residenti illustri nel territorio bolognese romagnolo

La Medaglia d’Oro al valore militare Caporale Roberto Sarfatti

di Giuseppe Martelli

pubblicato il 15 settembre 2004

 

Nel rileggere la storia alpina a tutto campo, nella quale si ritrovano costantemente fatti e curiosità legate al territorio bolognese romagnolo che meritano di essere ricollocate nella nostra memoria, è emersa questa notizia-curiosità del suo trascorso bolognese.

Roberto Sarfatti era nato da famiglia ebraica a Venezia il 10 maggio 1900 da Cesare, avvocato, e Margherita Grassini (1). Nel 1902 la famiglia che si trasferisce a Milano. Qui compie gli studi fino al Politecnico dove ha fra i professori lo scrittore Alfredo Panzini (2). Di carattere irrequieto e pur giovanissimo d’età è già fortemente motivato nelle sue idee che lo vedono apertamente schierato con i movimenti patriottici interventisti. In contrasto con la famiglia, per giusto amore filiale, nel 1914 lascia Milano e sceglie di proseguire gli studi a Bologna al liceo “Minghetti”. Il capoluogo è un forte centro di movimenti interventisti come l’Associazione Trento Trieste (3) dove i giovani accorrono per promuovere e partecipare alle varie manifestazioni. Il 23 maggio 1915, il giorno dopo l’Italia entrerà in guerra, al rientro dall’ultima grande dimostrazione interventista scrive da Bologna una lettera al babbo per chiedere il permesso, ha appena quindici anni quindi minorenne, di arruolarsi volontario. – Non si può fare per nove mesi impunemente l’interventista per rimanere a casa nel momento buono. Io non andrò in guerra per uno stupido desiderio di distinzione o di avventura, io ci andrò perché così vogliono la mia coscienza, la mia anima, le mie convinzioni. Perciò dammi il tuo permesso e me lo dia la mamma, se no sento che, con mio grande dolore, ne farei senza, e andrei a farmi uccidere, forse senza il vostro permesso e la vostra benedizione….

Roberto Sarfatti recluta
al 6° Reggimento Alpini.

Ovviamente il permesso non giunge e, con la complicità dell’amico Filippo Corridoni (4), che gli procura falsi documenti riesce ad arruolarsi volontario nel 35° Reggimento Fanteria di stanza nella città. Fiero della sua scelta invia ai genitori, al termine del periodo di addestramento, la prima fotografia che lo ritrae in divisa. Scoperta dalle autorità militari la vera età (presumo su segnalazione del padre) viene esonerato con promessa di riprendere gli studi. Il padre però non si fida e lo iscrive all’Istituto Nautico di Venezia e con questo compie anche un lungo imbarco fino in Brasile a Rio de Janeiro. Passano così due anni ed ora che ne ha diciassette può finalmente arruolarsi. Questa volta sceglie gli Alpini e nel settembre 1917 è destinato al 6° Reggimento presso il quale svolge istruzione a Caprino Veronese. Il 23 novembre scrive al babbo - Il giorno della partenza è venuto. Viva l’Italia! – Assegnato al Battaglione Alpini “Monte Baldo” si distingue subito per il coraggio nelle azioni di dicembre a sbarramento di Valstagna e della Val Vecchia ed è promosso caporale (5) per meriti di guerra ed inviato in licenza premio. Il 10 gennaio 1918 rientra dalla licenza per raggiungere prima possibile il Battaglione che ha iniziato l’avanzata a difesa della Val Sasso e Val Frenzela. Il 28 inizia l’azione di riconquista di Val Bella, Col del Rosso, Col d’Echele, Case Ruggi ed il caporale Sarfatti è fra i primi a lanciarsi all’attacco riuscendo a catturare anche dei prigionieri. Nel secondo assalto mentre si slancia verso l’imbocco dell’ultima galleria presidiata viene colpito da una palla in fronte. Alla sua memoria viene concessa la Medaglia d’Oro al valore militare con la seguente motivazione:

Volontario di guerra, appena diciassettenne, rientrato dalla licenza ed avendo saputo che il suo battaglione si trovava impegnato in un’importante azione contro formidabili posizioni nemiche, si affrettava a raggiungere la linea. Lanciatosi all’attacco di un camminamento nemico, vi catturava da solo trenta prigionieri e una mitragliatrice. Ritornato nuovamente all’attacco di una galleria fortemente munita, cadeva mortalmente ferito.

Case Ruggi (Val Sasso) 28 gennaio 1918

 

 

Ritratto di Roberto Sarfatti, sul mulo con due compagni alpini, eseguito a suo ricordo dal pittore ferrarese Virgilio Socrate Funi, nome d’arte Achille Funi, apprezzato artista amico della mamma al quale viene commissionato nel corso del 1918.

 

il cippo fatto erigere dalla mamma nel 1935 al Col d’Echele, sull’altopiano di Asiago,
che contengono le spoglie di Roberto Sarfatti, ritrovate nel 1934. L’opera era stata
progettata dall’architetto Giuseppe Terragni.



Note:
(1) Margherita Grassini Sarfatti che diventerà scrittrice, giornalista, critico d’arte ed animatrice di uno dei salotti intellettuali più esclusivi di Milano.

(2) Alfredo Panzini, scrittore marchigiano ma di famiglia romagnola, pubblicherà poi nel 1924 il libro biografico “Gli Eroi – Roberto Sarfatti”
(3) L’Associazione Trento Trieste è presieduta in quel periodo da Angelo Manaresi, anche lui volontario come ufficiale negli alpini, diventerà poi dal 1929 al 1943 Presidente Nazionale dell’Associazione Nazionale Alpini e ne pubblicherà una bella biografia nel 1932 sulle pagine de L’ALPINO.
(4) Filippo Corridoni, marchigiano d’origine, sindacalista, volontario di guerra caduto sul Carso il 23 ottobre 1915 medaglia d’oro al valore militare “alla memoria”.
(5) Per il suo titolo di studio che gli dava il diritto di frequentare il corso ufficiali, vi rinuncia per raggiungere, come scrive, il prima possibile la lotta per l’onore della Patria.

 

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