Rileggendo e catalogando gli oltre 5.000 ruoli matricolari ritrovati nelle continue ricerche dedicate al nostro territorio, sono stato particolarmente colpito dalle figure di Leandro Lanzarini, del quale ho "scoperto l'inedita notizia" che era stato artigliere da montagna, combattente e reduce della Grande Guerra, poi per scelta, impegnato nella lotta antifascista assieme al figlio, il fratello Quirico anche lui era stato artigliere da montagna, combattente e reduce della Grande Guerra, dolorosamente coinvolto negli avvenimenti legati alla lotta partigiana, dei quali desidero proporre le figure rinnovandone il ricordo “per non dimenticare”.
Leandro Lanzarini nasce a Monzuno, comune dell'Appennino bolognese, il 19 luglio1895.
il ruolo matricolare ritrovato nel corso delle ricerche |
Chiamato alla visita di leva il 23 settembre 1915 è lasciato in congedo e indicato come professione contadino. Chiamato alle armi per mobilitazione il 9 dicembre viene assegnato al 2° Rgt. Art. da Montagna e nello stesso giorno è indicato "giunto in territorio dichiarato in stato di guerra".
Il 1° gennaio 1919 viene confermato che è trattenuto alle armi (la guerra è finita il 4 novembre 1918) ed il 12 aprile 1919 rientra nel centro di mobilitazione del 2° Rgt. Art. da Montagna a Belluno ed il 15 settembre viene mandato in congedo e gli è concessa la dichiarazione di aver tenuto buona condotta e di avere servito con fedeltà ed onore.
Rientrato alla vita civile riprende la sua professione di condadino in un podere a Monzuno, si sposa con Fosca Rosa (Rosa è il cognome) e dal loro matrimonio nasce Alfredo che ben presto lavora nel podere con il padre.
Sicuramente di idee (socialiste) non in linea con il regime fascista, si tiene prudentemente lontano dalla politica e mette davanti a tutto la famiglia ed il lavoro.
Con gli eventi legati al 25 luglio 1943 che vedono la caduta del fascismo e l'arresto di Mussolini si vive un clima di "liberazione" che ben presto finisce dopo l'8 settembre con lo sbandamento generale (anche del Regio Esercito) e "l'occupazione" dell'Italia da parte degli ex alleati tedeschi ora divenuti nemici, ma nuovamente alleati con il rinato partito fascista della Repubblica Sociale Italiana.
Nelle zone dell'Appennino bolognese, come in pianura, nascono spontaneamente le prime formazioni partigiane per combattere, con le armi ed ogni altro mezzo, sia i tedeschi che gli alleati repubblichini italiani. Queste formazioni sono composte, al di sopra delle idee politiche, da veterani reduci dalla Grande Guerra, giovani e giovanissimi, donne mature, mogli, sorelle, ecc. pronti a combattere anche fino al sacrificio della vita, per gli ideali che li unisce : libertà e democrazia.
il figlio Alfredo |
Il giovane figlio Alfredo, nato a Monzuno il 20 luglio 1927, in quel periodo è poco più che un adolescente, ha conseguito la licenza elementare e lavora da buon contadino con il padre. Entrambi insofferenti al fascismo e ancor più ai tedeschi (il padre non ha dimenticato gli ex nemici nella Grande Guerra) prendono una decisione : entrare nelle formazioni partigiane, padre e figlio...
Già dall'autunno 1943 opera in zona Monte Sole, Marzabotto, Monzuno, Grizzana Morandi, la forte brigata partigiana Stella rossa Lupo, ed il padre (artigliere da montagna) Leandro dal 1° maggio 1944 non esita a riprendere le armi ad aggregarsi ai reparti combattenti. come "partigiano semplice" nella formazione che opera nella zona di Caprara di Sopra e Caprara di Sotto, frazione di Marzabotto. Il mese successivo lo raggiunge il figlio diciassettenne Alfredo.
La brigata Stella rossa Lupo rafforzatasi sempre di più con uomini e mezzi, nel settembre 1944 l'offensiva della brigata incrementano i combattimenti che sono sempre più duri e gli incessanti atti di sabotaggio compiuti dai partigiani fanno molti morti nelle fila nazifasciste. Una imponente controffensiva non tarda ad essere organizzata con mezzi e supporti tali da mettere a tacere definitivamente, almeno negli intenti, la formazione Stella Rossa e parte una grande operazione di rastrellamento. I partigiani pur combattendo valorosamente e strenuamente casolare per casolare, il rastrellamento diventa sempre più cruento coinvolgendo anche la popolazione civile, compreso donne e bambini. Il 29 settembre si completa l'accerchiamento di tutta la zona e fino al 5 ottobre i tedeschi continuano nel rastrellamento compiendo terribili crudeli sommarie esecuzioni conosciute come l'eccidio di Monte Sole o comunemente nota come la strage di Marzabotto. Almeno circa 800 fra partigiani, donne e bambini sono trucidati (la più giovane delle vittime ha pochissimi mesi).
il padre Celso |
Il 10 ottobre 1944, a strage già compiuta, nella frazione di Caprara di Sopra viene catturato il diciassettenne Alfredo, che riconosciuto partigiano, viene immediatamente fucilato dai tedeschi. Il padre con la moglie Fosca era riuscito a sfuggire all'eccerchiamento pensando in cuor suo che "nessuno avrebbe toccato un diciassettenne" e invece.......il dolore è ancora più grande quando viene a sapere che nell'eccidio, conosciuto come "la strage di Marzabotto", sono stati trugidati il 29 settembre in località San Martino, anche l'anziano padre Celso (classe 1863!) la cognata (1) Clonice Rosa, ed i nipoti Vittoria, Rosanna e Lucia. L'altro nipote Gino, che aveva scelto la lotta partigiana, viene fucilato due settimane dopo.
Nel dopoguerra, l'apposita Commissione regionale ha riconosciuto ad entrambi la qualifica di partigiano : il padre Leandro dal 1° maggio 1944 alla liberazione il 25 aprile 1945 ; il figlio Alfredo dal 7 giugno 1944 al 10 ottobre 1944. Alfredo è ricordato nel Sacrario dei partigiani caduti in piazza Nettuno a Bologna.
(1) Clonice Rosa era la moglie di Quirico Lanzarini (fratello di Leandro) ed avevano i quattro figli citati sopra, trucidati anche loro. Anche Quirico Lanzarini, classe 1898 era stato, ma solo per tre mesi nel 1917, in servizio nel 2° Rgt. Art. da Montagna poi passato fino al congedo nell'Art. da Campagna.
il fratello artigliere da montagna Quirico Lanzarini e i suoi figli
Quirico Lenzarini nasce a Monzuno, comune dell'Appennino bolognese, l'11 febbraio1898.
Chiamato alla visita di leva il 7 febbraio 1917 è lasciato in congedo e indicato come professione birocciaio. Chiamato alle armi per mobilitazione il 9 marzo viene assegnato al 2° Rgt. Art. da Montagna e nello stesso giorno è indicato "giunto in territorio dichiarato in stato di guerra". Tre mesi dopo, l'8 giugno viene trasferito presso il Deposito Bombardieri a Nervesa (Treviso) ed il 29 settembre è indicato "giunto in territorio dichiarato in stato di guerra" assegnato al 21° Rgt. Art. da Campagna. Conclusa la guerra (4 novembre 1918) prosegue il "normale servizio militare" fino al 16 luglio 1920, quindi assegnato al 3° Rgt. Art. da Campagna a Bologna ed il 21 settembre viene mandato in congedo e gli è concessa la dichiarazione di aver tenuto buona condotta e di avere servito con fedeltà ed onore.
Rientrato alla vita civile riprende la sua professione di birocciaio e si trasferisce a Marzabotto dove si sposa con Clonice Rosa (Rosa è il cognome, sorella di Fosca e moglie del fratello Leandro), da loro matrimonio nascono nell'ordine Gino, Vittoria, Rosanna e Lucia.
Sicuramente di idee non in linea con il regime fascista, si tiene prudentemente lontano dalla politica e mette davanti a tutto la famiglia ed il lavoro.
Come abbiamo più sopra citato, con gli eventi legati al 25 luglio 1943 che vedono la caduta del fascismo e l'arresto di Mussolini si vive un clima di "liberazione" che ben presto finisce dopo l'8 settembre con lo sbandamento generale (anche del Regio Esercito) e "l'occupazione" dell'Italia da parte degli ex alleati tedeschi ora divenuti nemici, ma nuovamente alleati con il rinato partito fascista della Repubblica Sociale Italiana, la vita e le scelte si fanno difficili.
La brigata Stella rossa Lupo si impegna in combattimenti che sono sempre più duri e gli incessanti atti di sabotaggio compiuti dai partigiani, fanno molti morti nelle fila nazifasciste. Questi organizzano una imponente controffensiva non tarda ad essere organizzata con mezzi e supporti tali da mettere a tacere definitivamente, almeno negli intenti, la formazione Stella Rossa e parte una grande operazione di rastrellamento. I partigiani pur combattendo valorosamente e strenuamente casolare per casolare, il rastrellamento diventa sempre più cruento coinvolgendo anche la popolazione civile, compreso donne e bambini. Il 29 settembre si completa l'accerchiamento di tutta la zona e fino al 5 ottobre i tedeschi continuano nel rastrellamento compiendo terribili crudeli sommarie esecuzioni conosciute come l'eccidio di Monte Sole o comunemente nota come la strage di Marzabotto. Almeno circa 800 fra partigiani, donne e bambini sono trucidati (la più giovane delle vittime ha pochissimi mesi).
Nel corso di questo rastrellamento in localita San Martino di Caprara, il 29 settembre 1944, vengono tricidate le tre figlie Vittoria, Rosanna e Lucia :
Vittoria (detta Vittorina) nasce
il 14 giugno 1932 a Marzabotto, ha 12 anni.
Rosanna nasce il 22 gennaio 1938 a Marzabotto, ha 6 anni.
Lucia nasce il 7 gennaio 1944 a Marzabotto, ha 8 mesi.
Nello stesso giorno viene anche trucidata, assieme ai figli, la moglie Clonice, nata il 6 luglio 1902 a Monzuno, accusata di collaborare con i partigiani.
Il primogenito Gino, nato il 20 febbraio 1926 a Marzabotto, con la costituzione della forte brigata partigiana Stella rossa Lupo, non aveva esitato ad aggregarsi partecipando alla lotta armata partigiana. Purtroppo viene catturato dai tedeschi circa due mesi dopo l'eccidio in località Casaglia (Marzabotto) l'11 novembre 1944, è appena diciottenne, ma riconosciuto partigiano, qui è immediatamente fucilato. Gino è ricordato nel Sacrario dei partigiani caduti in piazza Nettuno a Bologna.
Quirico era riuscito a sfuggire all'eccerchiamento pensando in cuor suo che "nessuno avrebbe toccato donne e bambini" e invece.....