Carlo
Scaglia era nato a Modigliana in provincia di Forlì (oggi Forli-Cesena)
il 17 novembre 1895 dove trascorre i primi anni della sua giovinezza.
Studente universitario lascia gli studi nel 1914 e si arruola volontario
quale allievo ufficiale nel 4° Reggimento alpini dove consegue il
grado di Sottotenente di complemento. Con l’entrata in guerra dell’Italia
nel maggio 1915 viene assegnato al battaglione alpini speciale “Bes”
comandato dal Colonnello Celestino Bes. Pochi mesi dopo,
promosso al grado di Tenente, durante l’offensiva sul Rombon e sul Cukla, nel perido dal 28 agosto al 9 novembre 1915, per il suo brillante comportamento
viene decorato di una prima medaglia d’argento al valore militare.Trasferito su domanda nel
servizio permanente effettivo è promosso al grado di Tenente in s.p.e. nel 1916
ed assegnato al battaglione “Pinerolo” del 3° alpini.
Il Tenente Scaglia combatte in Carnia, in Val Resia, sul Grappa, Cima
Presena, Monticelli e nella battaglia di Vittorio Veneto. Conclusa
la guerra si trasferisce per ragioni di servizio a Torino dove, rimanendo
sempre in forza al 3° alpini, completa gli studi universitari laureandosi
in giurisprudenza. Il 21 novembre 1923 a Torino contrae matrimonio
con Augusta Marchesini. L’anno successivo passa al battaglione “Edolo”
del 6° alpini e dal 1925 al Comando del reggimento a Bressanone dove
fra l’altro realizza una apprezzata guida della Val Pusteria, monografia
molto lodata dal Comando del Corpo di Stato Maggiore che ne ordina
la pubblicazione. Promosso Capitano nel 1927 viene ammesso a frequentare
il 57° corso della Scuola di Guerra ultimato nell’ottobre 1930. Fino
al dicembre del 1931 è chiamato in esperimento per il servizio di
Stato Maggiore presso il Comando della Divisione Militare di Asti,
quindi ritorna nelle truppe alpine quale comandante di compagnia al
battaglione “Dronero” del 2° alpini dove rimane fino al 1933.Trasferito
nuovamente nel 1934 al Corpo di Stato Maggiore viene destinato al
Comando della Divisione Militare “Po” a Piacenza quindi all’ufficio
operazioni dello Stato Maggiore del Regio Esercito. Promosso Maggiore,
assume nel biennio 1937-38 il comando del battaglione”Vestone” del
6° alpini. Nel gennaio 1939 parte volontario per la guerra di Spagna
dove si offre per le imprese più difficili e rischiose meritando la
seconda medaglia d’argento al valore militare sul campo, la medaglia
di Isabella e vari ordini cavallereschi spagnoli, nonché la croce
dell’aquila tedesca. Promosso Tenente Colonnello nel luglio 1939 rientra
nel Corpo di Stato Maggiore del Comando Truppe Volontarie ed al termine
delle operazioni nominato Capo di Stato Maggiore della Difesa Militare
Italiana in Spagna. Questo incarico era stato fino a quel momento
retto da un altro romagnolo, il Colonnello Gastone Gambara di Imola,
promosso Generale con credenziali di Ambasciatore, del quale ne diventa
prezioso collaboratore. Richiamato in patria nel giugno 1940 partecipa
alle operazioni sul fronte occidentale alpino con il XV Corpo d’Armata,
comandato dal Generale Gambara, quindi, nominato Capo di Stato Maggiore
del Corpo d’Armata di Manovra parte per il fronte in Africa settentrionale.
Durante i combattimenti in Libia si distingue ancora una volta per
il coraggio e viene decorato sul campo di una terza medaglia d’argento
al valore militare.
Nell’estate
del 1941 è a disposizione del Comando Superiore delle Forze Armate
in Africa quindi Delegato Intendente di Bengasi. Nel giugno 1942 rimpatriato,
viene destinato al Comando Difesa Territoriale di Alessandria e promosso
al grado di Colonnello, rientra nuovamente nelle truppe alpine assegnato
al Comando del Corpo d’Armata Alpino che raggiunge in Russia nel mese
di ottobre. Durante il tragico ripiegamento dal Don affronta con indomito
valore i continui attacchi del nemico e nell’ennesimo combattimento
del 21 gennaio 1943 a Krawzowka cade colpito a morte. Alla memoria
del valoroso ufficiale viene decretata la quarta medaglia d’argento
al valore militare così motivata:
Il drammatico ripiegamento delle truppe alpine sul fronte
russo nell’inverno
del 1943 dal quale anche il Colonnello
Carlo Scaglia non fece ritorno.
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“Ufficiale
del comando di una grande unità alpina, in due giornate di aspri combattimenti
contro forze corazzate preponderanti, dava ripetute prove di coraggio
e sprezzo del pericolo, dirigendo efficacemente la difesa di un importante
settore di retrovia e animando con l’esempio e la parola i suoi dipendenti.
Durante un difficile, estenuante e rischioso ripiegamento, era di
costante esempio a tutti per l’instancabile tenacia e ardimentoso
comportamento. Esausto per le fatiche e per il freddo, con pochi superstiti
armati di solo moschetto e bombe a mano, attaccato da forze soverchianti,
si difendeva strenuamente, rincuorando i suoi alpini alla resistenza
ad oltranza. Nell’impari lotta cadeva mortalmente ferito”.
Su “L’ALPINO” del 1° giugno 1943 compare nella rubrica
“Nel Paradiso di Cantore” che ricorda i caduti sul fronte russo,
la fotografia del Colonnello Carlo Scaglia ed un breve ricordo redatto
dal Generale Alfredo Cantoni già suo comandante nel periodo al 6°
alpini, che invia anche affettuosa partecipazione alla vedova ed ai
tre figli.