alpini del territorio bolognese romagnolo

il Sergente Virgilio Neri : da Capogruppo a comandante partigiano

di Giuseppe Martelli

pubblicato il 1° dicembre 2019
aggiornata il 28 luglio 2021

Rileggendo e catalogando gli oltre 6.000 ruoli matricolari ritrovati nelle continue ricerche dedicate al nostro territorio, ho intenzionalmente cercato anche la figura dell'avv. Virgilio Neri, del quale conoscevo che era stato il primo Capogruppo nel 1931 del Gruppo di Faenza, ma ho scoperto l'inedita notizia, che è quel "Tommaso Moro" leggendario comandante partigiano impegnato nella lotta di liberazione, del quale desidero proporre la figura rinnovandone il ricordo “per non dimenticare”.

 


(1) fotografia con
diritti di proprietà

Virgilio Neri nasce il 17 giugno 1906 a Faenza, Ravenna.


il ruolo matricolare ritrovato nel corso delle ricerche

Dopo le scuole elementari frequenta il Liceo-Ginnasio “Torricelli” di Faenza e conclude gli studi nell’anno scolastico 1922-1923. Si iscrive quindi all’Università di Bologna nella facoltà di Giurisprudenza, poi per motivi personali, nel secondo anno accademico 1924-1925 lascia Bologna per iscriversi dall’11 novembre 1925 all’Università di Firenze dove si laurea nel luglio 1929.

Chiamato alle armi l'8 aprile 1926 viene lasciato in congedo ed ammesso a ritardare il servizio quale studente universitario. Il 25 luglio 1928 è ammesso a ferma riducibile ed il 31 luglio, giunto alle armi, è inviato alla Scuola Allievi ufficiali di complemento di Verona nella specialità Alpini. Il 1° agosto viene promosso Caporale, quindi Sergente l'11 gennaio 1929. Con questi gradi viene ammesso a compiere la ferma ridotta di sei mesi ed inviato in servizio all'8° Rgt. Alpini Btg. Tolmezzo in Gemona. Completata la ferma dei sei mesi, il 15 luglio 1929 viene mandato in congedo e viene così escluso dall'eventuale successivo corso per allievo ufficiale. L'11 dicembre 1932 si presenta alla chiamata di controllo del Comune di Faenza.


dal libretto La “forza” del 10° al 30 giugno 1931.

Congedato, si iscrive all'Ass. Naz. Alpini, pur non condividendo le idee del regime, già espresse quando, ancora studente liceale si era difeso dagli squadristi fascisti e per questa sua azione aveva subìto una condanna. Nei giorni 6-8 aprile 1929 documentato dalla tessera adunata, partecipa all'Adunata Nazionale Alpini di Roma. Nel febbraio 1931 accetta la nomina (allora vi erano le nomine e non le elezioni n.d.r.) a Capogruppo del nuovo Gruppo di Faenza da poco costituito. Il suo nome compare infatti fra i Capigruppo della Sezione bolognese romagnola nel libretto La “forza” del 10° al 30 giugno 1931.


il suo indirizzo di socio individuale n° 87 per l'anno 1929

 

Sicuramente la scelta era stata dettata, non dalla politica, ma da ciò che rappresentavano la montagna della quale era un grande appassionato e la positiva esperienza della naja come Sergente degli alpini.

Nel febbraio 1932 lascia l’incarico di Capogruppo ed è sostituito da Giovanni Medri.

Il 13 agosto 1935, essendo Sergente, viene richiamato alle armi per un mese di istruzione, non negli alpini, ma presso il 27° Rgt. Fanteria in Cesena.

Dal 18 maggio 1937 trasferisce la residenza a Milano dove ha vinto il concorso per un posto di notaio in quella città e viene iscritto nel ruolo della forza in congedo Alpini del Distretto Militare di Milano.

Appassionato e praticante fin da giovane di alpinismo ed in particolare di ascensioni in roccia, si iscrive alla sezione CAI (Club Alpino Italiano) di Milano e ben presto diventa noto nell’ambiente rendendosi protagonista di diverse impegnative ascensioni che gli valgono il titolo di Accademico del CAI. Fra i vari meriti ricordiamo che nel 1936 viene insignito della medaglia d’argento al valor civile per un salvataggio notturno in impervia parete rocciosa. Sua è anche la prima utilizzazione degli sci laminati (realizzati, su suo progetto, a Faenza) e per alcuni anni gli viene anche assegnata la direzione tecnica della Nazionale di sci.

Fra le sue ascensioni più famose vengono ricordate : il canalone di Cima Tosa, Dolomiti del Brenta, il 21 luglio 1929 (da solo), ancora oggi chiamato canalone Neri. L’11 agosto 1930 con un compagno si rende protagonista della prima ascensione ai Denti d’Ampiez (gruppo del Brenta). Nell’estate del 1931 con un compagno, esegue la prima ascensione al Campanile dei Brentei, poi nel mese successivo lo Spigolo Sud-Ovest delle Punte di Campiglio, quindi molte altre…..fino alla fine degli anni '30.

Dal settembre 1938, con la promulgazione delle leggi razziali, si adopera come studio notarile ad evitare, con varie astuzie giuridiche, che molti suoi clienti ebrei perdessero i personali patrimoni. Questa sua meritoria ma anche molto risciosa iniziativa verrà poi ricordata nel dopoguerra e pubblicamente ringraziato dalla comunità ebraica milanese.

Con l’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940, esonerato dal richiamo alle armi dal 5 aprile 1939, si avvicina sempre più alla politica “contro” e nel 1942 raggiunge Parigi per incontrare i fuoriusciti politici italiani ed i condannati al confino, per partecipare alle trattative di costituire il "Comitato Nazionale Interpartiti" e da questo, la nascita del Partito d'Azione in Romagna.

Con la caduta del fascismo del 25 luglio 1943 lascia Milano e ritorna nella “sua" Romagna per unirsi a formazioni partigiane romagnole, continuando poi a svolgere ininterrottamente attività nella Resistenza. Dopo l’8 settembre viene eletto come quinto componente del Comitato Romagnolo di Resistenza che coordina l'attività politica e partigiana in Romagna e nelle province limitrofe, ed assume il nome di copertura di “Tommaso Moro”.

Nella primavera del 1944, gli viene affidata la "Missione Radio Zella", dell'Organizzazione Resistenza Italiana, una stazione radio installata nella sua abitazione di Faenza per i contatti con gli alleati, che opera fino a luglio, quando cade nelle mani dei nazifascisti. Incarcerato a Terra del Sole (Forlì), il notaio-rocciatore riesce a evadere e a riprendere l'attività clandestina. Su suggerimento dei compagni di lotta, ed essendo un ricercato, lascia la “sua Romagna” per rientrare a Milano. Nell’ottobre cade nuovamente nelle mani dei nazifascisti, nuovo arresto e questa volta è internato nel campo di Gries (Bolzano) per essere tradotto verso il campo di concentramento di Mauthausen (Austria).

Durante il viaggio, con 11 ore di ininterrotto lavoro (coperto dagli altri deportati) riesce ad aprirsi un varco nel pavimento del vagone ed a calarsi dal treno in corsa e, sia pure gravemente ferito, a fuggire quando il convoglio era giunto al Brennero. Tornato a Milano vi rimane, in clandestinità, comprese le necessarie cure mediche, fino alla Liberazione del 25 aprile 1945.

Nel dopoguerra pur sofferente a lungo per i postumi delle ferite, riprende la sua professione di notaio a Milano.

 

Nel 1946 pubblica un libro di critica alla monarchia dal titolo : Il governo dei 45 giorni.
(riferito al periodo dal 25 luglio all'8 settembre 1943 n.d.r.)

 

 

Sul ruolo matricolare, parificato il 30 novembre 1955, viene indicato nella riga : Ultimo corpo di appartenenza - Squadra Armata Partigiana iscritto nella rubrica Arma Alpini del Distretto Militare di Milano.

A Milano, come notaio, ha il piacere di redigere nel 1972 l’atto di una cospicua donazione privata in favore della fondazione "Pro juventute don Carlo  Gnocchi", il famoso cappellano degli alpini sul fronte russo, il "padre dei mutilatini" nel dopoguerra, proclamato Beato "alpino" dalla chiesa cattolica il 25 ottobre 2009.

Il notaio-rocciatore muore nell'agosto del 1982 mentre è in vacanza nella bella località montana di Crans sur Sierre (Canton Vallese, Svizzera).

Pochi anni dopo a Faenza gli viene intitolata una via Virgilio Neri.

 


(1) Nuova fotografia inserita il 28 luglio 2021 gentilmente concessa in esclusiva al sito dal figlio Italo, che ne mantiene i diritti di proprietà e con divieto di riproduzione senza autorizzazione.