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Renato
Rizzo: un eroe dimenticato del Battaglione Alpini “L’Aquila”
di
Mario Gallotta
pubblicato il 15 settembre 2004
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Dal
24 al 31 gennaio 1999 , presso la Sala E.F.E.R. di Largo Castello,
i ferraresi ebbero la possibilità di visitare la mostra storico-fotografica
GLI ALPINI IN ARMI ED IN CONGEDO DAL 1872 AD OGGI, curata dal Cav.
Giuseppe Martelli. In un pannello dedicato alle penne nere estensi,
il curatore aveva inserito un ritaglio tratto da L’ALPINO del 1° giugno
1943. In tale numero nella rubrica “Nel Paradiso di Cantore” appariva
la fotografia del Ten. Renato Rizzo da Ferrara, caduto sul fronte
russo, btg. alpini “L’Aquila”. Grazie a Giuseppe Martelli usciva
dall’oblio un’altra figura di alpino Medaglia d’Argento al valor militare.
“alla memoria” - ingiustamente dimenticato. Da allora le ricerche
del Gruppo Alpini di Ferrara non si sono mai fermate e a distanza
di cinque anni possiamo dire che la storia umana e militare di Renato
Rizzo è stata ricostruita in maniera soddisfacente, anche se l’impresa
si è rivelata tutt’altro che facile. Fra gli innumerevoli libri che
trattano della campagna di Russia, la sola traccia da noi rinvenuta
si trova infatti nel volume “La tragedia italiana sul fronte russo
(1941-1943)", presentato e coordinato da Pier Luigi Bertinaria
(Bruno Ghigi Editore, Rimini, 1993). A pag. 469 l’Avv. Giuseppe Prisco,
di cui viene raccolta una testimonianza, così afferma: - Ricordo
tra i caduti della 108^ anche il Ten. Renato Rizzo, già del Comando
Btg., che aveva assunto il comando di un ricostruito reparto arditi
-. Per la verità anche Alfio Caruso, nel suo “Tutti i vivi all’assalto”
(Longanesi, Milano, 2003) accenna brevemente a Rizzo a pag. 81, sbagliandone
però il nome, “Muore il Tenente Bruno Rizzo che in quei giorni
si è dato da fare per ricostruire il plotone arditi”. E ciò conferma
quanto la figura di Renato Rizzo sia stata scarsamente considerata
e sia ancor oggi ingiustamente poco conosciuta.
Il Tenente Rizzo sul fronte russo |
Nato
a Venezia il 2 febbraio 1914, si stabilì ancor giovinetto a Ferrara,
seguendo il padre Alberto, funzionario della Banca d’Italia e valoroso
combattente (decorato di Medaglia di Bronzo al v. m. nel primo conflitto
mondiale). Nel 1933 si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università
di Ferrara, ove si laureò brillantemente nel 1937, discutendo una
tesi di diritto internazionale intitolata “Il blocco navale”. Il 20
novembre 1937 fu ammesso alla Scuola Allievi Ufficiali di complemento
di Bassano del Grappa, ove diede ottima prova: fu infatti nominato
allievo “scelto” il 25 febbraio del 1938. Terminato il corso svolse
il servizio di prima nomina presso il Battaglione Alpini “L’Aquila”,
secondo la testimonianza del Dott. Vittorio Mistri (già Capogruppo
degli Alpini ferraresi) raccolta dal Gen. Pier Luigi Cavallari (attuale
Capogruppo onorario delle penne nere estensi). Richiamato alle armi
combattè sul fronte greco-albanese. Fu catturato dai greci, presso
i quali trascorse anche un breve periodo di prigionia. Il 7 febbraio
1942 fu destinato nuovamente al 9° Reggimento Alpini (Btg. “L’Aquila”)
e partì per la Russia con il grado di tenente. Poiché, a parte la
motivazione della Medaglia d’Argento al v. m. e le scarse notizie
sopra riportate, non si disponeva di altri dati, il Gruppo Alpini
di Ferrara decise di contattare l’Avv. Giuseppe Prisco, che in data
25 gennaio 1999 così rispose alla richiesta di precisazioni: - Io
sono stato molto amico del Sottotenente Renato che ricordo con nostalgico
affetto. Renato era inizialmente in una posizione di tranquillità
a 10-15 km. da dove era schierato il Battaglione “L’Aquila”. Quando
ha saputo della morte in combattimento di molti suoi e miei amici
tra i quali il sottotenente Enrico Rebeggiani (22.12.1942), comandante
del Reparto Arditi, ha chiesto di prenderne il posto. E’ arrivato
nella tarda serata del 23.12.1942 al quadrivio di Seleny Yar. Assunto
il comando del Reparto Arditi appena ricostituito, nella mattinata
del 24 dicembre è stato gravemente ferito. Seppi, allora, che Renato
era morto il giorno di Natale all’Ospedale di Rossos -. .Un’altra
importante testimonianza ci è offerta dal Sacerdote Giuseppe Carnevali,
cioè dal cappellano militare che fu vicino a Renato Rizzo nel momento
del trapasso. In data 5 settembre 1999 Don Carnevali così si espresse
in una sua lettera indirizzata al Gen. Pier Luigi Cavallari: -
Fui presente all’intervento chirurgico del Rizzo fatto dal Cap. Professor
Giancarlo Parenti di Firenze, membro della II^ formazione chirurgica
operante presso l’ospedale militare di Rossosch. Gli venne conservata
piena lucidità di mente, tanto che, come scherzando,chiese al chirurgo:
potrò ancora sposarmi? Questo il 22 dicembre 1942. Nonostante l’intervento
fosse perfettamente riuscito, il decesso avvenne il 25 dello stesso
mese a causa del ritardo con cui il ferito venne portato in ospedale.
Fu seppellito in una fossa comune del cimitero militare italo-germanico
di Rossosch il 27 dicembre, insieme alla quarantina di morti che si
era andata accumulando in quei giorni a seguito dell’offensiva russa
sul fronte della Julia. Accanto alla salma posi una bottiglietta contenente
le generalità del Caduto. Purtroppo il cimitero venne profanato e
sconvolto dai Russi non appena riuscirono a riconquistare Rossosch..-
Gli
intrecci della storia sono spesso ricchi di sorprese. Il Prof. Giancarlo
Parenti (Medaglia di Bronzo al v. m.) si trasferì infatti nell’immediato
dopoguerra a Ferrara, ove diresse per circa trent’anni la Divisione
Chirurgica dell’Arcispedale “S.Anna”.
l’articolo comparso sul “Corriere Padano”
del 20 marzo 1943
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La
notizia della morte di Rizzo suscitò una profonda eco a Ferrara, non
appena se ne potè avere notizia. In data 20 marzo 1943 il “Corriere
Padano” dedicò un commosso articolo alla figura dello scomparso (Il
Tenente Renato Rizzo proposto per la Medaglia d’Oro), rivelando
alcuni particolari sul suo ultimo, eroico combattimento e precisando
che era stata già avanzata la proposta di concessione della Medaglia
d’Oro al v.m. Lo stesso articolo, inoltre, dà notizia di alcune lettere
scritte dal Comandante del Btg. “L’Aquila”, al padre del Caduto. In
esse il Magg. Boschis dice, a chiare lettere, che Renato Rizzo “si
è battuto come un leone”.
Il
21 marzo fu celebrata, nella chiesa di San Giovanni gremita fino all’inverosimile,
una Messa in suffragio di Renato Rizzo, a cui parteciparono tutte
le autorità cittadine e “un gruppo di ufficiali degli Alpini al comando
del Ten. Col. Besini", secondo quanto riportato dal "Corriere
Padano" del giorno successivo.
l’articolo comparso sul “Corriere Padano”
del 22 marzo 1943
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Il
25 maggio 1943, forse anche a causa del grande dolore sofferto, morì
a soli 58 anni Alberto Rizzo, padre di Renato. La madre, Signora Maria
Dei, rimase a Ferrara fino al termine della guerra. Dopo il 1945 fece
ritorno nella natia Toscana. Di Renato Rizzo, grazie al Sig. Sergio
Cornacchini di Ferrara, il Gruppo Alpini di Ferrara ha recuperato
la “cassetta d’ordinanza”, ora affidata alle amorevoli cure del Cav.
Martelli, in qualità di curatore del Museo degli Alpini di Ozzano
dell’Emilia. La proposta di riconoscere a Rizzo la massima decorazione
al valor militare non si concretizzò, anche probabilmente, per il
mutato clima politico e culturale venutosi a creare dopo il secondo
conflitto mondiale. Resta comunque, a ricordare la sua eroica figura,
la superba motivazione della Medaglia d’Argento al valor militare,
che ancor oggi inorgoglisce le penne nere ferraresi:
“Ufficiale
del Comando di un Battaglione alpino impegnato in aspri e sanguinosi
combattimenti contro forze preponderanti ed in condizioni climatiche
ed ambientali eccezionalmente avverse, riusciva ad assolvere brillantemente
un’importante, rischiosa missione di collegamento attraverso zone
occupate dal nemico. In un momento critico di un duro combattimento
assumeva di iniziativa il comando di un gruppo di alpini e li guidava
all’assalto di una forte posizione nemica che riusciva ad occupare,
apportando efficace contributo allo sviluppo dell’azione in corso.
Si prodigava successivamente combattendo eroicamente fin quando cadeva
mortalmente ferito. Mirabile esempio di giovanile volontarismo, di
indomita volontà e di consapevole, appassionato spirito di sacrificio”.
Fronte
Russo, quota 204, Ivanowka, 22 dicembre 1942.
Gruppo
Alpini di Ferrara “S.Ten. Ivo Simoni M.B.V.M.”
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