Rileggendo e catalogando gli oltre 5.000 ruoli matricolari ritrovati nelle continue ricerche dedicate al nostro territorio, sono stato particolarmente colpito dalla figura di Modesto Tarozzi, del quale ho "scoperto l'inedita notizia" che era stato artigliere alpino, combattente e reduce della seconda guerra mondiale, poi per scelta, impegnato nella lotta antifascista, fino al sacrificio della vita, del quale desidero proporre la figura rinnovandone il ricordo “per non dimenticare”. Nel ricordo, per singolare situazione, ho aggiunto il fratello Vincenzo.
Modesto Tarozzi
Modesto Tarozzi nasce a (1) Castelfranco Emilia, Bologna, il 2 agosto 1922, poi trasferito e residente a Sala Bolognese.
il ruolo matricolare ritrovato nel corso delle ricerche |
Chiamato alla visita di leva il 21 marzo 1941 è lasciato in congedo e indicato come professione bracciante. Chiamato alle armi il 5 gennaio 1942 viene assegnato al Deposito di Belluno del 5° Rgt. Artiglieria Alpina Divisione Pusteria.
Confermato in servizio al Deposito del 5° Rgt. (2) Artiglieria Alpina, rimane sempre a Belluno fino agli eventi legati all'8 settembre 1943 che vede lo sbandamento generale, anche dell'Esercito.
Sul ruolo matricolare viene annotato : "Sbandatosi a seguito degli eventi sopravvenuti all'armistizio". Rientrato a casa e alla vita civile riprende la professione di bracciante nel mondo contadino e trasferisce la residenza a Sala Bolognese.
Con gli eventi legati al 25 luglio 1943 che vedono la caduta del fascismo e l'arresto di Mussolini si vive un clima di "liberazione" che ben presto finisce dopo l'8 settembre con lo sbandamento generale (anche del Regio Esercito) e "l'occupazione" dell'Italia da parte degli ex alleati tedeschi ora divenuti nemici, ma nuovamente alleati con il rinato partito fascista della Repubblica Sociale Italiana, "sente il dovere di ribellarsi".
Sicuramente di idee socialiste (ben radicate nel mondo contadino) non in linea con il regime fascista, dal 1° settembre 1944 (data indicata sul ruolo matricolare) entra nella formazione partigiana battaglione Armaroli della 63ª brigata Bolero con funzione di capo nucleo che opera a Sala Bolognese.
Purtroppo il 20 febbraio 1945 viene arrestato (assieme al fratello Vincenzo) e dopo un periodo di detenzione nel carcere mandamentale di San Giovanni in Persiceto, dal 25 marzo 1945 è trasferito a Bologna e incarcerato a San Giovanni in Monte a disposizione del «comando tedesco SS», ovvero della Gestapo.
Rilasciato dal carcere il 9 aprile 1945 per essere consegnato ad «comando tedesco SS», non si hanno più sue notizie e risulta disperso. Con ogni probabilità viene ucciso in una esecuzione attuata dalle SS con modalità analoghe a quelle che nei mesi precedenti avevano avuto come teatro i colli di Paderno e la stazione di San Ruffillo, ma in luogo diverso, forse in località Il Pero, a Rastignano di Pianoro, dove nel 1974 viene rinvenuta una fossa comune che molti elementi lasciano supporre abbia accolto almeno parte dei detenuti scomparsi dopo i prelevamenti dal carcere in quella data.
Nel dopoguerra l'apposita Commissione Regionale ha riconosciuto a Modesto Tarozzi con la qualifica di partigiano dal 12 settembre 1943 al 20 febbraio 1945, mentre sul ruolo matrocolare viene annotato : Ha fatto parte della formazione partigiana 63ª brg Bolero equiparato a tutti gli effetti ai militari che hanno aderito alle nuove unità regolari delle Forze Armate italiane, riconosciuto partigiano dal 1° settembre 1944 al 20 febbraio 1945 con la qualifica gerarchica di Sergente.
Sul ruolo matricolare, oltre al riconoscimento della qualifica, viene anche annotato, in data 31 luglio 1946 : Disperso secondo certificato di irreperibilità rilasciato al comando del Distretto Militare di Bologna.
È ricordato nel Sacrario in piazza Nettuno a Bologna dedicato ai partigiani caduti nella guerra di liberazione..
Il fratello Vincenzo Tarozzi nasce a (1) Castelfranco Emilia, Bologna, l'8 gennaio 1924, poi trasferito e residente a Sala Bolognese.
Chiamato alla visita di leva nel gennaio 1923 è lasciato in congedo e indicato come professione bracciante. Chiamato alle armi il 26 maggio 1943 viene assegnato al 42° Rgt. di Fanteria a Genova. Dopo pochi mesi, con gli eventi legati all'armistizio dell'8 settembre rientra a casa assieme a tantissimi altri "sbandati" del Regio Esercito.
Sicuramente di idee antifasciste, dal 1° settembre 1944, assieme al fratello Modesto, entra nella formazione partigiana battaglione Armaroli della 63ª brigata Bolero che opera a Sala Bolognese.
Purtroppo il 20 febbraio 1945 viene arrestato (assieme al fratello Modesto) e dopo un periodo di detenzione nel carcere mandamentale di San Giovanni in Persiceto, dal 25 marzo 1945 è trasferito a Bologna e incarcerato a San Giovanni in Monte a disposizione del «comando tedesco SS», ovvero della Gestapo.
Rilasciato dal carcere il 9 aprile 1945 per essere consegnato ad «comando tedesco SS», non si hanno più sue notizie e risulta disperso. Con ogni probabilità viene ucciso in una esecuzione attuata dalle SS con modalità analoghe a quelle che nei mesi precedenti avevano avuto come teatro i colli di Paderno e la stazione di San Ruffillo, ma in luogo diverso, forse in località Il Pero, a Rastignano di Pianoro, dove nel 1974 viene rinvenuta una fossa comune che molti elementi lasciano supporre abbia accolto almeno parte dei detenuti scomparsi dopo i prelevamenti dal carcere in quella data.
Nel dopoguerra l'apposita Commissione Regionale ha riconosciuto a Vincenzo Tarozzi la qualifica di partigiano : Ha fatto parte della formazione partigiana 63ª brg Bolero equiparato a tutti gli effetti ai militari che hanno aderito alle nuove unità regolari delle Forze Armate italiane, riconosciuto partigiano dal 1° settembre 1944 al 20 febbraio 1945 con la qualifica gerarchica partigiano.
È ricordato nel Sacrario in piazza Nettuno a Bologna dedicato ai partigiani caduti nella guerra di liberazione..
(1) Castefranco Emilia o dell'Emilia fino al 1929 è stato un comune della provincia di Bologna poi transitato in provincia di Modena.
(2) L'Artiglieria da Montagna, dal 1934 al 1943 assume la denominazione, voluta dal regime, di Artiglieria Alpina. Dal 1946 con la rinascita dei vecchi reparti riassume la storica denominazione di Artiglieria da Montagna.