Jacchia
Mario
nato
nel 1896 a Bologna
Partigiano
combattente
Comandante
Formazioni militari Nord Emilia
già
in servizio nelle Truppe Alpine quale:
Tenente
di complemento
6° Reggimento
Alpini
Battaglione
“Monte Berico”
nel 1918
Motivazione
della Medaglia d’Oro al valor militare – alla memoria - :
Nobile
figura di partigiano, fedele all’idea che fu credo della sua vita,
fu trai i primi ad organizzare i nuclei di resistenza contro l’oppressore
nazifascista. Perseguitato per ragioni razziali, ricercato per la
sua attività cospirativa ed organizzativa, non desistette dall’opera
intrapresa con tanto ardore. Nominato ispettore militare dell’Emilia
e successivamente comandante delle forze partigiane del Nord Emilia
divenne in breve l’animatore del movimento clandestino della regione
e, senza mai risparmiarsi, sempre rifulse per la forte personalità
e per l’indomito coraggio dimostrato durante le frequenti missioni
ed i sopraluoghi rischiosi effettuati per meglio assolvere il suo
compito. Sorpreso dalla polizia mentre presiedeva una riunione del
suo comando, veniva arrestato nel tentativo di distruggere tutto
il materiale compromettente, compito che aveva assunto per sé, dopo
aver ordinato ai suoi collaboratori di mettersi in salvo. Sottoposto
a stringenti interrogatori si confessò unico responsabile e non
pronunciò parola che potesse compromettere l’organizzazione. Dopo
aver sopportato lunghi giorni di detenzione e di martirio fu prelevato
dal carcere e soppresso. Fulgido esempio di apostolo della libertà
e di eroico sacrificio.
Emilia,
8 settembre 1943-20 agosto 1944
Note
biografiche:
(Altre
decorazioni: 2 Medaglie Argento (Forte Matassone, 28 giugno 1916
; Monte Kukli-Santa Lucia di Tolmino, 8 ottobre 1917), Medaglia
Bronzo (Altopiano di Bainsizza, 29-30 agosto 1917), Croce di Guerra
(Vallarsa, 12-13 giugno 1916)
Il
padre triestino, fu fiero assertore dell’italianità delle terre
istriane. Combatté valorosamente nella prima guerra mondiale nel
battaglione “Monte Berico” del 6° reggimento alpini al comando di
una sezione mitraglieri. Ferito in modo grave in Val Grande Pasina,
finì la guerra come tenente aiutante maggiore del battaglione. Ripresi
gli studi interrotti, si laureò a Bologna in giurisprudenza e nella
professione si affermò presto come avvocato e giurista di valore.
Promosso capitano nel 1930, venne richiamato per un mese nel 1931
per istruzione; quindi per le sopravvenute leggi razziali, non poté
più rivestire l’uniforme. Alla dichiarazione dell’armistizio dell’8
settembre 1943 si adoperò per la costituzione dei Comitati di Liberazione
Nazionali e per la organizzazione della resistenza in Emilia e in
Lombardia e col nome di battaglia “Rossigni” fu a capo della delegazione
militare Nord Emilia. Arrestato a Parma il 2 agosto 1944, fu trasportato
segretamente in Germania e non se ne ebbero più notizie.
(la
motivazione e le note biografiche sono trascritte dal libro – le
Medaglie d’Oro al valor militare – Gruppo Medaglie d’Oro al valor
militare d’Italia, Roma 1965)