Nei mesi successivi la morte il 28 giugno 1940 sui cieli di Tobruk di Italo Balbo (1), sul giornale L'ALPINO sono pubblicati molti articoli e fotografie per celebrarne la memoria. Nel numero del 15 dicembre compare la notizia che gli è stata conferita la Medaglia d'Oro "alla memoria" e nel riquadro vie è pubblicata una ennesima fotografia che lo vede ritratto con altri ufficiali alpini. Nella didascalia si legge "foto favoritaci dal camerata dott. Aldo Cividali". Il nome in se non dice niente se non che Aldo Cividali era bolognese di nascita poi socio della Sezione.
il ruolo rintracciato nel corso delle ricerche |
Aldo Giorgio Cividali nasce il 10 febbraio 1894 a Bologna ed è appartenente alla comunità israelita bolognese. Dopo gli studi liceali al "Galvani" dove nel 1912 consegue la maturità, si iscrive all'Università di Bologna nella facoltà di Medicina e Chirurgia e nel contempo svolge volontariato nel Corpo militare della Croce Rossa. Chiamato alla visita di leva militare il 25 maggio 1914, si legge testualmente : « Tale 1ª categoria del Distretto di Bologna per iscambio col fratello Claudio militare ritardatario art. 109 (per studio n.d.r.) del quale assume gli obblighi rimanendo in congedo » data 19 maggio 1915.
Chiamato alle armi per mobilitazione, il 1° giugno è destinato in servizio alla 6ª compagnia di Sanità ed inviato "in territorio dichiarato in stato di guerra" all'accantonamento di riserva a Mestre. Il 27 giugno viene trasferito effettivo alla 28ª Divisione in forza alla 28ª sezione di Sanità che è dislocata nei pressi di Sagrado, nel basso Isonzo, dove si adopera oltre ai prescritti servizi nella sezione di Sanità a condurre volontariamente una campagna anticolerica anche per la popolazione civile. Il 7 ottobre viene promosso per meriti a Caporale di Sanità. Il 30 ottobre nel corso di aspro combattimento si adopera per salvare molti soldati feriti a rischio della vita, per questo comportamento riceve un Encomio solenne così motivato "Mentre l'artiglieria nemica bombardava furiosamente un ponte e la relativa strada di accesso, avendo saputo che erano caduti feriti dei soldati sulla strada stessa, incurante del pericolo, si recò spontaneamente, insieme con un sergente della Sezione, a ritirarli, sottraendoli a sicura morte e trasportandoli alla Sezione per le prime cure". Sagrado, 30 ottobre 1915.
La famiglia è sicuramente di alti valori patriottici; allo scoppio della guerra il padre Angelo è già al fronte come Capitano medico, il fratello Claudio, anche lui studente universitario, come Tenente al 3° Rgt. Genio, che morirà in combattimento sul fronte di Gorizia il 12 settembre 1917.
In considerazione del titolo di studio è inviato al corso accelerato per ufficiali medici e nel settembre 1916 promosso Aspirante ufficiale medico viene assegnato all'8° Rgt. Alpini Btg. "Val Fella". In questo reparto rimane per oltre un anno seguendone le sorti sui vari fronti dell'alta Carnia fino allo scioglimento del battaglione nel dicembre 1917. Sciolto il reparto, non viene specificato se transita ad altro battaglione combattente o assegnato ad un ospedale da campo, comunque risulta combattente e viene congedato nel febbraio 1919 con il grado di Tenente Medico.
la fotografia che compare su L'ALPINO del
15 dicembre 1940. Al centro Cividali, a destra
il ferrarese Italo Balbo. |
Nel periodo del servizio al "Val Fella" conosce e stringe amicizia con il ferrarese Sottotenente Italo Balbo (1) e dell'amicizia rimane documentata una bella fotografia che li ritrae sul Monte Gregnedul, in Val Roncolana nel settembre 1916. Copia di questa fotografia, verrà inviata per essere pubblicata sul giornale L'ALPINO del 15 dicembre 1940 con la didascalia : "foto favoritaci dal camerata dott. Aldo Cividali". L'originale è conservata nell'archivio CDEC (Centro Documentazione Ebraica Contemporanea).
Nello stesso periodo al "Val Fella" conosce anche il romagnolo di Faenza (Ravenna) Tenente cappellano padre Orioli don Domenico (3) dell'Ordine dei frati minori Cappuccini con il quale, pur essendo lui israelita e padre Orioli cattolico, si crea stima, rispetto ed un forte legame di amicizia fra "reduci alpini".
Rientrato alla vita civile completa gli studi medici e si laurea il 1° luglio 1919, svolge quindi la professione di medico ed in breve diventa comprimario dell'Ospedale Maggiore. Inoltre è anche medico condotto del Comune con studio in Via Indipendenza, medico dei ferrovieri, amato e stimato in città anche perché di anima generosa, cura gratuitamente i poveri. Pur non avendo aderito al partito fascista è da tutti rispettato ed è regolarmente iscritto come socio alla nostra Sezione.
Questo viene comprovato da un trafiletto sul giornale L'ALPINO del 1° dicembre 1936 dove nella rubrica Promozioni viene data notizia che fra i soci della nostra Sezione il camerata dott. Aldo Cividali è stato promosso Capitano medico.
Con la promulgazione delle leggi razziali del novembre 1938 gli viene tolto "per coerenza" il solo impiego comunale di medico condotto, è troppo stimato e benvoluto in città. Anche all'interno dell'Associazione Nazionale Alpini non si vive questa atmosfera di discriminazione, ed è considerata fra i meriti del Comandante (Pres. Nazionale) Angelo Manaresi (2), di avere sempre anteposto prima, di essere alpino, poi gerarca di partito, infatti sul giornale L'ALPINO con comparirà mai notizia di questa infamia razziale e il "camerata dott. Aldo Cividali" viene tranquillamente e senza problemi indicato con il termine di regime "camerata". Continua quindi ad essere considerato un "socio di riguardo".
Nel febbraio 1939 aveva ottenuto l'esonero dalla discriminazione, con beneficio per moglie e figli, motivata dal fatto che aveva molte benemerenze : quattro anni di guerra, un encomio solenne, una croce di guerra al merito, l'aver condotto una campagna anticolerica nel 1915 nel basso Isonzo; il padre era stato volontario di guerra e il fratello era morto in combattimento; la moglie era sorella di un caduto in guerra e sorella di mutilato di guerra decorato al valore.
Dopo il 25 luglio 1943 però si schiera apertamente con gli antifascisti ed esponendosi pubblicamente, andando personalmente ad innalzare la bandiera italiana a Palazzo d'Accursio sede del Comune. Questo lo espone alla persecuzione del nuovo regime fascista. Per sfuggire al pesante clima di minacce tenta di fuggire in Svizzera ma purtroppo il 9 dicembre viene catturato dai fascisti italiani al confine e tutta la famiglia rinchiusa in carcere a Varese. Riportati a Bologna e tradotti nel carcere di San Giovanni in Monte dal 14 gennaio 1944, due giorni dopo viene deportato con la moglie Ada Levi ed i figli Sergio e Angelo dai tedeschi prima nel campo di concentramento a Fossoli (Carpi - Modena), poi dal 22 febbraio ad Auschwitz (Polonia) dove sono tutti uccisi all'arrivo il 26 febbraio 1944. Unico sopravvissuto l'altro figlio Claudio che era già all'estero in Svizzera per studio.
A Bologna gli è stata dedicata una via ed il 15 settembre 2005 posta una targa ricordo nel palazzo dove aveva abitato in Strada Maggiore 26
dove aveva anche il suo ambulatorio.
Da una carta intestata per le ricette si legge :
Dott. Aldo Cividali - Medico comprimario degli ospedali -
Via Maggiore
26 - Telef. 23-307 - riceve dalle 14 alle 16.
Il suo nome è ricordato a Bologna nella Lapide della Comunità Israelitica in via Mario Finzi tra quelli dei membri deportati senza ritorno.
(1) Italo Balbo, ferrarese, già Tenente degli alpini, primo direttore del giornale L'ALPINO poi Maresciallo dell'Aria e Governatore della Libia. Vedi in questo sito un ricordo biografico alla pagina : Balbo Italo.
(2) Angelo Manaresi, bolognese di nascita, pluridecorato ufficiali degli alpini nella Grande Guerra poi dal 1928 al 1943 nominato dal Duce Presidente Nazionale dell'Ass. Naz. Alpini (Comandante del 10° alpini). Vedi in questo sito un ricordo biografico alla pagina : Manaresi Angelo.
(3) Ten. Cappellano padre Orioli don Domenico, vedi in questo sito un ricordo biografico alla pagina : Orioli don Domenico.