soci illustri della Sezione bolognese romagnola
Lo
scrittore alpino e giornalista Tenente Colonnello Paolo Monelli
di Giuseppe Martelli
aggiornata al 1° aprile 2017
Nella
cronaca che compare sul giornale “L’Alpino” del 1° gennaio 1924, che
riporta il resoconto della cerimonia avvenuta domenica 16 novembre
1923 per l’inaugurazione del “Gagliardetto” (oggi Vessillo) della
neo costituita Sezione bolognese romagnola, si legge che fra i
presenti vi è Paolo Monelli.
Così
si legge nella cronaca <…ha preso la parola Paolo Monelli, il
quale ha rievocato con molta verve la vita di guerra degli alpini,
sfrondandola di ogni contorno retorico e svelando l’anima buona e
semplice dei nostri scarponi, che vanno alteri di essere “i muli del
governo”. Non è possibile riassumere il discorso brillantissimo di
Monelli: diciamo soltanto che egli non poteva meglio assolvere il
compito che si era assunto di parlare da alpino agli alpini, lasciando
da parte i vieti luoghi comuni, dicendo delle verità che di solito
nessuno ha il coraggio di dire, e andando diritto al cuore. La fine
del suo dire, che è una rinnovata promessa di fedele devozione alla
patria, è salutata da un applauso entusiastico>.
La
sua non è una presenza casuale e non è un invitato, ma è quella doverosa
come socio della Sezione. Risulta infatti che la sua prima tessera
di socio dell’Associazione Nazionale Alpini è stata emessa dalla
Sezione.
il
talloncino postale di socio del 1923 per l’invio del
giornale L’ALPINO in Via
Mazzini 37 Bologna
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Ma
cosa lega, lui modenese, a Bologna e alla Sezione bolognese romagnola?
Paolo
Monelli nasce a Fiorano Modenese il 15 luglio 1891. Per esigenze di
famiglia, il padre è colonnello medico direttore dell’ospedale militare
di Bologna, si trasferisce giovanissimo nel Capoluogo. Qui frequenta
il liceo “Minghetti” e fra i compagni di studio vi sono i bolognesi Angelo Manaresi (vedi biografia) futuro Presidente Nazionale dell’Ass. Naz. Alpini e Gaetano
Berti (vedi
biografia). Concluso il liceo presenta domanda per
essere ammesso all’Accademia Militare di Torino per fare l’ufficiale
di artiglieria. Bocciato all’esame si iscrive alla facoltà di legge
dell’università di Bologna (come Manaresi e Berti). La sua vera vocazione
è il giornalismo e già dal liceo aveva iniziato e prosegue anche con
l’università, come stenografo al giornale bolognese “Il Resto del
Carlino” che gli pubblica i suoi primi articoli di cronaca sugli sport
invernali, descrizioni di avventure in montagna e successivamente
qualche impressione di guerra alpina. In questi anni si consolida
fra loro l’amicizia. Inseparabili nello studio, uniti dalla grande
passione per la montagna e nelle varie attività del Sezione Universitaria
del Club Alpino Italiano, frequentano prevalentemente l’Appennino
Tosco Emiliano ma realizzano anche imprese di un certo rilievo per
l’epoca come l’ascensione al Monte Bianco. Uniti anche dalle scelte
politiche e ferventi interventisti, con l’entrata in guerra dell’Italia
nel maggio 1915 saranno tutti e tre volontari come ufficiali, ovviamente
negli Alpini.
Questa fotografia è stata scattata a
Feltre
nel 1915
e ritrae Paolo Monelli
(terzo da sinistra)
con
l’amico Manaresi
(secondo da sinistra) e
Luigi Campari
(primo da sinistra) di
Monghidoro BO.
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il ruolo matricolare ritrovato nel corso delle ricerche |
Pur
essendo esente dal servizio militare come unico figlio maschio (suo
fratello era morto due anni prima) non esita un istante e presenta
domanda, visto il titolo di studio, per essere nominato Sottotenente
della “Milizia Territoriale” con specifica richiesta “specialità Alpini”.
Con questa postilla, in pratica si dichiara volontario di guerra.
Il 21 giugno, giunta la nomina, raggiunge il deposito del 7° Reggimento
Alpini di Belluno. Dopo alcuni mesi di attesa gli giunge l’agognata
“promozione” nella categoria ufficiali di complemento e frequenta
l’apposito corso presso il deposito del Btg:”Feltre”. In dicembre,
con la nomina a Sottotenente di complemento, viene destinato al Btg.
“Val Cismon” del 7° Alpini e precisamente alla 265^ compagnia quale
comandante del terzo plotone, che raggiunge a Bieno in Trentino dove
è dislocato e dove il giorno di Natale ha il suo “battesimo del fuoco”.
Nel marzo 1916 la sua prima decorazione: la medaglia di bronzo al
valore militare così motivata – “Ricevuto ordine di rioccupare una posizione dalla quale
aveva dovuto ritirarsi con perdite in seguito a vivo contrattacco
e dopo aver esaurite le munizioni, adempì il proprio compito con energia
e ben diretta azione, procedendo e trascinando con l’esempio il proprio
reparto alquanto scosso e stanco”. Marter (Trentino) 18 marzo 1916. Il 10 agosto
1916 viene promosso Tenente. L’8 marzo 1917 lascia il 7° Alpini per
assumere il comando della 22ª compagnia sciatori del 6° Rgt. Alpini.
Dal 10 aprile 1917 passa alla 14ª compagnia sciatori del 6° Btg. del
1° Rgt. Alpini con funzioni di aiutante maggiore in seconda. Pochi
mesi dopo è nuovamente protagonista di un’azione di valore che gli
merita una seconda medaglia di bronzo – “Funzionando
da aiutante maggiore in seconda, con sprezzo del pericolo portava
un ordine ai reparti del proprio battaglione sotto violento bombardamento
e le raffiche di mitragliatrici nemiche. Assolto il proprio mandato,
di sua iniziativa e con grave rischio, raggiungeva con un collega
un comando superiore, fornendogli preziose notizie per la preparazione
di un attacco”. Monte
Ortigara, 25 giugno 1917. L’8 agosto 1917 gli viene assegnato
il comando della 301ª compagnia del Btg. sciatori “Monte Marmolada”
rientrando così al 7° Alpini. Il 31 ottobre è promosso Capitano. Nel
novembre 1917 posto a difesa di una posizione per arginare l’avanzata
degli austriaci che culminerà con la disfatta di Caporetto, guadagna
la terza medaglia di bronzo – “Comandante di una compagnia alpina, posta a difesa di
una posizione tatticamente importante, ma debolmente organizzata,
mercé le sagge disposizioni impartite e l’esempio di coraggio personale,
seppe mantenerla per un’intera giornata contro ripetuti attacchi di
forze nemiche superiori, che obbligò a ripiegare con gravi perdite”.
Monte Tondarecar (Asiago) 15 novembre 1917. Pochi giorni
dopo, esattamente il 5 dicembre a Castelgomberto, sopraffatto e con
i pochi superstiti della sua compagnia cade prigioniero. Per l'eroico comportamento in quel frangente viene decorato della quarta medaglia di bronzo - "Comandante di una compagnia, durante un combattimento difensivo, trovatosi in una situazione estremamente critica per il crollo improvviso di un attiguo tratto della fronte, manovrando abilmente con pronto e chiaro intuito delle esigenze del momento, aprivasi il varco tra le file nemiche, raggiungendo un'altra posizione, sulla quale opponeva tenace e valorosa resistenza fino all'esaurimento di ogni mezzo di difesa". Monte Castelgomberto (Altipiano di Asiago), 4-5 dicembre 1917.
Durante la
prigionia tenta per due volte la fuga ma è ripreso. La prigionia si
concluderà con l’armistizio del 4 novembre 1918. Rimane comunque in
Austria a Vienna con l’incarico di addetto alla Commissione Militare
d’Armistizio. Il 3 dicembre 1919, rimpatriato, giunge al deposito
del 7° Rgt. Alpini ed il 1° gennaio 1920 è posto in congedo.
Rientrato
a Bologna viene assunto al “Resto del Carlino” divenendone in breve
un noto – inviato speciale – Ritrovati i vecchi amici Manaresi e Berti,
ma anche nuovi, come lui reduci della guerra, con la nascita nel novembre
1922 della sezione bolognese romagnola, saranno ancora uniti
aderendo tutti come soci.
“Le
scarpe al sole” nella
1ª edizione del 1921
|
“Le
scarpe al sole” nella
13ª edizione del 1944
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E’
già noto al grande pubblico per la pubblicazione del suo primo libro Le scarpe al sole edito nel 1921, imperniato sulle vicende
vissute in guerra ed è considerato giustamente fra i soci illustri
che apportano prestigio alla neo costituita Sezione. Lo ritroviamo
per alcuni anni citato come oratore ufficiale a varie cerimonie o
alla fondazione di nuovi gruppi. Nel 1926 Monelli lascia Bologna ed
il giornale per trasferirsi Milano dove dal 25 gennaio 1928 viene
iscritto a quel Distretto Militare. Da questo momento si interrompe
il rapporto di “socio” della nostra Sezione.
Di
Monelli, giornalista, inviato speciale all’estero, corrispondente
di guerra, scrittore di enologia, gastronomia, fantascienza, attore
per caso, e ricorderò solo alcune note, è troppo vasta la sua figura.
Monelli , a sinistra, corrispondente di guerra, ritratto
in Africa
ad El Alamein nel 1942 con il Magg. Paolo
Caccia Dominioni
comandante del
31° Guastatori d’Africa.
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Nel
novembre 1929 è promosso 1° capitano. Dopo venti anni dal congedo
viene richiamato in servizio il 21 gennaio 1940 presso il Btg. alpini
“Aosta” in previsione, come si avvererà, dell’entrata in guerra dell’Italia.
Un mese di “istruzione e aggiornamenti” ed è rispedito in congedo.
Il 23 giugno è di nuovo richiamato alle armi per mobilitazione ed
assegnato al Ministero della Marina, mantenendo il suo status di ufficiale
degli alpini, come corrispondente di guerra, che lo vede presente
sui vari fronti in particolare in Africa dove, cappello alpino in testa, era già stato nel 1935-36 per la Campagna coloniale italiana
in Etiopia dalla quale rientra con la decorazione della croce di guerra - "Corrispondente di guerra, trovatosi presente a combattimenti ed avendo preso parte alle marcie [sic] su Gondar e su Addis Abeba, ha dato prova di particolari doti di serenità e fermezza di fronte al pericolo. In più occasioni di eccezzionali [sic] fatiche e disagi, ha svolto con nobile passione la sua intelligente e proficua attività giornalistica a vantaggio dell'esercito e del paese". Africa Orientale, ottobre 1935-maggio 1936.
Il 27 luglio 1940 viene promosso Maggiore ed il 9 marzo
1942 Tenente Colonnello. Con questo grado viene definitivamente posto
in congedo dal 22 febbraio 1943.
Figura
poliedrica, fra le cose curiose del secondo dopoguerra, lo ritroviamo
anche “attore per caso” nel film “La primula bianca” del 1947
che ha come regista Carlo Ludovico Bragaglia e fra gli attori Carlo
Campanini, Andrea Checchi, Carlo Ninchi, Mirella Monti….
Con
il suo cappello di Tenente Colonnello degli alpini partecipa dopo quarant’anni
dalla sua prima (scusandosi per la lunga assenza dai raduni degli
alpini d’Italia dovuta alla sua attività professionale) all’Adunata
Nazionale del 1972 a Milano, l’Adunata del centenario di fondazione
del Corpo (1872).
Il
suo ultimo articolo compare sul “Corriere” del 1978.
Alcune
delle sue opere letterarie:
“Sette battaglie”
1928 |
“La guerra è bella
ma è scomoda”
1929 |
“La tua patria”
1929 |
“Roma 1943”
1945 |
“Avventura nel
primo secolo”
1958 |
“il vero bevitore”
1963 |
Quando
comincia a delinearsi la malattia, dona la sua biblioteca, l’archivio
personale, le raccolte dei giornale e delle riviste a cui aveva collaborato,
alla biblioteca statale “Antonio Baldini” di Roma dove è tutt’oggi
conservata.
Concludo
questo suo ricordo riproponendo un passo scritto da Giulio Bedeschi
(alta nota figura di scrittore alpino) sul giornale “L’Alpino” del
dicembre 1984 nel ricordare l’amico deceduto a Roma il 19 novembre
1984:
E’ morto il famoso autore di “Scarpe al sole”, Paolo Monelli.
Un alpino in meno sulla terra. Ma quale alpino!!
Note: Lo Stato di Servizio Militare e le motivazione
delle medaglie di bronzo sono state concesse dal Ministero della Difesa
per interessamento del socio Mario Gallotta del Gruppo di Ferrara.
La fotografia scattata a Feltre nel 1915 proviene dall’archivio
del gruppo di Monghidoro intitolato al Col. Luigi Campari,
citato più volte nel libro di Monelli Le scarpe al sole in
quanto anche lui ufficiale al Btg. “Val Cismon”. Il capitano Campari
è uno dei soci fondatori nel 1922 della Sezione.
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