storia
del territorio bolognese romagnolo
Fui
il primo ad annunciare ai bolognesi: siete liberi! erano le 8,05 del
21 aprile 1945
dal diario dell'artigliere alpino, poi alpino, Felice Rovelli*
di Giuseppe Martelli
pubblicato il 1° dicembre 2010
Sul
giornale associativo L'ALPINO del dicembre 1983 compare un breve articolo
firmato da Felice Rovelli che racconta questa sua esperienza e vanto,
di essere stato il primo alpino ad entrare in Bologna "libera".
Il mio infaticabile collaboratore Mario Gallotta, puntiglioso ricercatore,
è riuscito a rintracciare il Rovelli, o meglio a rintracciare
copia del suo diario nel quale sono comprese le giornate "bolognesi",
pagine che trascriviamo integralmente come "curiosità"
storica legata al nostro territorio.
L'articolo apparso su L'ALPINO del dicembre 1983 |
....omissis....
IL BATTAGLIONE "PIEMONTE" IN PRIMA LINEA: 23 Marzo 1945
l'avanzata verso la valle Idice |
Il 13 febbraio
siamo passati alle dipendenze della 5^ Armata Americana. Arriva il
20 marzo e il "paradiso" della zona chianti (1)
ha termine. Già da due giorni siamo in fermento e in viaggio,
destinazione "il fronte"; nella notte sul 23 sostituiamo
in prima linea il 363° Rgt. Fanteria americano. La nostra posizione
è verso "Case Briuciate" - valle Idice. Davanti a
noi le linee tedesche e oltre la città di Bologna, al vertice
del nostro settore, a sinistra la 5^ Armata Americana con la 91^ Divisione
Fanteria, a destra il 68° Fanteria "Legnano" e quindi
l'8^ Armata Inglese. Più precisamente noi siamo di congiunzione
fra le due Armate Alleate.
Gli americani che sostituiamo lasciano nelle postazioni un'infinità
di materiale: coperte, viveri, poster splendidi e munizioni che non
servono perchè il nostro armamento è diverso. Come motociclista
portaordini sono più arretrato, alla base Compagnia e in prima
linea solo per 5/6 giorni e notti ci sono rimasto. Se escludiamo le
solite scaramucce e i colpi da mortaio e artiglieria, il pericolo
è limitato; certo che la guerra è sempre guerra. Nelle
notti buie enormi riflettori illuminano la "terra di nessuno",
dove le pattuglie nostre e loro fanno buona guardia. Rinunciamo al
primo cambio dopo 10 giorni e così è dopo la seconda
decade e la terza; primo, perchè è più pericoloso
che non rimanere in linea, secondo, perchè sempre più
insistenti circolano le "voci" di una prossima avanzata.
Spira sempre più "aria di casa", capite?
Qualcuno ha voluto tentare di violare il settore del plotone dei "Montenegrini",
si, in parole povere dimostrare che questi dormono; poverino, non
lo ripetè più, è rimasto bloccato in una buca
fino all'alba! E non c'è stato Santi, ne parola d'ordine ne
controparola: DI LI' NON SI PASSA. Putroppo
qualche ferito giunge nei retrostanti ospedaletti, i più gravi
vengono subito smistati negli ospedali a Firenze. Certo, anche qui
è guerra con tutto il male e dolori che porta; ma è
ben diversa da quella vissuta in Montenegro! Questa è una "guerra
da signori", come l'ha nominata l'amico Pivetta, rancio
ottimo e abbondante, vitamine, perfino la possibilità di scendere,
in libera col permesso, a Firenze per il cinema o a ballare. Il cinema,
in inglese, c'è anche alla base. Giochiamo a pallacanestro
con gli artiglieri americani e chi perde, siamo sempre noi, debbono
sparare sulle linee tedesche tanti colpi quanti sono la differenza
nel punteggio.
il distintivo del
Btg. "Piemonte" |
il distintivo
per
manica del
Gruppo "Legnano"
|
Colpo di mano. Sette alpini del "Piemonte", intruffolatisi
durante un micidiale bombardamento nelle linnee tedesche, fanno 14
prigionieri che riportano, a braccia alzate, nelle nostre postazioni.
Ci sono anch'io quel giorno, ho visto arrivare questi tedeschi sfiniti,
smunti, impauriti e il solito cuore alpino a tranqulizzarli e offrir
loro cioccolato, sigarette,...sorrisi; e pensare che 15 minuti prima,
quandi li vedevamo dirigersi verso di noi, avremmo giurato di strappare
loro il cuore e friggerlo in padella!!
Quanche giornata brutta con pioggia c'è stata, ma in media
il tempo ci ha aiutato; intanto i giorni passano; termina marzo, scorre
aprile e si arriva al 17/18.
Sboccia la primavera anche nella nostra valle Idice, le piante non
hanno fiori, poche hanno ancora i rami, bruciacchiate, striminzite,
così come sono in balìa dagli scoppi continui delle
granate sicuramente dell'artiglieria alleata. Faccio un raffronto:
ad ogni colpo tedesco rispondono 60/80 colpi americani. Le quote dei
monti si abbassano. Bella guerra!! I paesini di fronte a noi sotto
tutte macerie!!
CROLLA
IL FRONTE. S'AVANZA VERSO BOLOGNA
Come un tornado circola la voce che si prepara l'avanzata nel nostro
settore. Sul fronte della 5^ Armata fino al Tirreno si sono rotti
gli indugi e si avanza; sull'Adriatico l'8^ Armata inglese si muove
(i Polacchi punta offensiva), nel nostro settore è un fermento
di preparativi e un accelerato via-vai. Il 19 aprile una colonna corazzata
americana percorre sulla statale Firenze-Bologna fino alle ultime
postazioni e poi ripiega. Noi controlliamo le mosse del nemico che
in certi punti è a non più di 80/100 metri; cerchiamo
di indovinare quale sarà il nostro attacco e direttrice. Il
giorgo 19 e 20, alla base, tutta la preparazione e la precauzione
per l'avanzata, si smonta tutto e si è pronti al balzo finale.
E il cuore come batte forte!!
Alla base della 4^ compagnia giunge l'eco di un forte bombardamento.
E' la 2^ compagnia del "Piemonte" che spezza la cerniera
di difesa nemica a quota 363 e apre la strada verso la valle del Po,
verso Bologna. Per noi alpini non arrivano radionotizie così
precise e dettagliate: "radionaia" interpreta quel gran
cannoneggiamento come un "trucco" per scoprire se, per reazione,
i tedeschi hanno a disposizione armi segrete e micidiali da mettere
in atto all'ultimo minuto. Nulla di tutto quanto così fantasioso;
c'è stato in realtà un durissimo combattimento sostenuto
e vinto dagli alpini. Onore quindi ai Caduti e Alpini tutti della
2^ compagnia del Btg. "Piemonte".
21
aprile 1945. SI SFONDA LA LINEA NEMICA
Alle prime ore dell'alba del 21 aprile scatta il dispositivo e si
avanza, ma verso la statale dove, autocarri e i nostri Carrier ci
aspettano per trasportarci verso Bologna. Dopo ventinove giorni di
prima linea il nostro Reparto passa.....in seconda fila. Bella fregatura!
E noi che speravamo nella "conquista" della città!!!
Avanti a noi scattano i bersaglieri del "Goito", che per
un mese han fatto flanella. Con i nostri mezzi cingolati scendiamo
verso la Capitale Emiliana incollonati ad una infinità di carri
armati, semoventi, cannoni, in un mare di polverone e....i musi lunghi.
Che beffa!! Pianoro (2) rasa al suolo, è il
primo impatto con la crudeltà della guerra vissuta dall'altra
parte. Ma finisce quì.
LA
MIA CONQUISTA DI BOLOGNA
motociclista portaordini |
Dopo
Pianoro (2), come motociclista portaordini, ricevo
l'incarico dal mio capitano Perando, comandante la compagnia, di raggiungere
il maggiore Rossetti comandante del "Piemonte", che si trova
in posizione avanzata: "vai a chiedere se ci sono ordini nuovi
e se la compagnia si attesta sulle posizioni stabilite". Parto,
supero Reparti incollonati e raggiungo pattuglie di bersaglieri del
"Goito" in avanscoperta. I kilometri segnati lungo la strada
diminuiscono, la citta di Bologna si avvicina sempre più, il
cuore mi batte forte e sale in gola. Passo il Savena (3)
a guado e mi ferma un'altra pattuglia di bersaglieri; comunico l'ordine
che debbo compiere e loro rispondono: "il maggiore Rossetti è
avanti". Quattro, tre, due kilometri e poi vedo proprio a Porta
S. Stefano la jeep, l'autista e il Sig. Maggiore. Riferisco la richiesta
del mio capitano, ne ho la rosposta e ritorno verso il mio Reparto.
Sono le 7,20/7,30 del 21 aprile 1945. Senonchè la tentazione
di entrare in Bologna, ancora addormentata, mi assale, è forte
e non resisto; vale la pena azzardare. Dopo 400/500 metri sulla via
del ritorno svolto a destra e a destra ancora; percorro una serie
di vie verso nord, sempre nella città deserta. Le case con
le imposte chiuse, tutti i bolognesi ancora inconsapevoli della verità
e della realtà che, dopo tanto sperare, stava per avverarsi.
Ore 7,45 circa. Incontro alcuni cittadini frettolosi e incuriositi
che mi guardano e ai quali grido: siete liberi!! ma loro rimangono
ancora più stupìti. Proseguo finchè arrivo in
una piazza monumentale, la Piazza Maggiore, dove un giovane, sicuramente
ex alpino, vedendomi la nappina rossa mi chiama: "Aosta! Aosta!"
e mi ferma. Rispondo: "non sono dell'Aosta ma del "Piemonte"!
Lui ribatte: "ma che battaglione è il Piemonte?"
e io di seguito: "è un battaglione di alpini inserito
nel Corpo di Liberazione Alleato; sono qui per annunziarvi che oggi,
finalmente, siete liberi, son finiti gli orrori della guerra".
Ricordo ancora come rimase di stucco, incredulo, allibito e senza
parole quel giovane bolognese che tanto desidererei reincontrare.
Sono le 8,05. intanto la gente con gli occhi spalancati e un largo
sorriso sulle labbra accorre incredula e comincia a far ressa. Mille
domande si accavallano ed esplodono visibili e incontenibili manifestazioni
di giubilo. Siete liberi! Siete liberi! continuo a ripetere, ma tutti
vogliono sapere di più: "chi sei? Da dove vieni? Quando
arrivate? Finalmente! Era ora!!". La gente sembra impazzita dalla
gioia che non sa più come esprimere; chi piange, chi ride,
chi balla, chi strilla; ci aspettano a braccia aperte. Quanto devono
aver sofferto, quanto devono aver atteso questo giorno!!
Fra i presenti qualcuno porta la notizia che alle porte di Bologna,
sulla statale per Imola, combattono i Polacchi che hanno agganciato
le retrovie tedesche. La ressa aumenta, calcolo 50/70 persone; sono
pressato, la moto mi traballa fra le gambe, a stento la tengo diritta.
E' un vero tripudio di gioia. Mi sforzo per aprire un varco e riesco
finalmente a farmi strada per uscire tra le grida osannanti dei presenti
che inneggiano agli alpini e alla liberazione.
Riprendo la strada verso il mio Reparto pensando che, pur avendo perso
più di un'ora prima di portare la risposta al mio Comandante;
"di al tuo capitano di scendere pure verso Bologna, si entra
in città", così mi disse il Sig. Maggiore Rossetti,
la gioia provata in quei momenti è stata indescrivibile e meritevole
di essere vissuta.
BOLOGNA
LIBERA
Col Reparto ripercorro la strada battuta tre ore prima in solitudine
e arrivo al Savena (3). Il genio americano ha già
lanciato un passaggio attraverso il fiume; con i nostri cingolati
dobbiamo però guadare ancora il corso dell'acqua e ci avviciniamo
alla periferia della città.
Bologna, 21 aprile 1945. Sullo sfondo si intravvedono le due
torri, simbolo riconosciuto della città felsinea.
|
Alle
10,30 le Truppe Italiane entrano in Bologna libera, ma che differenza
dalla mia prima visita!! Ora è un'accoglienza fantastica, travolgente
di giubilo e di gioia; in un tripudio incontenibile la cittadinanza
bolognese ci accoglie e acclama liberatori da lungo e doloroso incubo
dell'occupazione nemica. Abbracci, baci, lancio di fiori e su tutte
le bocche un sorriso largo così. Tutte queste persone sono
passate dall'inferno al paradiso e ce lo dimostrano in tutte le espressioni
possibili. La colonna avanza con non poche difficoltà fra tanta
esultanza. La M.P.(4) americana ci raggiunge e guida
il nostro "Piemonte" in una caserma in centro città
(se ben ricordo è la caserma 4 novembre). Accantonarci è
questione di pochi momenti; sistemato il servizio di guardia usciamo
nelle bolgia della festa. E' finita la guerra.
Ora non so descrivere a tutto quanto siamo soggetti; da un'abbraccio
all'altro, da un bacio ad un altro, tutti ci vogliono toccare, dare
la mano e sorriderci. I bolognesi mai più avrebbero pensato
che proprio gli alpini italiani avrebbero portato loro questa giornata
di felicità prorompente. Per un giorno siamo gli eroi insperati
che hanno concretizzato il sogno da tanto tempo accarezzato, per un
giorno che hanno portato ad una città, a Bologna, la fiaccola
della libertà.
Verso le
13 siamo tutti in caserma per il rancio, ma già tanto abbiamo
mangiato e più ancora bevuto; solo dobbiamo raccontarci tanti
piccoli episodi stupendi capitati all'uno o all'altro. Che splendidi
questi bolognesi!! Quanta simpatia sanno trasmettere!! Tutto il pomeriggio,
le strade della città pavesate da tante e tante Bandiere Tricolori,
sono invase da una moltitudine di gente allegra, felicissima.
"...l'incontenibile esultanza dei bolognesi..."
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Sistemato
il servizio d'ordine e sicurezza per la notte, giunge anche per noi
la seconda libera uscita. C'intrufoliamo nella marea giubilante della
città, sempre festeggiati e abbracciati continuamente. E' bene
ricordare che per noi è un invito continuo entrare in tutti
i bar, trattorie e luoghi pubblici. Mi sovviene dell'invito offertomi
la prima mattina per casa Peveri, così, a sera, in compagnia
di Bergamaschi Dario raggiungiamo il palazzo dove abita la famiglia
piacentina. Quì c'è un contrattempo significativo che
ci riporta a 24 ore prima. Ancora la legge ferrea dell'occupatore
tedesco resiste o almeno i cittadini ancora non hanno completamente
capito che sono liberi e la situazione è completamente cambiata.
Il portone d'entrata è sprangato e il portiere, chiamato da
scampanellate vigorose, non vuole aprirci, sostiene che dopo le 20
c'è il coprifuoco, a nulla valgono le mie dichiarazioni. Passo
il bigliettino dei Peveri perchè si decida a chiamarli e, dopo
varie esortazioni anche da parte loro, apre finalmente la porticina.
Quale sorpresa appena passata la soglia!! Non meno di 12 robusti pali
puntellano il portone per rinforzarne la chiusura. Saliamo al piano
superiore in casa Peveri, Pretore a Bologna. Raccogliamo con apprensione
le ultime notizie della nostra terra; racconta dei bombardamenti un
po' dovunque specialmente al ponte sul Po a Piacenza, al ponte sul
Nure (5) a Bettola, delle formazioni partigiane,
dell'inferno sotto il piede dell'occupatore tedesco. Noi raccontiamo
della nostra avanzata dal sud d'Italia. Si è fatto tardi, usciamo
per tornare in caserma. Appena apertaci la porticina del famoso portone,
ci ritroviamo in strada circondati da allegria, canti; una fiumana
di gente che non intende rincasare e porre termine all'entusiasmo
che dura da quattordici ore. E ne hanno ben ragione.
Il giorno seguente continua la festa, noi siamo dispiaciuti perchè
speravamo di partire all'inseguimento del nemico in disfatta; è
il "castigo" impostoci dall'Alto Comando americano perchè
per due volte abbiamo rifiutato il cambio in prima linea nella Val
Idice. (Ogni dieci giorni si doveva lasciare le postazioni e ripiegare
per un periodo di riposo; ma noi sentivamo odore di "casa"
e non abbiamo mai accettato).
L'ULTIMO
ATTACCO AEREO
L'unico episodio menzionabile è l'attacco notturno alla caserma
da parte di un caccia della repubblica di Salò, (guidato da
un pilota bolognese, come assicurano in città) che viene a
scaricare le mitraglie entro la caserma. Ricordo quell'attacco come
fosse capitato ora, quella sagoma nera stagliata nel chiarore di luna
piena del cielo, le fiammelle e il crepitio delle mitragliere; l'infrangere
delle grandi vetrate, i calcinacci caderci addosso dal muro colpito
a zig-zag sopra le nostre teste. Una bella mira quel pilota, senz'altro
di Bologna, ma una bella fortuna anche la nostra, dovuta ad esserci
sdraiati; fossimo rimasti in piedi qualcuno ci avrebbe lasciato le
penne. Pensate che scalogna sarebbe stato dopo tanti anni di battaglie
e bombardamenti. Ad ogni modo è l'ultima fifa provata, con
numerose invettive e improperi a quel fascista, ed è l'ultima
pagina pericolosa con la guerra guereggiata.
Rinfoderiamo le armi e spontaneo esce dal cuore un fervido ringraziamento
a Colei che ancora mi e ci protegge.
Fino al 1° maggio restiamo cittadini bolognesi fra un continuo
festeggiamento e....dolce vita.
.....omissis.....
Terminato di scrivere a Bettola il 20 luglio 1988.
(1)
si intende la zona dove viene coltivato il vitigno
dal quale si ottiene il vino Chianti
(2) Pianoro è un paese nella Valle Idice a
circa 10 chilometri da Bologna
(3) il fiume Savena
(4) Military Police, la Polizia Militare
(5) il fiume Nure
La
copia del diario dattiloscritto di Felice Rovelli è pervenuta
a Mario Gallotta dall'amico Aldo Giacosa, che ringraziamo per la preziosa
collaborazione, "memoria storica" del Gruppo Art. Mont.
"Aosta" e infaticabile organizzatore del raduno annuale
dei "montagnini" del medesimo Gruppo, socio iscritto alla
Sezione di Saluzzo.
il frontespizio del diario
|
*
Felice Rovelli, piacentino, nato e residente a Bettola, chiamato alle
armi nel 1941 ed inquadrato nella 5^ batteria del Gruppo Artiglieria
Alpina "Aosta" Divisione "Taurinense", ha combattuto
in Montenegro con questo reparto fino all'8 settembre 1943. Dopo tale
data, con la costituzione della Divisione Italiana Partigiana "Garibaldi"
(costituita con volontari della Divisione "Venezia" e della
"Taurinense"), ha combattuto, inquadrato nel 5° Battaglione
Alpino, a fianco dell'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia
fino al 10 settembre 1944. Rientrato in Italia per ferita, con la
rinascita delle Forze Armate Italiane, si è arruolato, sempre
come volontario, nella nascente formazione di Alpini, il Battaglione
Alpini "Piemonte" del Gruppo di Combattimento "Legnano"
ed inquadrato quale portaordini nella 4^ compagnia. Ha partecipato
ai combattimenti contro i tedeschi nella Valle d'Idice, poco distante
da Bologna, poi dopo la "liberazione" ha proseguito con
il reparto per Brescia, poi Bergamo, ed infine a Morbegno, dove il
4 settembre 1945 è stato finalmente congedato. La sua "guerra"
, come ricorda, finalmente era finita.
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