Rileggendo e catalogando gli oltre 5.000 ruoli matricolari ritrovati nelle continue ricerche dedicate al nostro territorio, pur conoscendone già l'eroica, giovane, intensa vita del Tenente medico alpino Mario Pasi, che dopo la naja, sceglie la via di combattente nella lotta partigiana fino al sacrificio della vita e, pur essendo già ricordato in altra parte del sito fra le nostre Medaglie d'Oro, ne desidero onorare e rinnovare il ricordo “per non dimenticare” anche fra gli alpini e artiglieri da montagna CADUTI su fronti opposti.
Mario
Pasi nasce a Ravenna il 21 luglio 1913. Nella città frequenta gli studi fino al liceo quindi si trasferisce
a Bologna per frequentare l’università dove nel 1936 si laurea in
medicina e chirurgia e nel gennaio 1937 ottiene a Perugia l’attestato alla professione
di medico chirurgo.
il ruolo matricolare rintracciato
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Il mese successivo, chiamato alle armi, viene
destinato alla Scuola di applicazione di Sanità Militare a Firenze
e in luglio, quale aspirante ufficiale medico, assegnato all’infermeria
presidiaria di Ravenna del 28° Reggimento Fanteria Divisione “Pavia”. Promosso Sottotenente ed espletato il servizio di prima nomina viene
congedato nel settembre 1938.
Dopo un breve periodo trascorso a Ravenna
nel quale si prepara ad un concorso indetto dall’Ospedale Civile Santa
Chiara di Trento, lo vince ed è assunto come assistente nella
sezione chirurgia e ostetricia.
Con l’imminente entrata in guerra
dell’Italia viene richiamato alle armi nel maggio 1940 assegnato al
7° Reggimento Alpini e in giugno partecipa alle operazioni sul fronte
occidentale. Dal 6 dicembre passa in forza al 643° ospedale da campo
della Divisione Alpina “Pusteria” inviata sul fronte greco-albanese.
Promosso Tenente nel gennaio 1941, a maggio viene rimpatriato per
malattia e convalescenza. Dichiarato inabile al servizio militare
a fine anno viene definitivamente congedato.
Riprende la sua professione
medica a Trento e si avvicina sempre più all’ideale di una attività
politica contro il Regime. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943
si prodiga nel medicare e soprattutto nascondere i soldati italiani
feriti dal colpo di mano dei tedeschi che hanno occupato Trento. Ormai
sospettato dalla polizia tedesca lascia l’ospedale ed entra nel movimento
clandestino partigiano. Resosi conto delle difficoltà ad organizzare
una efficace azione di resistenza locale, con alcuni compagni raggiunge
le formazioni combattenti partigiane operanti nella provincia di Belluno.
Assunto il nome di “Alberto Montagna” diviene commissario politico
della brigata garibaldina “Mazzini” nella quale militavano
molti bolognesi. Partecipa a numerose imprese di guerriglia, tra cui
la più rilevante è l’attacco al carcere di Belluno dove vengono liberati
tutti i prigionieri politici.
Nella notte del 10 novembre 1944 in
occasione di una riunione in una casa a Belluno alla quale sono attesi
i capi partigiani della zona, a seguito di una spiata viene catturato
dai tedeschi. Richiuso nel carcere giudiziario subisce per diversi
mesi ripetute e selvagge torture al fine di ottenere i nomi dei capi
dell’organizzazione. Dopo l’ennesima sevizia, visto inutile ogni tentativo,
il 10 marzo 1945 è finito a colpi di bastone che lo riducono in fin
di vita e per ulteriore oltraggio condotto nel vicino Bosco delle
Castagne ed impiccato, assieme ad altri detenuti politici, ai rami
di grossi castagni. Consapevole della fine a cui va incontro, poco
prima dell’ultima bastonatura scrive con il suo sangue sul tavolaccio
della cella “io muoio, ma voi ricordate di non tradire i vostri
compagni”. Dopo alcuni giorni di esposizione, il cadavere è sepolto
nel cimitero comunale di Belluno. A fine guerra per interessamento
del comune di Ravenna e della madre, la salma viene traslata ed inumata
nel cimitero di Ravenna. Alla memoria viene decretata la medaglia
d’oro al valore militare. A lui sono intitolate una via cittadina
ed una scuola materna a Ravenna, una piazza e una scuola media a Trento ed una lapide è posta nell’ospedale
civile Santa Chiara.
Con Decreto del 9 settembre 1947 gli viene conferita la Medaglia d'Oro al valor miilitare "alla memoria" con questa motivazione:
“Fin
dall’8 settembre impugnava valorosamente le armi contro l’invasore.
Ricercato dalla polizia tedesca quale organizzatore della lotta di
liberazione,si arruolava nelle formazioni partigiane della montagna
di cui divenne animatore fecondo e combattente audace. Commissario
di brigata e poi di zona partigiana, valoroso fra i valorosi, sosteneva
durissimi combattimenti infliggendo gravi perdite al nemico. Apostolo
di bene e di carità prodigava la sua opera di medico a lenire le sofferenze
dei feriti senza mai risparmiarsi nei pericoli e nei sacrifici. Catturato
per delazione affrontava e sosteneva con sereno stoicismo le sevizie
che solo la più efferata crudeltà poteva immaginare. Bastonato a sangue,
con le membra fracassate, trovava ancora la forza di porre fine al
martirio tagliandosi le vene, ma il bieco nemico impediva che la morte
lo strappasse alla sua sadica barbarie e poi lo finiva a colpi di
bastone. Il suo cadavere impiccato, per estremo oltraggio restò esposto
per due giorni e, circondato dall’aureola del martirio, fu faro luminoso
che additò ai superstiti la via da seguire per raggiungere la vittoria.”
Belluno,
10 marzo 1945
nota aggiunta nel 2021 : alla M.O. Mario Pasi viene intitolato il Gruppo alpini di Ravenna.