Ogni tanto, raffinando con l'esperienza le ricerche storiche, apro i nostri vecchi tabulati soci degli anni '20-'30 cercando, se mi sono sfuggiti, nomi che oggi riconosco e che hanno dato lustro alla storia della Sezione bolognese romagnola. Fra questi ho scoperto che l' On.le Avv. Attilio Loero ha risieduto per tanti anni a Bologna, che è stato a tutti gli effetti cittadino bolognese e socio "benemerito". Oggi quindi,
ricollochiamo anche questa bella figura nella storia degli alpini e della
sezione, ritenendo cosė di onorarne la personale degna memoria e quella dell'elenco dei soci illustri dellas sezione.
Attilio Loero, con il nome di battesimo di Emilio, ma da tutti conosciuto come Attilio anche nei documenti ufficiali, nasce a Genova l'8 novembre 1860 da Andrea e Maddalena Salvago. Rimasto orfano giovanissimo, nel 1875 a quindici anni, si trasferisce con la famiglia Bologna. La mamma nello stesso anno aveva sposato in seconde nozze il romagnolo Oreste Regoli (1), docente di Giurisprudenza all'Università. Qui il giovane Attilio lo ritroviamo poi iscritto quale studente proprio nella facoltà di Giurisprudenza. Si laurea infatti il 5 luglio 1883 ed esercita l'attività di avvocato a Bologna nell'ambito dello studio legale del patrigno Oreste Regnoli.
Dopo aver rivestito cariche pubbliche in città, ma non sappiamo esattamente quali, con le elezioni della XXII Legislatura del Regno d'Italia del 30 novembre 1904, si candida come democratico e viene eletto Deputato al Parlamento per il collegio di Pieve di Cadore, riconfermato per altre due legislature fino al 29 settembre 1919. Dal 27 settembre 1913 al 29 settembre 1919 ricopre anche l'incarico di primo segretario dell'Ufficio di presidenza della Camera.
Sposa, ma non ho trovato in quale data, la bolognese Adele Lavarello, che è Direttore della Biblioteca universitaria, e dalla loro unione nasce l'unico figlio Arnardo (così è scritto) prematuramente scomparso nel 1899.
E' noto che aveva un forte legame con il patrigno, che ammirava come patriota, illustre politico e letterato ed alla sua morte nel 1896, ne onora la memoria raccogliendone gli scritti e le lettere. Il 27 novembre 1910 commemorando gli emigrati politici di Genova, sua città natale, tenuta nella grande Sala del ridotto del Teatro Carlo Felice, dona parte del carteggio del patrigno al Comune di Genova perché fosse conservato ed esposto al locale Museo del Risorgimento. Cura anche la pubblicazione di alcuni scritti editi ed inediti di diritto civile firmati sempre dal patrigno. L'anno successivo pubblica il libro che comprende il testo della conferenza "Gli emigranti politici a Genova nell'epoca del Risorgimento (1852-1860). La Solidarietà nel bene" edito nel 1911 dalla Zenichelli di Bologna.
All'indomani del tragico terremoto che colpisce le zone di Messina e Reggio Calabria del 28 dicembre 1908, si fa promotore di una raccolta di aiuti economici e di prima necessità, alla quale aderisco numerosissime personalità del mondo politico e culturale, fra i quali Cesare Battisti e molti altri patrioti trentini. Designato capo di una squadra di soccorso, in più occasioni per tutto l'anno 1909, si reca nei paesi duramente colpiti per portare quanto raccolto. Per questa sua meritoria iniziativa (una antesignana della odierna Protezione Civile) viene insignito di medaglia d'argento, quindi successivamente e per quelle nel campo politico, il Re in persona, di sua iniziativa, lo nomina Cavaliere di Gran Croce (onorificenza al merito del Regno d'Italia), offrendogli le insegne. Poi successivamente ottiene anche, sempre dal Re, le insegne di Grande Ufficiale dell'ordine cavalleresco di Casa Savoia, dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Accanto all'attività politico militante, svolge anche pregevole opera per la storia del Risorgimento come membro del Comitato nazionale. E’ inoltre membro della Società Dante Alighieri, per la diffusione della lingua e della cultura italiana in Italia e nel mondo, di cui per lungo tempo è presidente del comitato bolognese. Ha rapporti epistolari con i massimi intellettuali del tempo ed una sincera amicizia con il poeta Giovanni Pascoli che gli invia nel 1909 una sua fotografia con dedica " Al sempre giovane vecchio amico on. Attilio Loero con stima e affetto cresciuti sempre con gli anni."
Per le sue idee patriottiche, sostenute e dibattute anche in seno parlamentare, ha il privilegio di ricevere una commovente lettera della vedova dell'irredentista trentino Cesare Battisti, Ernesta Bittanti ved. Battisti, che porta la data, Trento 22 novembre 1923, ringraziandolo "commossa pel ricordo rievocatore di tragedie e di eroismi, di dolori e di glorie, le rendo distinti cordiali saluti e ringraziamenti ". Sicuramente si riferisce ad una sua orazione rievocativa patriottica.
Concluso nel 1919 l'esperienza politica, rientra a Bologna per riprendere la professione di avvocato, possidente terriero, ecc. ma non solo....ricordiamo alcune attività:
Fa parte del Consiglio superiore della Banca d'Italia, è membro della felsinea Loggia dei Massoni "VIII agosto" dal 1886 fino alla cessazione della sua attività nel novembre 1924, inoltre è presidente della Società Dante Alighieri comitato di Bologna. Nel 1926 sottoscrive con altri “benestanti bolognesi” un finanziamento per costituire il capitale della “Società Scientifica Radio Brevetti Ducati ” per la produzione di apparecchi radio della quale è sindaco effettivo del consiglio di amministrazione e socio fondatore. Promotori sono i tre fratelli Ducati, Adriano, Bruno e Marcello. Impresa oggi conosciuta in tutto il mondo prevalentemente per la realizzazione delle prestigiose moto da strada e da competizione.
Come componente del consiglio di amministrazione, ha fra i vari colleghi anche il bolognese di nascita avv. Gino Massano, già Sottotenente nella Grande Guerra nel 6° Rgt. Alpini Btg. "Monte Berico" decorato al valor militare, dal 1909 residente a Roma, ma legatissimo alla "sua" Bologna. Infatti è regolarmente iscritto come socio alla nostra Sezione ANA, iscrizione che mantiene fino al 1928, poi portata presso la sezione ANA di Roma nella quale era stato "nominato" vice presidente.
Il suo rapporto con gli Alpini.
da L'ALPINO del 15 luglio 1935
(V.A. significa Volontari Alpini ) |
Nelle notizie biografiche non vi è alcun accenno di un sua regolare chiamata al servizio militare, ne era stato molto probabilmente esente ma non è chiaro per quale motivo, quindi come poteva essere socio dell'Associazione Nazionale Alpini?
Un certo legame comunque c'è.
Come abbiamo visto è deputato al Parlamento per l'italianissimo Collegio di Pieve di Cadore ed in questa veste svolge un'intensa attività a favore della patriottica comunità di quelle zone, ribadite in numerosi suoi interventi in aula fra i quali elenchiamo i principali:
Interpellanza del deputato Loero svolta alla Camera dei deputati nelle tornate del 6, 7 e 12 dicembre 1904 : Sulla difesa delle Alpi orientali e sulla ferrovia per le valli del Cadore.
Lavori austriaci in territorio italiano : interrogazione del deputato Attilio Loero svolta nella tornata del 5 febbraio 1907.
Per la difesa delle bellezze naturali artistiche e storiche e per l'italianità nelle insegne commerciali : interrogazioni del deputato Attilio Loero svolte alla Camera dei deputati nella tornata del 18 dicembre 1912.
Per la difesa dei paesaggi e dei monumenti artistici italiani : discorso del deputato Attilio Loero pronunciato alla Camera dei deputati il 4 febbraio 1914.
Per la flotta aerea : interrogazione svolta dal deputato Attilio Loero alla Camera dei deputati nella tornata del 14 aprile 1916.
Per il Cadore redento e per l'esercito liberatore : discorso pronunciato dal deputato Attilio Loero alla Camera dei deputati nella tornata del 25 novembre 1918.
Non dimentichiamo poi che alla vigilia della Grande Guerra, proprio nel Cadore, negli anni 1909-1910 fervono gli animi per la costituzione di una "Federazione volontari cadorini" e proprio a Pieve di Cadore si tiene una prima riunione per individuare e proporre il progetto alle maggiori autorità cadorine, fra questi ovviamente l'On. Attilio Loero. Lo scopo era quello di "addestrare e preparare i giovani all'uso delle armi tramite il tiro a segno ed essere eventualmente disponibili per la difesa delle valli in caso di calamità od altre necessità". L'assemblea individua ed incarica il presidente Edoardo Coletti e l'On. Attilio Loero di richiedere al governo il riconoscimento giuridico e le indispensabili dotazioni militari. La proposta venne accettata dal Ministero (secondo me grazie soprattutto all'opera del deputato Loero). Vengono fornite le cartucce, esattamente 18.000 ed il 26 settembre 1909 si svolge la prima gara di tiro a segno. Il 21 marzo 1912 il Maggiore degli alpini Antonio Cioppi, comandante del battaglione alpini Pieve di Cadore, ricevute istruzioni da Roma, invita Coletti ad organizzare ufficialmente il reparto "Volontari Alpini del Cadore" ed aderirscono inizialmente oltre 600 volontari. Nel contempo anche nelle valli di Belluno, Feltre e Longarone, si era costituito un uguale comitato (sempre caldamente supportato dall'On. Loero) ed era stato costituito il "Reparto Volontari Alpini "Feltre" (3) forte di circa 800 volontari. I due reparti operarono separatamente in guerra fino al 20 gennaio 1918 quando furono fusi in un unico nuovo reparto denominato "Reparto Volontari Alpini Feltre-Cadore" sciolto poi il 31 marzo 1919.
Già durante il periodo della guerra il deputato Loero aveva più volte caldamente dibattuto e proposto che tutti i volontari alpini, ufficiali compresi, fossero riconosciuti a tutti gli effetti appartenente al Regio Esercito, infatti come si legge in un passo dell'articolo a destra riprodotto, ne i gradi ne le eventuali decorazioni al valor militare erano riconosciute. Basti pensare che il volontario, poi Medaglia d'Oro, Arduino Polla (Capo Battaglione) viene congedato con il grado di Sergente, mentre in realtà aveva svolto le funzioni di Capitano comandante di compagnia. Finalmente gli vengono riconusciuti solo nel dopo guerra e dopo varie interpellanze e dibattiti, il grado militare effettivo e le decorazioni (compresi i rispettivi assegni).
Credo a questo punto che sia chiaro come la figura dell'On. Loero sia stata fondamentale per la nascita di questi reparti alpini "speciali" ed abbia quindi benemerenze speciali.
In tutte le sue biografie, dalle più lontane degli anni '30 che ho consultato, alle recenti che da esse si ripetono, viene indicato decorato di croce di guerra al valor militare. Ovviamente ho controllato, anche se non avevo dubbi, in quanto non militare. Questa "piccola bugia" deriva dal fatto che in quegli anni, siamo nel periodo di massimo consenso del fascismo, è tutto teso a valorizzare lo spirito guerriero ed il patriottismo. Sicuramente, come convinto interventista e deputato del collegio di Pieve di Cadore, ho appurato che, come poi anche altri politici, andava molto spesso in visita ai Comandi militari, in prevalenza alpini, dislocati nelle zone del Veneto e questa sua assidua costante presenza ne hanno creato un alone di eroe, tanto da indicarlo fra i primi che entrarono nel corso della vittoriosa avanzata dell'ottobre-novembre 1918 e sotto il fuoco delle mitragliatrici austriache, a Belluno, Longarone, Pieve, San Vito, ecc.
Altra "piccola bugia" è quella che viene indicato insignito da parte del governo di due medaglie d'argento (al valor civile) per il suo meritorio impegno in occasione del terremoto di Messina-ReggioCalabria del 1908. In realtà, come abbiamo già visto, verrà insignito da parte del Re "che lo onora della sua augusta amicizia" dell'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce.
Questo valorizzare le sue "doti", deriva come abbiamo visto oltre all'atmosfera politica del momento, anche dal fatto che è definito ed esaltato in vari ricordi biografici, "largo di bene", "sempre pronto alle necessità del paese", "amato e stimato per l'arcuto ingegno", "parlamentare efficace ed assiduo", ecc. Ciò non toglie che meriti tutto il più alto rispetto per i valori civili e patriottici sempre vissuti in prima persona.
Il suo rapporto con l'Associazione Nazionale Alpini.
E' noto ed arcinoto agli alpini, ma preferisco ricordare agli altri, che l'8 luglio 1919 un certo numero di reduci alpini della Grande Guerra si riunirono a Milano per costituire l'Associazione Nazionale Alpini. I fondatori, oltre a delineare le linee guida dello Statuto associativo, individuarono quattro tipi di tessere associative :
socio individuale : erano prevalentemente riservate a quanti si potevano permettere la quota associativa per intero e ricevevano individualmente copia del giornale L'ALPINO.
il talloncino soci del 1926, che porta il numero progressivo 73 |
socio benemerito : erano designati dagli organi direttivi nazionali sulla base di particolari benemerenze a favore degli alpini, sia come corpo militare, sia poi come associazione. L'On. Attilio Loero aveva certamente queste riconosciute benemerenze e quindi una tessera speciale, ovviamente gratuita, come socio d'onore. Nella nostra Sezione abbiamo avuto un'unico socio benemerito nella persona dell'On. Avv. Attilio Loero.
socio perpetuo : erano designati dagli organi direttivi nazionali e riservate per quei soci che avevano particolari meriti (normalmente cospique donazioni) nei confronti dell'associazione ed avevano quindi una tessera speciale, ovviamente gratuita. Nella sezione l'unico socio perpetuo è stato Luigi Seracchioli (2), il nostro primo presidente nel 1922, in quanto aveva donato alla sede nazionale la chiesetta di San Francesco d’Orsina a Calalzo di Cadore, di sua proprietà.
socio collettivo : erano prevalentemente riservate a quanti, viste le ristrettezze economiche, si aggregavano in "Gruppi" di 10 soci con costo tessera ridotto e ricevevano una copia del giornale L'ALPINO per ogni "gruppo" che poi i singoli aggregati se lo passavano.
da L'ALPINO del 15 luglio 1935 |
così inizia il ricordo biografico pubblicato
il 5 luglio 1935 su il Resto del Carlino |
uno dei numerosi necrologi
pubblicati su il Resto del Carlino |
Non sappiamo esattamente quali fossero i rapporti con la sezione o se frequentasse le attività associative, l'unica notizia che ho rintracciato si riferisce ad un suo ringraziamento per la bella, patriottica Adunata degli Alpini a Bologna dell'aprile 1933.
Muore a Bologna il 4 luglio 1935 dopo breve malattia. Il giorno dopo si svolgono le pubbliche esequie alle quali partecipano le massime autorità civili del comune con il Podestà, il Segretario federale, il comandante del Corpo d'Armata, rappresentanti della Magnifica Comunità Cadorina, delle istituzioni economiche, dell'ordine degli avvocati, dei sindacati, dei docenti universitari, ecc. ed infine anche se non citati, sicuramente una rappresentanza di alpini in armi e in congedo della bolognese romagnola.
Qualche giorno dopo, esattamente il 9 luglio, sempre su il Resto del Carlino, compare un lungo ringraziamento della vedova Adele Loero Lavarello, "commossa dell'imponentissima dimostrazione di stima e di affetto all'indimenticabile suo consorte, desidera esprimere la propria vivissima riconoscenza a...." segue l'elenco dei ringraziamenti.
Viene poi sepolto nel cimitero di famiglia a Genova.
Nel marzo 1943 la vedova Adele Lavarello dona alla biblioteca dell'Università di Bologna un voluminoso carteggio dove sono raccolti scritti, documenti, corrispondenza, libri, ecc. conservato come "fondo Attilio Loero".
(1) Oreste Regnoli, nato a Forlì il 24 febbraio 1816 e deceduto a Bologna il 20 febbraio 1896. Fervente patriota, Deputato e Senatore del Regno, docente e Preside della facoltà di Giurisprudenza all'Università felsinea, dove è conservato il voluminoso "fondo speciale Oreste Regnoli".
(2) Luigi Seracchioli, vedi in altra parte del sito sue notizie al link : chiesa-calalzo.htm
(3) Fra i comandanti del reparto compare il bolognese Capitano Luigi Seracchioli, dal marzo 1916 al giugno 1917.