del martedi 5.
La stagione non si presentava troppo bella; durante il viaggio per ferrovia nebbia e pioggie quasi continue mi avevano impedito di poter ammirare le splendide vallate ed i magnifici panorami che si possono godere dalla piccola ferrovia Ora-Predazzo.
A Predazzo poi sembrava che il tempo si fosse volto definitivamente alla pioggia, nè offriva molta speranza di poter fare l'ascensione desiderata. Al Comando di Presidio, al quale mi presento con una lettera di raccomandazione, trovo un capitano che dice di non potermi favorire in alcun modo per il viaggio non potendo disporre di alcun mulo, ne sa indicarmi l'itinerario non conoscendo i dintorni di Predazzo, ne possedendo carte....
Con qualche notizia avuta dai borghesi e specialmente con l'aiuto di una guida che ci accompagna fino a Malga Sadole, possiamo il giorno 6, partendo a mezzogiorno, arrivare verso sera sulla selletta Morpurgo, non senza aver prima fatto una faticosa traversata a mezza costa, onde evitare di salire fino alla 2512, dove ci portava il sentiero verso alle basi di Busa Alta, presso Malga Sadole.



Alpini di vedetta a Punta Gardinal nel 1916.

Vediamo le trincee austriache, il covo che nascondeva il famoso cecchino della selletta; ma ora è tutto muto e solo è necessario aver prudenza per evitare qualche nascosta insidia o per non urtare nelle numerose bombe a mano inesplose disseminate nel ghiaione. Percorrendo il terreno ormai noto ad entrambi nelle nostre linee, giungiamo alle baracche sotto Busa Alta, dove troviamo ancora casse di petardi Thevenot ed altre munizioni. Quasi tutto è ancora come lasciammo noi nel novembre 1917; qualche piccola frana ha interrotto i sentieri per brevi tratti, ma nessuna difficoltà si presenta al passaggio. Mi ha sorpreso la perfetta conservazione del profondo camminamento che attraversava la selletta. Passata l'acqua, fino al baracchino dove fu colpito il sergente De Pos, troviamo tutti i ferri che sostenevano i mascheramenti piegati a valle come da una mano invisibile; certo delle valanghe. Si traversa in basso per riuscire all'antica postazione Leonarduzzi e si discende al Comando di battaglione per il sentiero (una volta proibito!) e che mette nella mulattiera che dalla teleferica portava al posto di Comando.
Ormai a destinazione, pensiamo di trovarci un ricovero per la notte. La mia villetta di una volta non mi offre alloggio perchè minaccia di rovinare a valle. Si sale al posto di Comando, ma la gradinata è in rovina. La mensa, la cucina, l'alloggio del Comandante. Il piazzale però è pieno di sassi, di terra e di rami caduti dal mascheramento Rainieri; è anche in parte franato. Dalle baracche sono state asportate le lamiere e all'interno c'è molta umidità; meglio conservata la baracca del bagno, dove esiste ancora la camera oscura usata dal compianto Brunelli. La cappelletta è un buono stato, ma mancano le immagini e gli arredi sacri.
Il giorno 7 restiamo a Campo Coldese e lo dedichiamo alla visita dei cimieri dell'"Arvenis" del "Monrosa", del "Cividale". Con grande soddisfazione troviamo i sacri recinti in perfetto ordine, e non senza commozione rivediamo quelle croci ben salde, con le targhette che ci richiamano i nomi dei nostri compagni. Un meraviglioso tappeto verdeggiante, variopinto dai colori delicatissimi di gentili fiori alpestri, adorna le tombe dei nostri Martiri, che lassù, nella solitudine del bosco, dormono il sonno della pace, non dimenticati dal nostro affetto e dalla nostra riconoscenza. Collochiamo, sui ben noti tumuli, le targhette che nel 1917 avevamo sempre conservato, sostituendole alle provvisorie; mormoriamo una preghiera per tutti coloro che offrirono in olocausto la giovane esistenza e li salutiamo reverentemente.



Targa ricordo incisa nella roccia al M.te Gardinal.

Ma un altro luogo non poteva restare senza la nostra visita; l'Osservatorio Primo, quello dal quale assistemmo alla presa di Busa Alta nell'ottobre 1916 - Rivedo ancora i due alberi sotti i quali innalzai il piccolo Altare la mattina dell'azione e dove celebrai raccomandando a Dio le nostre truppe. - La piccola costruzione, dove si rifugiavano alla meglio i superiori che emanavano gli ordini e dirigevano le operazioni, è quasi completamente caduta. Poco lontano noto l'enorme buca del proiettile che potè scoppiare e ricoprire di materiale, senza arrecare alcun danno, l'allora capitano Tessitore; il quale vinto dalla stanchezza e dal sonno per la tensione continua di parecchi giorni di combattimento, aveva continuato a dormire pacificatamente. Anche le tane dove fu per un tempo la fureria della 109^, il posto di medicazione, l'artiglieria, il magazzino, anche le trincee al margine del bosco tendono a scomparire; erbacce rigogliose crescono dappertutto e fiori dai vivaci colori portano una nota gentile dove allora infieriva la guerra e la morte.
Dove fu per tanto tempo la 152^ compagnia troviamo le baracche in buono stato, sebbene molti pini caduti abbiano ingombrato i piazzali ed ostruito i sentieri. Buona ed in efficenza come quando siamo partiti è la fontana. Una corsa alla teleferica ed all'impianto idrico ci fa meravigliare perchè troviamo tutto il materiale come vi fu abbandonato.
Il gioorno 8 partendo di buon mattino, ci siamo recati su tutta la linea che teneva il Battaglione. Dopo due anni le posizioni sono come alla nostra partenza, se si accetta qualche tratto di camminamento franato o qualche baracca sfasciata per la caduta di grossi massi. Grandiosa e sempre bella la galleria della mano, che ci ricorda l'amatissimo capitano Candoni; splendide ancora le mense ufficiali del Gardinal e di quota 2318, nonchè la maestosa scalinata che dal Comando di quota 2318 va sotto al Cauriol, opera quest'ultima della 153^ compagnia. Con intimo orgoglio si può concludere che i lavori allora eseguiti in luoghi inospitali e condizioni difficilissime, erano stati fatti con sapiente criterio e in modo da sfidare tutta l'ira nemica.
La visita al Gardinal mi ha richiamato alla memoria tanti ricordi e tante persone con le quali ho vissuto nella più cordiale amicizia; ho avuto l'illusione di vivere due giorni di quella vita che, con tutti i suoi pericoli, era pure tanto bella.
Chiudendo questa mia relazione, non posso fare a meno di porre in rilievo lo spirito col quale lasciammo la regione del Gardinal nel 1917, riproducendo le scritte che tuttora si leggono in quella che fu la mensa del Comando di Battaglione:

Italia : et nuc et semper. Non crediate di averci mandato via. Ce ne siamo andati noi, stanche di vedervi così imbecilli. Bel coraggio venire qui, quando siamo andati via noi. Dovevate venire prima se ne avevate il fegato. - Ibis non redibis morieris in sanguine.- La nostra anima vi giura guerra fino alla vittoria completa del nostro diritto. Sul sangue dei prodi giuriamo guerra ai barbari fino a definitiva vittoria. Il vostro ultimo sforzo segnerà la vostra fine e morte.
Ne va taciuta la frase profetica con la quale ci ritiravamo:
Sempre fidenti.

Don Amedeo Girotti
Cappellano del "M. Arvenis"


*don Amedeo Girotti, nato in piccolo paese della pianura bolognese, è molto probabilmente il cappellano militare con la più lunga militanza ininterrotta nello stesso reparto alpino; dal novembre 1915 al 16 aprile 1919.
Con la nascita dell'Associazione Nazionale Alpini nel luglio 1919 è fra i primi ad iscriversi come socio, ne è testimonianza questo articolo pubblicato nel novembre 1920. (La sezione bolognese romagnola nascerà due anni dopo, nel novembre 1922).
Per molti decenni il suo nome compare sul giornale L'ALPINO in varie rubriche o articoli di incontri con i reduci del "Monte Arvenis".

 

Don Amedeo Girotti è già ricordato nel sito; apri pagina : don_girotti