Rileggendo e catalogando gli oltre 5.000 ruoli matricolari ritrovati nelle continue ricerche dedicate al nostro territorio, sono stato particolarmente colpito dalla breve, giovane, intensa vita dell'artigliere alpino Quinto Bevilacqua, che dopo la naja sceglie la via di combattente nella lotta partigiana fino al sacrificio della vita e che desidero onorare rinnovandone il ricordo “per non dimenticare”.
Quinto Bevilacqua nasce il 25 aprile 1916 a Molinella, nella frazione di Marmorta, Bologna, dove svolge la professione di bracciante agricolo.
il ruolo matricolare non è stato compilato....
il 95% dei
ruoli delle classi 1916
e 1917
del
Distretto di Bologna
non sono stati compilati!!
e non se ne conosce il motivo.
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La famiglia Bevilacqua, come tante altre famiglie socialiste molinellesi, è costretta dai fascisti a lasciare la casa a Marmorta (Molinella) perchè non ottiene più lavoro e nel 1926 il padre con alcuni figli si trasferisce a Torino. Qui i due fratelli maggiori creano una piccola impresa specializzata in mosaici di ceramica.
Nel 1931 Quinto raggiunge Torino ed inizia a lavorare nell'impresa di famiglia e dopo il lavoro frequenta i corsi di disegno della scuola Tecnica "San Carlo".
Nel maggio 1937 viene chiamato alle armi dal Distretto militare di Bologna dove è iscritto, e, molto probabilmente (anche se non è documentato dal ruolo matricolare ma ho confrontato con altri coscritti n.d.r.), essendo di famiglia contadina, quindi "pratico" per la gestione di muli, viene assegnato al 3° Rgt. Art. Alpina in Gorizia per il servizio in patria. Congedato nell'agosto 1938 rientra a Torino.
Richiamato alle armi nel giugno 1940 viene nuovamente assegnato in servizio al 3° Rgt. Art. Alpina a Gorizia per il servizio in patria. Con gli eventi legato all'armistizio dell'8 settembre 1943 "rientra a casa" a Torino.
Dopo l’8 settembre 1943 accetta l’incarico, clandestino, di dirigente della Federazione socialista torinese e cura il lavoro politico nelle fabbriche.
Ai primi di marzo 1944 viene nominato segretario della federazione, sempre nella clandestinità. Arrestato dai fascisti il 28 marzo 1944, per la delazione di una spia, viene processato il 3 aprile 1944 assieme ai membri del Comando militare regionale piemontese e fucilato il 5 aprile 1944 al poligono di tiro del Martinetto di Torino.
Alla memoria gli viene conferita la medaglia d'argento alla memoria con la seguente motivazione: «Fervente e vecchio antifascista, fu tra i primi a portare la sua valida opera nell'organizzazione e nel potenziamento dei primi nuclei di resistenza che con scarsi mezzi, ma con immensa fede si contrapposero all'invasore tedesco. Ricercato dalla polizia nazi-fascista, si prodigò sempre instancabile ed ardito, per organizzare la resistenza armata nelle fabbriche e nei quartieri. Arrestato in seguito a delazione, con i membri del comitato militare Piemontese del quale faceva parte, seppe tenere di fronte agli aguzzini contegno nobile e fiero, ricusando sdegnosamente l'offerta della libertà in cambio della sua collaborazione. Condannato e conscio della santità della causa per la quale affrontava la morte, mantenne sempre fiero e sprezzante comportamento. Poche ore prima di morire, nell'ultima lettera ai genitori, scusandosi per il dolore loro arrecato, con parole sublimi esprimeva ancora una volta la certezza della vittoria dei suoi ideali. Impavido, al grido di "Viva l'Italia libera" affrontava il plotone d'esecuzione, coronando con una degna morte l'eroica sua esistenza». Torino, 8 settembre 1943-5 aprile 1944.
Durante la Resistenza il suo nome viene dato a un battaglione della 5ª brigata Bonvicini, che opera nella zona di Molinella.
Dopo la Liberazione una strada di Torino è stata intitolata al suo nome.
E' ricordato anche in una lapide al sacrario del Poligono di Tiro del Martinetto ed un'altra in corso Regina Margherita 14, trasferita dall'originaria collocazione in via Fontanesi 7 dove aveva sede una sezione socialista.
a sinistra : la lapide in corso Regina Margherita 14.