l'articolo pubblicato sul
giornale L'ALPINO del 15 aprile 1929
A Palazzo Ghigi, sopra il mio tavolo di lavoro, vi sono due ritratti. C'è un ritratto grande, e quello è del mio Capo, perchè con Lui vicino si lavora meglio e diritto. Poi c'è a destra un ritratto piccolo e sbiadito, con un Colonnello degli Alpini, dagli occhi buoni e la barbetta aguzza : il ritratto di Papà Garelli (1), il Colonnello del 6° Alpini, che è il mio Reggimento. Questo ritratto c'è, sul mio tavolo, dal giorno che Mussolini mi ha preso con Lui a Palazzo Ghigi, dove si monta di servizio, e si obbidisce, proprio come quando si comandava il plotone e la Compagnia al Reggimento.
La prima volta che lo vidi, Papà Garelli, stava su una trincea di Dosso Remit a guardare gli austriaci che facevano fantasia in Val di Loppio. era il quarto mese della guerra, ed io arrivavo fresco fresco, e tutte le montagne mi sembrava che fossero Montenero. Sotto la giubba grigio verde avevo la mia brava camicia rossa di volontario romagnolo. Lui se ne accorse subito, e dopo avermi scrutato lungamente :
< Giovanotto, sarebbe come dire che voi siete una di quelle teste calde di Romagna!...bene, bene! Cominciate ad arrampicarvi su quella montagna, e fra tre mesi, se non sarete crepato, passerete l'esame per far l'alpino...>
Però con lui si diventava soldati subito, perchè era della razza di Cantore, e più "stangava" e più gli si voleva bene.
Papà Garelli del 6° Rerrimento Alpini, non sarà all'adunata di domani perchè è morto a Milano un anno fa, < morto in piedi >, come Lui diceva sempre che sarebbe stato. Morto con la penna sul cappello e la Camicia Nera. Perchè il Colonnello volle congedarsi insieme ai suoi alpini, appena finita la guerra, e diventò fascista con loro.
adunata di roma 1929 - il secondo da sinistra è Dino Grandi con il
cappello "sbufferato", in compagnia degli amici consoci della sezione
Bolognese Romagnola. (archivio Giuseppe Martelli) |
Eppure domani lo sentiremo e lo vedremo marciare coi Battaglioni del 6°, in mezzo a noi, come allora. Anchè Papà Garelli avrà il suo turno di comando all'adunata. E ciascuno di noi passando in rango, cercherà la sua compagnia ed il suo plotone. Tireremo fuori dal tascapane le nostre penne arrangiate contro la brace della pipa, come si faceva quando la Compagnia partiva da Malga Campei per andare in linea a Malga Zures, e, lassù, sotto le cannonate, si poteva finalmente fare la "mafia", con tranquillità. Domattina, come la prima volta nel settembre del 1915 all'attacco di Dosso Del Remit, sarò al 4° plotone della 92ª Compagnia del Battaglione Verona. Il Capitano Cobianchi, eroe di Monte Chiese e dell'Ortigara comanda la Compagnia. Barucchi al 1° plotone, Pellas al 2° plotone non ci saranno perchè, morirono lassù, e poi Piatti al 3° plotone, che non è morto perchè ha due grandi orecchie che fanno vento alle pallottole, così dicevamo noi e gli alpini di Val Terragnolo...
Eppoi tutti quelli che sono venuti dopo, a comandare la compagnia ed i plotoni, perchè in guerra si cambia sempre, e soltanto i nomi dei battaglioni e le bandiere dei Reggimenti non cambiano mai...
Ci saranno altri due Colonnelli del 6°, Rossi (2) del "Monte Berico" che somiglia a un falco, e non c'era dirupo da cui non sbucasse. Gli alpini del "Monte Berico" dicevano guardando in faccia gli alpini degli altri battaglioni < mi son un alpin de Rossi >. E vi sarà anche il Colonnello Bes (3), il poeta degli alpini che spiegava il Vangelo fra le rocce del Cornone e del Sasso Rosso, prima dell'attacco, e guai a lasciare i nostri morti senza un pugno di terra o senza la croce su! Magari una croce fatta con dieci sassi, ma la croce il Colonnello la voleva e non importa se qualcun altro moriva per questo.
Vi ricordate, Alpini del "Monte Berico", del "Vicenza", dello "Stelvio", del "Val Adige", vi ricordate di Papà Bes che camminava fra le montagne e i Generali venivano a trovarlo in linea quando si doveva preparare qualche azione sul serio, perchè non c'era nessuno come Papà Bes che vedesse cosa c'era dietro alle montagne?
Lo prenderemo in mezzo a noi, domani, il vecchio < Can de guera > e intoneremo tutti insieme "L'alpin an bataja" la canzone fatta da lui per gli alpini del Cukla e del Rombon, la canzone della nostalgia e della montagna, la canzone degli Alpini di tutti i Battaglioni dal "Mondovì" al "Cividale", che a furia di sentirla nelle nostre trincee tutte le sere, anche gli autriaci di Monte Cornono l'avevano imparata :
L'ha per tômba 'n roch; për vel,
Për sudari, fioca e cel:
Simiteri, cesa, aôtar,
I cônfin da l'Alpi al mar!
Fra sti cant, me bel ciôchè
Din, don, don, bat-te a sôné;
Ti galuciô canta fort:
Viva 'l Re, l'Alpin l'è mort!
Dino Grandi
(1) Garelli di nome Arnaldo, comandante del 6° Rgt. Alpini dal 13 marzo 1916 al 2 gennaio 1917.
(2) Rossi di nome Vittorio Emanuele, comandante del Btg. "Monte Berico" dal 1° dicembre 1915 al 24 ottobre 1917, poi dal 12 aprile al 19 agosto 1919.
(3) Bes di nome Michele Celestino, comandante del 10° Gruppo Alpini formato dai Battaglioni del 6° Rgt. Alpini, dal novembre 1917 all'ottobre 1921 poi comandante del 6° Rgt. Alpini dall'ottobre 1921 all'ottobre 1925.