rassegna stampa da L’ALPINO

periodico dell’Associazione Nazionale Alpini

Messa al Contrin
di Cesare Grattarola*

pubblicato il 15 novembre 2010

testo trascritto da Giuseppe Martelli

dalla propria collezione cartacea de L'ALPINO




il titolo dell'articolo pubblicato a pagina 4 del giornale
L'ALPINO n° 20 del 15 ottobre 1931
37° all'ombra! Il sole sole di luglio sembra voler mettere a dura prova la rassegnata resistenza nostra e, implacabile ed implacato, dardeggia i suoi raggi, degni dell'Equatore, sin sotto i portici di questa vecchia, tuttita, roggia Bologna che sembra abbia ormai ottenuto il monopolio delle più alte e più basse temperature. Male piccolo, che i bolognesi ormai hanno la pelle dura, pronti ed allegramente sopportare temperature degne della Lapponia nell'inverno, rassegnati al più puro e genuino sole africano d'estate.

la didascalia originale della foto che correda l'articolo:
Sassolungo visto dalla Città di Contrin

Incontro don Balestrazzi, prete ed alpino, anzi aggiungo io, ottimo prete e ottimo alpino. L'azzurro segno del valore brilla sul suo petto e la penna nera è sempre al vertice dei suoi pensieri, diciamo così, extra ministero sacerdotale. Qualche chiacchiera d'occasione, due freddure, tanto per far dispetto al solleone, e l'inevitabile domanda: - dove vai in vacanza? Sul Trentino - rispondo - in Val di Fassa. - Bravo, sarò al Contrin a fine agosto a dir Messa. Ci verrai?. - Sicuro che ci verrò.
Ed il pensiero corre subito alla svelta sgambettata verso la città nostra, pregusta la gioia di una allegra canata, si commuove e si esalta per la Messa al campo, Messa per i nostri Morti, per tutte le penne mozze che al Contrin, evocate dal rito mistico, saranno presenti a confortarci con il loro esempio, ad ammonirci con il loro sacrificio. Poche parole e l'appuntamento è preso. Saremo al Contrin.
Sia detto fra parentesi, con il Contrin avevo un vecchio debito da saldare. Salito al rifugio nel 1922, con una comitiva di amici, con il Comandante reduce dalle fatiche rappresentative di Bolzano in occasione dell'inaugurazione del monumento alla Vittoria, la sera era trascorsa fra allegri canti di guerra, fra ricordi lieti e tristi, ed in tutti era rimasto il desiderio del ritorno, ed in tale senso si era fatto formale promessa che doveva essere mantenuta a breve anzi a brevissima scadenza. Poi la vita della città, altre mete lontane nei brevi periodi di ferie, la promessa differita, non caduta, che, sacro obbligo di ogni alpino, è il pellegrinaggio a Contrin, insieme di rito gioioso ed anche austero e soprattutto bagno vivificatore nella più pura aria montana e scarpona che si possa immaginare, Dunque a Contrin non ero, ad onta della promessa fatta, più salito. Colpa grave di cui faccio qui solenne, se non onorevole ammenda. Qual migliore occasione di quella di salire per ascoltare la Messa celebrata da un caro amico?
Mi raggiunge una cartolina laconica come un ordine di servizio: "Il 23 agosto sarò a Contrin a dir Messa. Il 22 mi fermerò a Canazei all'albergo tal dei tali. Arrivederci". Era quasi un ordine, male si è che giunse a sera tardi del sabato, quando era materialmente impossibile raggiungere l'amico. Inconveniente piccolo. Alla mattina, con la prima corriera, si andrà a Canazei. Se si perde la Messa l'amico ci assolverà per la buona intenzione, ma intanto si farà ritorno da Contrin assieme. Così ragionando ecco Canazei triste, eppur civettuola sotto una sensibile minaccia di pioggia imminente. All'albergo danno una buona notizia. Il reverendo è partito da circa 20 minuti. Gambe in spalla alla caccia del prete alpino.
Poca gente per la strada che da Canazei dolcemente si snoda verso Alba per poi improvvisamente richiamarci alla dura realtà della montagna con la salita improvvisa. Son tre anni che non percorro la val Contrin, eppure mi sembra di rivedere luoghi notissimo, famigliari per lunga consuetudine. Sarà forse il desiderio lungamente accarezzato, il pensiero del convegno insolito, la contentezza per la bella giornata alpina, il fatto si è che tutto sembrava facile e piano, anche l'erta che pur monta, anche se non è ripidissima. Ogni qualvolta vedevo qualcosa agitarsi fra la spessa cortina di abeti, cercavo l'abito talare del'amico e sempre una delusione. "Come marcia don Andrea" - questo era il pensiero dominante e via a testa bassa, ansando per la fatica, ma con il desiderio di arrivare in tempo per la cerimonia. Intravvedo, sul falsopiano, un gruppo di alcune persone, tutte in tenuta da montagna, e che evidentemente vanno al Contrin, ma nessuna traccia del prete, almeno in lontananza. Altra delusione, e prospettiva di nuova fatica, quando, arrivato all'altezza della comitiva ecco che sbuca don Balestrazzi in perfetta tenuta da alpinista, con tanto di sacco sulle spalle, allegro come non mai e diretto a Contrin in perfetta letizia, senza sentire il peso del digiuno per quanto i compagni bevessero, lungo il percorso ed a meta raggiunta con foga veramente alpina, tanto per ingannare la lunghezza della strada e calmare l'ansito della fatica. Pochi convenevoli, una stretta di mano, presentazioni. La comitiva è veramente alpina e la comanda il cap. Ragozzi di Novara. Ai suoi ordini la sua gentile signora, patronessa dell'Associazione naturalmente. e la figlia, un amore di bimba che trotterella, con le sue già robuste gambette, in testa al gruppo fiera di recarsi al Contrin a sentir Messa. Per chi non lo sapesse, questa scarponcina di cinque anni ha già scalato il Boè (oltre 3000 metri) nonchè altre cime della zona ed era in attesa che il papà la conducesse sulla Marmolada, Buon sangue non mente. Con il gruppo, diciamo così alpino, alcuni villeggianti di Canazei.

Cesare Grattarola, a sinistra, in posa con
don Balestrazzi per ricordare l'incontro
al Contrin. (Foto del mio archivio, non
inserita nell'articolo pubblicato su

L'ALPINO).
Commuovente l'episodio dell'incontro del cap. Ragozzi con don Balestrazzi. In guerra Ragozzi comandava una compagnia dove era subalterno il ten. Balestrazzi, allora non ancora ordinato sacerdote. A guerra finita i due si sono salutati senza più incontrarsi. La sera precedente, arrivando a Canazei, don Andrea, in veste talare, si reca all'albergo e trova, proprio all'ingresso, il suo capitano. Prima un fraterno ed affettuoso abbraccio, poi le necessarie spiegazioni che Ragozzi aveva lasciato Balestrazzi tenente di linea e te lo ritrovava sacerdote. "A Contrin si dice Messa? Ben fatto, verremo tutti". E così si suggella la gioia dell'incontro. E fu così che la mattina del 23 agosto la campana della nostra cappelletta suonava allegra ed invitante, richiamando al rifugio i viandanti del fondo valle. Il campanaro ero io e ce la mettevo tutta, che era veramente bello sentire lo squillo argentino del bronzo assumere le più impensate tonalità della gamma musicale con il vario gioco dell'eco e delle rifrazioni. E poi incominciata la Messa, celebrante don Andrea, chierico il capitano Ragozzi e presenti tutti coloro che, ad onta della giornata piovosa, erano in cammino per la valle. Cerimonia suggestiva quanto mai e degna di ben altra descrizione di quella che qui vien fatta. Le donne del rifugio adornano l'altare con fiori raccolti nei campi circostanti, commuovente, umile e devoto omaggio di montanaro. Il rito assume un non so che di militare e ricorda altre Messe ed altre cerimonie di tempi ormai lontani e dall'alto pare che i nostri cari Morti siano tutti presenti alla invocazione del sacerdote. E la preghiera si alza all'Onnipotente per tutti i Caduti della grande guerra che assieme riposano nel Paradiso degli Eroi, ma su tutti il nostro pensiero è per le pene mozze che oggi ricordiamo con tanto affetto e con tanta commozione, quelle cadute in guerra e quelle cadute in pace, quelle morte per il ferro nemico e quelle stroncate dalla montagna crudele, quelle consunte dal morbo della trincea e quelle vinte nelle opere di pace. Ed a tutte sovrasta, per noi bolognesi, il caro ricordo del nostro Caduto, il cap. Berti (1), spento lentamente dal male che non perdona e morto con la serenità del giusto. E per tutti si chiede pace, con preghiera che più fervida non potrebbe essere. Cerimonia, indimenticabile, di una poesia profonda, che ci fa piegare le ginocchia a terra e ci inumidisce il ciglio. Cerimonia che speriamo debba costantemente rinnovarsi ed alla quale tutti gli alpini debbono, almeno una volta, assistere.
La messa è finita e si odono le ultime preghiere. La chiesetta viene sgombrata e si discende al rifugio. Erano presenti anche alcuni amici della sezione di Treviso in marcia verso il Contrin e che avevano udito lungo la valle lo squillo della campana e si erano affrettati al rifugio ansiosi di assistere al rito, celebrato da un prete dei nostri.
Poi la sosta allegra al rifugio, ricordi di guerra, "discorse" lunghissime sulla "naja" e su altre cose lontane e vicine. Ed anche la cantata poi, con polmoni resi più gagliardi dal tradizionale "graspino" ed infine la promessa solenne di ritornare presto per altre cerimonie del genere, per ricordare tante cose, per mostrare come i garetti siano ancor validi e lo spirito sempre pronto ad ogni cimento.
Siamo al ritorno, un po' triste sotto la pioggia e con una punta di malinconia per il pensiero immanente della città vicina, deserto popoloso dove troppo spesso lo scarpone si sente isolato, tremendamente isolato, mentre quassù ogni cosa parla, ogni volto cela una fisionomia amica, ogni momento è momento di perfetta letizia, di impagabile serenità. Torneremo e ben presto.
CESARE GRATTAROLA




Pubblicato sul giornale associativo dell’A.N.A. L’ALPINO n° 20 - 15 ottobre 1931.

note:
(1) Il capitano Berti
Gaetano, "Nino" per tutti, bolognese, avvocato, socio fondatore della Sezione nel 1922. Per ulteriori notizie biografiche aprire sul sito la pagina : Berti Gaetano



*Cesare Grattarola, nato a Torino nel 1899, poi residente a Bologna ed iscritto al nostro Distetto militare, combattente con il grado di Tenente nel 1° Rgt. Alpini, decorato di croce di guerra. A Bologna ha insegnato come professore di tecnica commerciale al Regio Istituto Tecnico Commerciale "Marconi". Iscritto alla Sezione dal 1923, ne è stato consigliere dal 1927 al 1930. Nel 1932 ha ricoperto anche il prestigioso incarico di Segretario Generale del C.O.N.I. (Comitato Olimpico Nazionale Italiano). Richiamato con il grado di Capitano nella seconda guerra mondiale, ha svolto servizio in patria nel periodo 1940-1942 presso il comando dell'8° Rgt. Alpini. Deceduto a Bologna per malattia il 28 dicembre 1944.
Per ulteriori notizie biografiche aprire sul sito la pagina : Grattarola Cesare

Dello stesso autore era già stato publicato un'altro articolo comparso su
L'ALPINO del 1° marzo 1926. ( apri articolo "Marcia Sciatoria")