Rileggendo e catalogando gli oltre 3.500 ruoli matricolari ritrovati nelle continue ricerche dedicate al nostro territorio, sono stato particolarmente colpito dalla figura di Riccardo Reggiani, del quale ho "scoperto l'inedita notizia" che era stato artigliere da montagna, combattente e reduce della Grande Guerra poi per scelta, impegnato nella lotta partigiana fino al sacrificio della vita, del quale desidero proporre la figura rinnovandone il ricordo “per non dimenticare”.
Riccardo Reggiani nasce ad Anzola dell'Emilia, cittadina della pianura bolognese, il 3 dicembre 1899.
il ruolo matricolare ritrovato nel corso delle ricerche |
Chiamato alla visita di leva il 12 maggio 1917 è lasciato in congedo e indicato come professione contadino. Chiamato alle armi per mobilitazione il 14 giugno viene assegnato al 2° Rgt. Art. da Montagna e dieci giorni dopo viene indicato che è giunto in territorio dichiarato in stato di guerra dove rimane fino alla conclusione e l'armistizio del 4 novembre 1918. Rientra quindi al deposito del 2° Rgt. Art. da Montagna di Belluno e prosegue nel "normale servizio militare". Il 16 dicembre 1919 lascia l'Art. da Montagna in quanto viene trasferito in forza al 34° Rgt. Art. da Campagna. Il 12 aprile 1920 giunge al Deposito del 3° Rgt. Art. da Campagna di Bologna per essere mandato in congedo con la dichiarazione di aver tenuto buona condotta e di avere servito con fedeltà ed onore.
Rientrato alla vita civile riprende la sua professione di contadino. Nella primavera 1921 si sposa con Maria Gambini e dal matrimonio nasce nel 1922 il figlio Mario e nel 1924 il secondogenito Gaetano.
Appartenente ad una famiglia di antifascisti, perseguitati dal regime, come tantissimi condadini e mezzadri locali, rifiuta di iscriversi al Partito Fascista nonostante le sollecitazioni, ma non è particolarmente fatto oggetto di particolari atti di sobbrusi e violenze.
In previsione dell'entrata in guerra dell'Italia (10 giugno 1940), il 4 giugno era già stato richiamato alle armi presso il 320° Battaglione Territoriale Mobile in fase di costituzione, ed il 31 agosto viene ricollocato in congedo.
Sicuramente di idee sempre più contrastanti a quelle politiche del momento, con gli avvenimenti del 25 luglio 1943 che vedono la caduta del fascismo e l'arresto di Mussolini, si rafforzano ancora di più dopo l'8 settembre con lo sbandamento generale (anche del Regio Esercito) e "l'occupazione" dell'Italia da parte degli ex alleati tedeschi ora divenuti nemici, ma nuovamente alleati con il rinato partito fascista della Repubblica Sociale Italiana.
Subito dopo l'8 settembre trasforma la sua casa in una base partigiana, coinvolgendo e in accordo anche con i due figli Mario e Gaetano. Non lontano dall'abitazione ed in mezzo al campo costruisce anche una capanna-rifugio dove ospita i primi renitenti alla leva fascista.
Anche i due figli, ovviamente, entrano in contatto con le locali formazioni partigiane, "con la benedizione del padre" ma anche con l'apprensione di genitore.
Il 5 dicembre 1944, durante il rastrellamento che i tedeschi ed i fascisti stanno svolgendo alla ricerca di basi partigiane nelle campagne di Amola del Piano, frazione di San Giovanni in Persiceto, mentre è in visita ad alcuni parenti, visto un camion di tedeschi presso la cascina, tenta di fuggire ma viene fermato assieme ad altri quaranta uomini precedentemente fermati. Prima viene trasferito nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna, poi deportato nel campo di sterminio a Mauthausen (Austria). Trasferito successivamente a Gusen, un campo dipendente, qui, secondo il certificato di morte dell'archivio anagrafico di Anzola Emilia, muore il 25 febbraio 1945.
Nel dopoguerra l'apposita Commissione Regionale lo ha riconosciuto partigiano dal 14 aprile 1944 al 25 febbraio 1945.
i figli : il geniere alpino Mario
Mario nasce ad Anzola dell'Emilia il il 3 dicembre 1922. Riesce a studiare fino alla 2ª Istituto Tecnico e trova impiego presso le Ferrovie dello Stato. Chiamato allle armi il 2 febbraio 1942 viene assegnato al Deposito del 4° Rgt. Genio in Barbiano, Bolzano, quale predesignato per il 2° Btg. Misto Genio della Divisione alpina Tridentina Artieri Africa. Trattenuto in patria, il 9 ottobre viene trasferito al 5° Rgt. Genio a Trieste dove rimane fino agli eventi dell'8 settembre 1943. Cresciuto in un clima famigliare antifascista, con sentimenti di libertà e giustizia, partecipa e acconsente al padre a trasformare la casa in una base partigiana. Avendo già svolto servizio militare e quindi non renitente alla leva e lasciato "tranquillo", può collaborare attivamente "da casa" con il battaglione “Marzocchi” della 63ª brigata Bolero Garibaldi. In seguito al rastrellamento del 5 dicembre 1944, che i tedeschi ed i fascisti stanno svolgendo, dal quale apprende che il padre è stato "rastrellato", alla famiglia vengono requisiti, per esigenze alimentari, tutti i capi di bestiame e nelkla casa si installa un comando tedesco che rimane fino al febbraio 1945. In questi mesi è costretto a rallentare l'attività partigiana, ma dal marzo, fra molte difficoltà riusce a riallacciare i contatti con il movimento partigiano.
Nel dopoguerra l'apposita Commissione Regionale lo ha riconosciuto patriota dal 14 aprile 1944 alla Liberazione del 25 aprile 1945.
Gaetano nasce ad Anzola dell'Emilia il 20 settembre 1924. Riesce a prendere la licenza elementare e lavora come mezzadro assieme al padre. Cresciuto in un clima famigliare antifascista, con sentimenti di libertà e giustizia, subito dopo l'8 settembre 1943 collabora e concorda con il padre a trasformare la casa in una base partigiana. Chiamato alle armi dalla Repubblica Sociale Italiana l'8 marzo 1944 destinato al 57° Deposito Misto Provinciale di Bologna, non si presenta ed è dichiarato renitente alla leva. Il 14 aprile 1944 entra nel battaglione "Artioli" della 63ª brigata Bolero Garibaldi con funzione di capo nucleo che opera nel territorio di Anzola dell'Emilia. Il 5 dicembre 1944, durante il rastrellamento che i tedeschi ed i fascisti stanno svolgendo, riesce a sfuggire nascondendosi in cantina, «rifugio noto solo ai familiari», mentre il padre purtroppo viene preso. Continua nella lotta armata senza rientrare a casa in quanto vi si era istallato un comando tedesco.
Nel dopoguerra l'apposita Commissione Regionale lo ha riconosciuto partigiano, con il grado di Sergente Maggiore, dal 14 aprile 1944 alla Liberazione del 25 aprile 1945.
Chiamato alle armi il 15 marzo 1946 resta nella posizione di congedo e l'8 marzo 1948 viene dispensato dal compiere la ferma di leva per computo del periodo di servizio di partigiano combattente.