storia
del territorio bolognese romagnolo
lo sapevate che… il primo “sciatore” italiano
è stato un romagnolo?
di Giuseppe Martelli
pubblicato 1° dicembre 2003
Oggi
l’uso degli sci a livello sportivo non fa certo notizia, così come
siamo abituati ad identificarne l’uso militare più recente con il
glorioso Battaglione Alpini Sciatori “Monte Cervino”, eroe nelle Campagne
di Grecia e di Russia. Molti di noi, oggi in congedo, ricordano con
orgoglio nel periodo della naja i “corsi sciatori” come specialità
propria ed identificativa degli Alpini.
Ma
andiamo con ordine.
Le
prime notizie dell’impiego militare degli sci risalgono al 1100 in
Norvegia e se ne trova notizia in un manuale “Esercizi per una
compagnia skyatori” pubblicato nel 1733. Molti anni dopo, esattamente
nel 1896, un ingegnere svizzero che risiede a Torino importa in Italia
alcune paia di questi assi di legno con la punta ricurva che ha visto
utilizzare in Svizzera. Fra i primi del ristretto gruppo di amici
a sperimentare gli sky vi è il tenente di artiglieria da montagna
Luciano Roiti. Intravedendone subito l’utilità “rivoluzionaria” dell’impiego
tattico in montagna, pubblica l’anno successivo un articolo sulla
rivista “Esercito Italiano” dove inserisce, risultando la prima in
assoluto, anche una breve guida sull’uso degli sky. La notizia non
passa inosservata dal colonnello Ettore Troia comandante del 3° Reggimento
Alpini di stanza a Torino che prende in esame la possibilità di impiego
dei “pattini da neve” proponendone l’adozione ai suoi superiori. La
prima risposta è negativa “Niente spese straordinarie. Arrangiarsi!…”
ed il colonnello si arrangia! Compra in Svizzera a sue spese un paio
di sky e chiamato a rapporto il capo armaiolo del Reggimento gli ordina
di “arrangiarsi” per copiare e realizzare alcune decine di quegli
attrezzi. A lavoro fatto vengono dati in dotazione ad ufficiali ed
alpini di due compagnie del Battaglione “Pinerolo” che, pur senza
la minima esperienza, vanno a provarli sulle colline attorno a Torino.
I risultati ovviamente non sono certo confortanti ed i superiori,
chiamato a rapporto il colonnello Troia, lo invitano a desistere dalla
“bella pensata!”. Ma il colonnello, vero montanaro, quindi testardo,
non molla – i suoi Alpini avranno gli sky in dotazione – intravedendone
l’utilità nell’impiego militare. Chiama presso il suo comando alcuni
maestri scandinavi che a Bardonecchia, al Sestrière e a Clavières
insegnano e preparano i primi istruttori militari. Per sei anni ancora
“arrangiarsi” è la parola d’ordine per gli Alpini, poi finalmente
anche lo Stato Maggiore, compresa l’importanza nell’impiego militare,
sancisce ufficialmente con un decreto del 16 novembre 1902 l’adozione
degli ski per le Truppe Alpine, riservandone però l’istruzione e l’uso
ad alcuni gruppi specialisti denominate “compagnie skyatori”.
Disegno
di Achille Beltrame comparso nel marzo 1905 sulla copertina della “Domenica del Corriere” dedicata alle manovre degli alpini skyatori in Val d’Aosta.
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Cartolina
postale del 3° Reggimento Alpini pubblicata nel 1904 circa
dove è rappresentata una “Compagnia Skyatori”
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Alpino
sciatore nel 1903. |
Alpino
sciatore nel 1915-’18. |
Alpino
sciatore nel 1940-’45. |
Alpini
sciatori in una cartolina degli anni ’60.
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Alpino
sciatore in una cartolina degli anni ’80 della Scuola Militare Alpina di Aosta.
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Alpini
sciatori oggi con la nuova tuta mimetica Nato.
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Queste
note introduttive portano a questo punto all’argomento proposto:
lo sapevate che... il primo “sciatore” italiano
è stato un romagnolo?
Sulla
rivista NOTIZIARIO ALPINO n° 14 del giugno 1937 edito dal Ministero
della Guerra - Ispettorato delle Truppe Alpine, fra i vari argomenti
proposti mi ha incuriosito una segnalazione dedicata alla rivista
mensile del Club Alpino Italiano di febbraio dove era stato pubblicato
un’interessante articolo di Virgilio Ricci “ Lo sci nei suoi precedenti
storici e nel suo sviluppo in Italia ”. Nell’articolo l’autore
rivendica all’Italia una priorità sull’uso dello sci, priorità che
trova le origini nel 1663, frutto del sacrificio e della volontà del
romagnolo Molto Reverendo Sig. Francesco Negri.
Ovviamente
la notizia, trattandosi di un romagnolo, mi ha coinvolto, ed è partita
subito una ricerca per ritrovare e proporre questa “curiosità” legata
alla storia del territorio bolognese romagnolo.
Francesco
Negri ovviamente non era un Alpino (gli Alpini saranno “inventati”
ben 248 anni dopo, nel 1872), era nato a Ravenna nel 1624, unico figlio
di una famiglia molto ricca. Pur avendo abbracciato la vita religiosa,
ma anche appassionato cultore di teologia, filosofia, geografia e
astronomia, nel 1663 intraprende un lungo viaggio in Scandinavia che
lo porterà fino a Capo Nord risultando il primo “turista” che abbia
viaggiato in quelle terre, ma anche studioso di estrema importanza
per gli storici norvegesi, perché ha lasciato numerosi documenti sulla
vita e sugli aspetti sociali di quel periodo. Della sua personale
esperienza del viaggio, durato quattro anni, fa pubblicare fra il
1691 ed il 1693 una piccola pubblicazione “IL GENIO VIAGGIANTE” dove
descrive a grandi linee le vicende del viaggio. Contemporaneamente
prepara anche un libro, il manoscritto era in latino, dove racconta
questa sua esperienza in modo molto più dettagliato. Il libro dal
titolo “VIAGGIO SETTENTRIONALE” verrà pubblicato nel 1701 a Forlì
tre anni dopo la sua morte avvenuta nel 1698. Fra le pagine compaiono,
e qui l’importanza del documento, anche diversi disegni sugli usi
e costumi delle popolazioni incontrate. Fra questi usi lo colpiscono
in particolare degli strani attrezzi, realizzati con assi di legno
dalla punta ricurva, che fissati ai piedi vengono utilizzati per muoversi
più velocemente sulla neve.
Sono gli skie!,
termine che verrà italianizzato in Sky e negli anni venti in Sci.
Affascinato
da quella sconosciuta “scoperta” fissata su disegno ed intuendone
il suo pratico utilizzo, viene indicato dagli studiosi quale primo
“esploratore” e “sciatore” che sperimentò personalmente e introdusse
nel resto dell’Europa la conoscenza degli sci.
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Il
disegno realizzato dal Molto Reverendo Sig. Francesco Negri
dove viene rappresentato
un cacciatore che indossa quegli strani e sconosciuti attrezzi
di legno ai piedi.
(Immagine reperita su internet nel portale della University
Library of Tromse). |
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Francesco
Negri in una illustrazione dell’epoca.
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Francesco
Negri come compare
nel
suo libro. |
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La
copertina del libro di Francesco Negri VIAGGIO SETTENTRIONALE
Edizione Gianfelice Dandi, Forlì, 1701. Immagine tratta dalla rivista
del Club Alpino Italiano, febbraio 1937.
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Per
riprendere il filo “militare alpino” sull’argomento, così scrive Virgilio
Ricci nel suo articolo:
….omissis….
< I primi tentativi di introduzione dello sci nell’Esercito Italiano furono
fatti nel 1896. In tale epoca infatti alcuni ufficiali, primo fra
tutti il Tenente Luciano Roiti, il pioniere dello sci militare in
Italia, studiarono sotto la guida dell’ing. Adolfo Kind i vantaggi
che si sarebbero potuti trarre dal suo impiego nelle truppe alpine,
le quali vivendo molti mesi dell’anno nella zona delle nevi, avrebbero
potuto impararne facilmente l’uso. Nell’inverno 1901 ebbero luogo
a Cesana e a Claviere importanti corsi di sci, a cui presero parte
le guide dei battaglioni Pinerolo, Fenestrelle ed Exilles, componenti
il 3° Reggimento Alpini, con risultati soddisfacenti. A corsi si chiusero
con importanti escursioni compiute nel settore del Moncenisio. Il
16 novembre 1902 un’ordinanza ministeriale accordava i crediti necessari
per equipaggiare tre sciatori militari in ogni compagnia alpina con
sci modello Jakober. Nell’inverno 1905-6, cinquanta uomini, un Capitano,
tre Tenenti, un Medico, scelti dai battaglioni Bassano, Vicenza, Verona,
effettuarono un lungo giro di ricognizione sulla frontiera austro-ungarica.
Il 24 gennaio 1906 gruppi dei battaglioni Mondovì, Ceva, Pieve di
Teco, Dronero, Saluzzo, Borgo San Dalmazzo, presero parte a un concorso
di sci tenutosi a Limone in Piemonte. I reparti, in pieno assetto
di guerra compirono un percorso di 7 chilometro con un dislivello
di 275 metri. Il miglior tempo segnato fu di 44’ 5’’per gli Ufficiali
e di 45’ per la truppa. Negli anni seguenti lo sci venne definitivamente
introdotto nelle truppe alpine e il norvegese ing. Harald Smith, e
la famosa guida svizzera Crisian Klucker, furono gli istruttori delle
specialità sciatorie che ebbero particolare sviluppo nell’inverno
1916-17, con la costituzione di 26 compagnie sciatori, e che in seguito
formarono 7 battaglioni: Cuneo, Courmayeur, Pallanza, Tonale, Pasubio,
Marmolada, Montenero. Nel maggio 1917 la deficienza di complementi
indusse alla trasformazione in ordinari dei battaglioni sciatori:
vennero così costituiti ex-novo altri 2 battaglioni: Monte Cavento
e Monte Ortles. Durante la guerra mondiale i reparti sciatori furono
dislocati su tutto il fronte Stelvio – Ortles – Cevedale – Adamello,
per azioni di combattimento, per esplorazioni e ricognizioni e per
servizi accessori. Nel gruppo Ortles-Cevedale, essi furono solo impiegati
per collegare i vari rifugi della zona e i vari posti nelle valli
Zebrù e Cedec, nella regione dello Sforzellino e del Gavia. Nel gruppo
dell’Adamello invece i Reparti sciatori parteciparono a quasi tutte
le operazioni. Il comportamento di queste meravigliose truppe ebbe
campo di rivelarsi dovunque durante la guerra mondiale con magnifici
episodi di ardimento. La loro opera eroica, umile, paziente, silenziosa,
costituì un notevole fattore della nostra vittoria. Nel 1929 l’Ispettorato
delle Truppe Alpine, organizzò una marcia sciistica in 4° tappe per
pattuglie di 5 uomini sul percorso S. Dalmazzo di Tenda – Tolmino
diviso in due settori: uno da S. Dalmazzo a Domodossola, l’altro da
Tolmino a Chiavenna. In ogni punto d’arrivo era organizzata una base
di appoggio fornita di viveri, materiali vari, sci. corde, piccozze,
tutto quanto insomma poteva essere utile a una così vasta massa di
uomini in marcia. Il percorso che si svolse ad un’altezza media di
2.400 metri provò ancora una volta la perfetta preparazione fisica
e morale dei nostri alpini. Non valsero ad arrestare l’audace avanzata
delle veloci pattuglie né i 30° sotto zero della Capanna Casati, né
la tormenta che incessantemente si scatenò sul 1° e sul 6° Alpini,
né il ghiaccio che richiese un lungo faticoso lavoro di piccozze.
Le prime pattuglie partite da S. Dalmazzo di Tenda il 10 gennaio e
il 16 da Tolmino, giungevano con tempo inferiore al previsto a Domodossola
e a Chiavenna il 1° febbraio. In questi ultimi anni, dopo l’istituzione
della Scuola Militare di alpinismo, lo sci è diventato uno dei più
importanti oggetti di preparazione tecnica delle truppe alpine. >
…omissis…
Note. Fra i partecipanti
al Raid Sciistico del 1929 vi era il ferrarese tenente Antonio Perelli del 9° Reggimento Alpini. (vedi
biografia)
Ringrazio
per la disponibilità e la preziosa collaborazione la Sezione di Imola
del Club Alpino Italiano per avermi concesso la consultazione della
Biblioteca che ha permesso il reperimento dei preziosi e storici documenti
riprodotti.
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