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Quando, al mattino del 31 gennaio, da Bardonecchia ci avviammo, per il Vallone di Roschemolles, verso la diga, alla ricerca degli alpini travolti dalla valanga, un alpinista, alto, ossuto, con due baffi da maresciallo, la testa scoperta, i capelli nero-ebano striati di bianco, al vento, scamiciato, con due gambe lunghe lunghe, un grosso sacco sulla schiena e due interminabili sci sulle spalle, ci seguì silenziosamente.
Chiesi chi fosse : mi si presentò - dottor Ottorino Mezzalama di Torino - : Club
Alpino Accademico, Club Alpino, Sci Club : nome notissimo fra gli amanti della montagna.
Mi disse che aveva saputo della disgrazia e che era venuto su da Torino, per vedere se si potesse fare qualche cosa : mi chiese di aggregarsi a noi e di precederci, poi, verso la valanga.
Fui ben lieto di dirgli di si : faceva un freddo indiavolato : dodici gradi sotto zero : la valle era immersa nell'ombra, la neve scricchiolava sotto il nostro passo e prendeva, nella prima luce del mattino, toni di viola e di bleu ; in alto,
le cime foravano l'azzurro e vestivano di rosa, nel sole, il candore delle nevi. Salimmo rapidamente : dietro di me, il colonnello Rossi, poi Mezzalama, poi gli altri.
Mezzalama parlava poco : aveva la rude timidezza degli uomini della montagna, usi più ai colloqui colla immensità dell'Alpe e coi divini silenzi delle altezze, che coi piccoli e queruli uomini di quaggiù : camminava con quel passo lungo e dinoccolato che non tradiva fatica o asprezza di ascesa, con tutta quella roba addosso che sembrava un soldato di corvèe, alzando di tanto in tanto verso l'alto lo sguardo sereno e quei suoi due baffoni a punta, che mettevano, sul suo volto magro e scuro, una nota di bontà e di passato.
Dovetti impormi, perchè si decidesse a consegnare agli alpini, che ci seguivano, almeno gli sci : ma il sacco non ci fu verso di farglielo mollare!
Giunti a Rochemolles, volle subito proseguire per la diga : lo consigliai ad attendere qualche ora : avremmo poi proseguito tutti assieme. Mi pregò di lasciarlo andare : gli volli dare un paio di alpini con sè; disse che avrebbe preferito andare tutto solo. Detto fatto, afferrò i suoi sci, se li cacciò sulle spalle e, via, per un pendio del settanta per cento, con passo spedito, come se andasse in piano. Telefonai alla diga per avvertire che lo avvistassero e gli andassero incontro : poco dopo, il telefono mi avvertiva che Mezzalama era già alla diga : aveva impiegato quarantasette minuti a fare un percorso di un'ora e mezzo e più : semplicemente fantastico, specie per un uomo che aveva passato le quaranta primavere.
Appena arrivato alla diga, si era messo gli sci ai piedi e, via, colle pattuglie del capitano Molinari sulla valanga.
Quando, al tramonto, noi pure arrivammo lasssù, Mezzalama scendeva, aiutando gli alpini al trasporto delle prime salme rinvenute.
Nella baracca della diga, prima di stenderci a riposare, cenammo rapidamente : dal suo sacco, Mezzalama titò fuori tanta grazia di Dio da sfamare un battaglione : - Non si sa mai, egli diceva : in montagna si sa quando si parte, ma non quando si torna. - E ci narrava di innumerevoli ascensioni e di valanghe miracolosamente evitate e di lunghi periodi nei quali egli era rimasto bloccato nei rifugi e di quel gran sacco, tormento della schiena, ma salvezza della vita. Egli aveva questo sistema : partiva da Torino non appena libero dai suoi affari, nel pomeriggio del sabato ; raggiungeva, col treno nella notte, qualche località d'alta montagna, poi, all'ora in cui tutti usano andare a letto, egli invece proseguiva, solo nel silenzio della notte, verso l'alto, di estate come d'inverno, col suo sacco, cogli sci e colla picozza e col suo grande cuore di montanaro, si che all'alba egli già era sulle cime. Preferiva viaggiare da solo : - Sapesse quante volte - egli mi diceva - son venuto quassù di inverno, quando ancora si lavorava alla diga e la valle era un labirinto! -. E raccontava di certte scivolate fantastiche e di certi bivacchi forzati, nel gelo della notte invernale : ma ne parlava con tale semplicità da far sembrare quegli episodi, pagine della vita mediocre di un uomo qualunque.
Uscimmo, nella notte, fuori dalla baracca ; la valle era piena di silenzio : nel cielo una luce pallida e diafana di luna e un chiarore di stelle, sul muro della diga, coperto di neve, una lunga fila di globi elettrici, dava una strana nebbia di mistero alla scena d'intorno : allineate, l'una accanto all'altra, sotto un grande tricolore, tre salme d'alpini dormivano, il volto in alto, verso la luce : Mezzalama, accanto a me, guardava e taceva : doveva essere commosso, ma i suoi lineamenti forti non tradivano l'emozione.
Dopo un ultimo saluto ai morti, rientrammo nella baracca : all'alba, quando io uscii di nuovo, Mezzalama era già fuori, senza giacca, che provava la temperatura con un suo termonitrino piccolo piccolo che portava attaccato alla camicia e studiava un complicato barometro, pure quello suo indivisibile compagno di ascensioni.
Poi, via con noi, sulla valanga, a picconare la neve cogli alpini, a fare fotografie, a dare consigli ; al ritorno, ci raggiunse a Bardonecchia : doveva scappare a Torino per i suoi affari, ma sarebbe tornato lassù ; ebbi infatti, di nuovo, notizie e fotografie da lui ; lo rividi a Bardonecchia per i funerali.
Mi aveva portato alcuni ingrandimenti, stava in un angolo, modesto e nascosto dietro a tutti : dovetti afferrarlo per un braccio e trascinarlo avanti,
per presentarlo al Principe Ereditario e al Ministro : ma, appena data la mano, via di nuovo, dietro a tutti, quasi a chieder scusa di essersi fatto vedere.
Prima di lasciarlo mi trattenni un po' con lui : sapevo che era scapolo e, scherzando, gli chiesi come mai non prendesse moglie, dato che mi pareva un così bravo uomo.
- Chi vuol che mi sposi? - rispose - sono troppo brutto ; poi, non ho proprio tempo : la moglie la si trova la domenica e io, la domenica, son sempre solo e in alta montagna! -.
Seppi, poi, che egli viveva colla vecchia mamma che adorava : di moglie non ne aveva bisogno : l'aveva già, nella montagna, tanto amata!
Pochi giorni dopo, un telegramma da Vipiteno, invocante soccorso per Mezzalama, sepolto, da una valanga, in Val Ridanna.
La montagna aveva ghermita la sua preda, stretto a sè, nel gelo della morte, che l'aveva per tanto tempo dominata.
Il giorno dopo, pattuglie di alpini portavano giù dagli
alti silenzi dell'Alpe, nella luce e nel sole, la salma composta e serena di Ottorino Mezzalama.
Egli è morto lassù, presso il confine, sulle Alpi che tanto amava : è morto, forse, come voleva morire ; lo spirito suo si è ricongiunto per sempre con quello dei ventun alpini di Rochemolles che egli era corso a salvare, con quello di tutte le vittime note od oscure dell'Alpe, la nostra feroce e adorabile amica.
Alpinisti ed alpini chiamiamo a gran voce, col rito di Roma, il Suo nome :
- Ottorino Mezzalama -
ANGELO MANARESI