storia del territorio bolognese romagnolo
il bolognese (di adozione) : l'eroico Aspirante ufficiale Cesare Tugnoli
di
Giuseppe Martelli
pubblicato il 15 agosto 2004
Sul
giornale L’ALPINO del 1° novembre 1930, con il titolo Due eroici
Alpini, sono ricordate le figure del Ten. Giuseppe Emilio Fabre
e dell’Aspirante ufficiale Cesare Tugnoli (bolognese di adozione), il primo caduto nei combattimenti
dell’11 novembre 1915 a Malga Zures nel massiccio del Monte Baldo
e l’atro, sempre nella medesima località, caduto il 2 gennaio 1916.
Dalla
rievocazione delle due figure si apprende che entrambi appartenevano
al Btg. Verona del 6° Rgt. Alpini e che il Ten. Fabre era il suo comandante
di plotone. Questo plotone era formato da volontari, cioè alpini accorsi
senza attendere la regolare chiamata alle armi della loro classe di
leva militare. Tralascio il lungo scritto sul Ten. Fabre riportando
solo la parte dedicata al bolognese (di adozione) Tugnoli, una “cronaca in diretta”
della sua eroica figura e morte. Ritengo superfluo ogni considerazione
e commento, è una pagina cruda di quella realtà che è la guerra…..
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Cesare
Tugnoli sembrava un ometto debole e mingherlino reso di ferro e d’acciaio
dalla volontà e dal patriottismo. Egli aveva lasciato a Bologna una
famiglia che teneramente amava e ci mostrava con orgoglio una pistola
automatica, dono di sua moglie, dicendosi fiero della sua compagna
che, con gesto veramente spartano, non gli aveva dati consigli di
prudenza o di viltà, ma un’arma per meglio combattere in nemico. Il
suo sentimento del dovere era perfino esagerato e gli rimordeva, per
esempio, di dover stare un giorno intero senza intraprendere qualche
cosa contro gli austriaci mostrandosene nervoso e scontento.
La
specie di guerriglia che il plotone volontari, spostandosi qua e là
su quasi tutto il Monte Baldo, conduceva contro gli austriaci, lo
riempiva di gioia e di orgoglio per quanto ad esse fossero collegate
delle fatiche eccezionali che mettevano a dura prova il suo fisico
tutt’altro che forte. L’episodio della morte del Ten. Fabre l’aveva
depresso e se ne mostrava tanto più addolorato inquantochè non era
stato possibile una pronta ritorsione contro gli austriaci. Infatti,
un paio di giorni dopo, una gran parte dei volontari venivano chiamati
a S. Valentino per partecipare al corso allievi ufficiali e il plotone
stesso, ormai troppo assottigliato, si dovette disciogliere.
Chi
ricorda la trepidazione con cui il Tugnoli, un giovane intelligente
e colto, affrontò l’esame finale del corso, può facilmente comprendere
il suo grande scrupolo.
Egli
accolse con gioia la notizia della prossima azione di Malga Zures.
Finalmente c’era modo di vendicare la morte del povero Tenente. Solo
gli rincresceva che i volontari ormai non fossero più riuniti in plotone.
Essi parteciparono infatti all’attacco suddivisi nelle varie compagnie
e anzi alcuni, alla vigilia della nomina ad ufficiale, furono posti
alle dipendenze di Caporali, mentre altri comandanti di compagnia
li posero come aiuto ai comandanti di plotone.
Non
potrei dire a quale plotone fosse aggregato il povero Tugnoli. Laggiù,
durante la terribile azione, lo incontrai al riparo del tragico muretto
dove alcuni volontari istintivamente si erano raggruppati e combattevano
ormai colle pietre contro le bombe a mano nemiche. Allineati lungo
una breve linea di sassi, con la fronte ed il fucile verso il nemico,
v’erano anche numerosi morti perché gli austriaci ben riparati dietro
appositi appostamenti e appoggiati da due loro mitragliatrici che
prendevano in nostri d’infilata, avevan tutto il tempo di mirare alle
teste che si sporgevano dal quasi inutile riparo. Ma quel pugno di
alpini resistette anche senz’armi rimandando talvolta in tempo le
bombe a mano che gli austriaci lanciavano. E ormai il nemico aveva
imparato quanto fosse pericoloso avvicinarsi al muretto tutto circondato
anche dei suoi cadaveri. Perciò, quando finalmente dopo oltre dieci
ore di combattimento, l’ordine di ritirata giunse fin là, i pochi
superstiti poterono venir via fulminati da lontano dalle artiglierie
nemiche del Creino e del Biseca che in quel giorno s’erano svelate
numerosissime e contro le quali ben inadeguata appariva l’opera, del
resto mirabile e micidiale, di una nostra sezione da montagna. Fu
durante questa ritirata che il giovanissimo Guido Volo da Venezia,
il caro e simpatico bocia della nostra schiera, venne colpito in pieno
da uno shraplenn inesploso che gli spense per sempre sulle labbra
il perpetuo luminoso sorriso.
E
Tugnoli? Il povero Tugnoli è rimasto là assieme ai volontari Pastega
e Zuliani e ai due volontari irredenti Sonetti e Angheben appoggiato
a quel muretto terribile col fucile infuocato fra le mani, smanioso
di vendicare il Ten. Fabre. Ho! Egli non sentì certo la disperazione
dei suoi camerati per quelle ore di tragico abbandono; egli s’accontentava
della compagnia del suo moschetto e della vicinanza dei nemici. E
la vita gli sfuggì via improvvisa per la stessa ferita toccata già
al suo Tenente e così certo anch’egli si svegliò d’un tratto fra la
legione eroica degli spiriti presso il Ten. Fabre a scandire, nel
dialetto bolognese, gli improperi veneti contro il nemico; beandosi
ambedue della futura nostra grande vittoria.
MARTE
ZENI
Note: da ulteriori ricerche effettuate dall'amico e collaboratore,
Mario Gallotta del Gruppo di Ferrara, è emerso che Cesare
Tugnoli era nato a Vecchiano in provincia di Pisa trasferito poi giovanissimo
a Bologna. Della città ne assimila appunto, come indicato nella
"cronaca", l'accento ed il dialetto e come residente nel
capoluogo è iscritto al locale Distretto Militare.
L’Aspirante
ufficiale Cesare Tugnoli è decorato di medaglia d’argento al
valor militare “alla memoria”.
Nella
pubblicazione del Comando del Corpo di Stato Maggiore del 1931 dedicato
agli ufficiali alpini Caduti nella guerra 1915-18, viene indicato
con il cognome Tognoli.
( vedi al link ufficiali
caduti nella guerra 1915-‘18). Tugnoli
è quello corretto, confermato anche da ulteriori aggiornamenti pervenuti.
ricordo
biografico inserito il 15 marzo 2011
Altre notizie biografiche rintracciate sempre sul giornale L'ALPINO,
ma nel numero del 20 ottobre 1922 (otto anni prima del precedente
articolo pubblicato sopra), fanno emergere altri particolari e completano
la figura di questo valoroso ufficiale degli alpini, toscano di nascita
a Vecchiano (Pisa), ma bolognese di adozione, come si sentiva nel cuore e come veniva
da tutti indicato.
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In
nessuna ora più favorevole della presente, mentre vengono degnamente
celebrate le glorie di tutti gli alpini d'Italia, caduti e superstiti,
potrebbe essere ricordato il volontario alpino Cesare Tugnoli di Bologna.
Dire di Cesare Tugnoli in poche righe non è facile: fu un idealista
irriducibile, fu un cittadino esemplare, fu un alpino "di razza"
e un combattente eroico. Cesare Tugnoli ebbe in politica degli avversari,
ma dei nemici mai. Sempre presente nelle appassionate battaglie dell'irredentismo,
si era votato, sino dal tempo di pace, al sacrificio certo, poichè
Egli sapeva bene che nell'immancabile giorno dell'azione qualcuno
avrebbe dovuto coll'esempio e coll'olocausto della propria persona,
scuotere le anime torbide, trascinare i pigri ed i restii.
Cesare Tugnoli era anche un innamorato della montagna e parecchi soci
della Sezione di Bologna del C.A.I., alla quale Egli apparteneva,
lo ricordano con nostalgia quale impareggiabile compagno di cordata.
Le lotte memorabili per l'intervento, combattute nella sua Bologna
ostinatamente neutralista, lo videro costantemente in prima fila,
a fianco di altri uomini generosissimi di tutte le fedi, ma stretti,
in quei giorni, dall'unico grande amore per la Patria incompiuta.
Per quanto senza obblighi di leva e non più giovanissimo, (era
della classe 1880) la guerra lo trovò subito tra i primissimi
al posto del dovere e del pericolo. Il mazziniano e l'interventista
fu volontario.
L'alpinista fu, naturalmente, alpino.
Cesare Tugnoli si arruolò a Verona nel 6° Regg. Alpini.
Fu prima col Battaglione "Val d'Adige" poi col "Verona";
prese parte a numerosi aspri combattimenti, comportandosi sempre in
maniera esemplare. Il 23 ottobre 1915 si distinse alla presa di Dosso
Casina. Frattanto, terminato il corso allievi ufficiali, seguito al
fronte, venne nominato Aspirante ufficiale nel 6° Alpini. Il 30 dicembre
1915, nel sanguinoso combattimento di Malga Zures, mentre conduceva
animosamente i suoi uomini all'assalto, cadde colpito al petto da
una pallottola austriaca che gli spezzò la colonna vertebrale.
Le sue ultime parole furono d'incitamento ai suoi alpini, il suo ultimo
grido fu quello di "Viva l'Italia".
I compagni lo credettero morto e tentarono, con fraterna pietà,
di riportarne il corpo nelle nostre linee per dare ad esso onorata
sepoltura. Il generoso tentativo, però, non riuscì e
si credette che la salma del valoroso fosse stata sepolta dal nemico
nella fossa comune. Invece Cesare Tugnoli, ferito mortalmente ma ancora
in vita, era stato raccolto dall'ambulanza austriaca e trasportato,
morente, all'ospedale di Trento. Si spense nella notte tra l'1 e il
2 gennaio 1916, tra spasimi atroci: ma il suo nobilissimo spirito
non si offuscò e mantenne sino all'ultimo una serenità
da santo. Le sue ultime parole furono di affetto per la giovane e
fedele compagna che lasciava, per l'Italia: furono di perdono e di
amore anche per il nemico.
Soltanto più tardi, a guerra finita, dopo lunghe e laboriose
ricerche, si riuscì a ritrovare la sua sepoltura nel Cimitero
di Trento.
Alla memoria di Cesare Tugnoli venne conferita la medaglia d'argento
al valore con la seguente motivazione:
"Combatteva con slancio ed entusiasmo mirabili, sempre tra
i primi. Colpito a morte, cadde gridando <Viva l'Italia>; esempio
a tutti di coraggio e di virtù militari"
Malga Zures, 30 dicembre 1915
Di Cesare Tugnoli ci rimangono alcune lettere nobilissime che sono
un documento fedele della bellezza e della generosità della
sua anima ma sopra tutto ci rimane, inesauribile forza animatrice,
l'esempio di una vita laboriosa, fervida, di affetti puri, consacrata
tutta all'ideale, e conclusasi con il sacrificio spontaneamente affrontato
e serenamente affrontato, testimonianza suprema della sincerità
e saldezza delle proprie convinzioni.
r. p.
aggiornamento inserito il 1° marzo 2012
Ulteriori notizie sono state rintracciate sul quotidiano bolognese il Resto del Carlino, aprire al link : carlino-1916
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